Giovani e dintorni

Diranno che il cinema italiano è in crisi − lo si dice da decenni −, che i prodotti attuali sono ripetitivi (il che in parte è vero), che gli attori sono sempre  gli stessi (e non è una bugia), ma il fatto sta che ogni settimana escono film a gettito continuo. Magari incassano poco, ma escono. Di tutti i generi. Proviamo a vedere cosa c’è in sala, o cosa ci sarà.

Claudio Amendola è figlio d’arte, si sa. Al suo secondo film come regista, dopo La mossa del pinguino del 2014, affronta un noir, Il permesso. Quattro storie, quattro personaggi in uscita per soli due giorni dal carcere di Civitavecchia. Riscatto, redenzione, vendetta. Varie sono le possibilità. Angelo (Giacomo Ferrara) è un ragazzo di borgata che ama curare i giardini. Rossana (Valentina Bellè) è una ragazza ricca e viziata con un rapporto burrascoso con la madre. Luigi (Amendola) un uomo maturo con moglie e un figlio che lo adora. Donato (Luca Argentero) un pugile silenzioso in cerca della moglie. Tutti sono alla ricerca in definitiva dell’amore, di una possibile pace. Le quattro storie si intersecano e prendono strade differenti. Violenza, paura, tentazione di fuga e di non rientrare in carcere scandiscono ritmicamente il racconto, che deve molto ai polizieschi americani. Forse è Argentero il personaggio più riuscito, duro e disperato.  La disperazione è infatti un’altra cifra della psicologia dei personaggi in questo film cupo e notturno, che alterna oasi rapide di calma a momenti aggressivi − molto televisivi −, complice la fotografia di Maurizio Calvesi.  Un prodotto di genere, dignitoso, onesto, che, uscendo in 240 copie, tenterà di resistere alla concorrenza, prima dell’arrivo dei blockbuster americani per Pasqua.

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Guido Chiesa è un regista  attento, non filma troppi lavori, ma sa scegliere bene come nel 2010 Io sono con te. Questa volta affronta anche lui il mondo giovanile e va a scuola. Infatti, Classe Z è un film sulla scuola. Ma diverso. Il duro preside Alessandro Preziosi ha deciso di riunire  i peggiori nella sezione H. C’è di tutto: svagati, drogati, erotomani, violenti, ignoranti. Immaturi e soli, con famiglie sfasciate e inesistenti. I professori sono disimpegnati, l’unico entusiasta e convinto, che cerca un rapporto con i ragazzi, è quello di italiano (Andrea Pisani) che ha come modello il prof dell’Attimo fuggente. Ma alla fine deve ammettere la sconfitta, i ragazzi lo umiliano ed egli se ne va. Solo che c’è la maturità in arrivo e i ragazzi tornano a cercarlo per venire aiutati. Riusciranno? Soprattutto a crescere?

Chiesa non produce un film ingenuo e spontaneista, anzi mostra tutta la difficoltà di entrare nel mondo giovanile che si barcamena tra narcisismo, paure e aggressività.  Puoi andargli incontro, ma il risultato positivo non è scontato. Forse sta in questo il merito del film, che dipinge il carattere dei giovani e degli adulti con tocchi sinceri. Leggero, vaporoso, allegro in qualche momento, il lavoro di Chiesa è un viaggio verso un possibile incontro fra generazioni  in una società confusa, talvolta rigida, altre volte troppo indifferente. I giovani, pare concludere Chiesa, in sostanza non cercano  altro che affetto. Difficile però trovare il modo giusto di darglielo. Ma, se si riesce, come tenta il loro prof, i ragazzi scopriranno cose importanti dentro di loro e le daranno al loro stesso insegnante.

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Ancora i giovani, questa volta i ragazzi della Generazione skate. Andrea Molaioli in Slam-Tutto per una ragazza affronta la realtà. Un sedicenne (Ludovico Tersigni) mette incinta la ragazza (Barbara Ramella): choc dei genitori – separati di lui (Luca Marinelli, sciroccato e Jasmine Trinca, energica), e di lei che subito pensano all’aborto, e dei ragazzi. I quali, dopo il primo momento di panico, decidono di tenersi il piccolo. Naturalmente, si improvvisano genitori e le rispettive famiglie non sono molto di aiuto. Gli adulti non ci fanno una bella figura. Riusciranno i due ragazzi a stare insieme o voleranno verso altri rapporti, lasciando e prendendo e poi rincontrandosi? Il mondo degli affetti giovanili è fluido, dice Molaioli in questo ritratto anche poetico e lieve, ma pure sotto sotto amaro, di una società disgregata dove i giovani rischiano talora di essere più maturi degli adulti.

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Cambiamo argomento, e questa volta è arte con l’A maiuscola, è Raffaello, il principe delle arti. Ambizioso prodotto in 3D di Sky, Musei Vaticani e Nexo Digital presenta la prima trasposizione di cinema sul Sanzio, interpretato da  Flavio Parenti insieme con Enrico Lo Verso, Angela Curri e Marco Cocci. Sullo sfondo dei  capolavori dalle Madonne alle Stanze, dagli Arazzi alla “Fornarina”, si sussegue la vicenda dell’artista e dell’uomo, intelligente, mondano geniale, in un affresco avvincente. Anche perché gli interventi di specialisti come Antonio Paolucci e Antonio Natali animano il racconto e ci fanno entrare in un mondo che non esiste più ma che ha creato una civiltà di cui godiamo i frutti. Un film bellissimo, in uscita solo il 3, 4 e 5 aprile,che  è costato 18 mesi di lavoro e trenta giorni di riprese, per la regia di Luca Viotto. Da non perdere.

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