Giovani e città. Una scommessa avviata

Umbria. Singolare collaborazione tra ventenni e sindaci.
Manifesti

«Ci dicevamo: e la prossima volta dove ci troviamo? Finivamo tardi, eravamo stanchi ma soddisfatti». Belle facciotte dintorno, sguardi vispi e una debordante voglia di raccontare anche se l’ora di cena è passata e gli stomaci languono nella quieta serata qui a Massa Martana.

«Dove ci troviamo?», si chiedevano una trentina di giovani di alcuni centri dell’Umbria. E, vedendoli, immagini la pizzeria, il pub, la piazza. Niente di tutto questo. Dovevano solo decidere se la meta sarebbe stata Montefalco o Spoleto, Massa Martana piuttosto che Deruta. Ma la sede era scontata: la sala consiliare del comune.

Segni particolari: nessuno. Non sono giovani politici. Nemmeno amministratori locali. Nessuna tessera di partito in tasca. Semplicemente ventenni con la voglia di diventare cittadini, cittadini svegli. È iniziato così un percorso da nessuno previsto.

Non l’avevano immaginato la ventina di sindaci umbri che nel marzo dello scorso anno a Norcia avevano aderito all’associazione “Città per la fraternità”, né il presidente di quest’ultima, Pasquale Boccia. Non l’avevano ipotizzato né i Giovani per un mondo unito della regione, né Umanità Nuova umbra, emanazione sociale dei Focolari, attiva in vari ambiti. E non era venuto in mente nemmeno al locale Movimento politico per l’unità e alla quindicina di giovani della scuola di partecipazione “L’Erica” di Spoleto, sorta nel 1995, che mette in contatto nuove generazioni e responsabili delle istituzioni cittadine.

 

Il bello è che le esigenze degli uni e degli altri si sono intrecciate senza preavviso e subito sono rotolate nella direzione giusta. «L’entusiasmo s’è acceso – riferisce Elio Giannetti, presidente regionale del Movimento politico per l’unità –, perché le nuove generazioni sono state fatte diventare protagoniste». I sindaci hanno visto in questi giovani «una grande voglia di prendere su i destini della propria città». Mentre i ventenni hanno scoperto in questi primi cittadini «lo sforzo di tradurre il principio di fraternità in scelte e progetti, tanto che fossero di centro-destra, quanto di centro-sinistra», com’è tipico del Movimento politico per l’unità.

Le istituzioni di più alto livello si sono fatte attente: conferenza stampa di presentazione del convegno nella sede della Provincia di Perugia, dov’è intervenuto il presidente Guasticchi, mentre la governatrice della Regione, Marini, ha scelto il convegno per la prima uscita pubblica. Significativo il patrocinio del ministero delle Politiche giovanili.

Massa Martana ha ospitato il convegno il 17 aprile scorso. Incalzante s’è rivelato il dialogo su “I giovani cambiano la città” tra il centinaio di ragazzi presenti e la ventina di sindaci. «Non pensavo di farmi coinvolgere così tanto – confessa Donatella Tesei, sindaco (centro-destra) di Montefalco – e di crederci ancora di più». Il suo stupore: «La partecipazione e la qualità della presenza dei giovani».

«Non immaginavo – racconta Matteo Cardini, 22 anni, studente di economia, tutor della scuola di partecipazione di Spoleto – la grande richiesta di formazione emersa dai giovani che pure venivano da associazioni, oratori e consulte».

Riccardo Bonini, 27 anni, fa il camionista a Massa Martana: «Innovativa è stata l’esperienza di entrare nella sede comunale e non sentirsi estranei». Un gruppo di coetanei del paese aveva lanciato una provocazione: «Vediamo di cosa siete capaci». A convegno finito, hanno chiesto di iscriversi alla consulta giovanile.

«Un bel segnale – commenta il sindaco (centro-sinistra) Maria Pia Bruscolotti –. Hanno sentito le amministrazioni comunali vicine e capaci di ascoltarli. Non secondario è stato l’aver dato prova di un nuovo modo di fare politica alla luce della fraternità, pur appartenendo a schieramenti diversi».

 

In effetti, i giovani hanno osservato i primi cittadini del “quadrilatero della fraternità” e degli altri comuni. «Siamo rimasti colpiti dal contatto con i sindaci – precisa Matteo Palombaro, 27 anni, impiegato perugino, responsabile regionale dei Giovani per un mondo unito –, dal loro dedicarsi a noi e dal fatto di averci dato carta bianca per il convegno».

«Assieme alla rete creata tra giovani dei diversi comuni è pure nata un’amicizia», fa presente Chiara Titani, 28 anni, bancaria, presidente della consulta giovanile di Massa Martana. Con due squadre è andata a Città di Castello per partecipare a “Pallavolando”, organizzata dai Giovani per un mondo unito. «Vogliamo favorire la formazione alla cittadinanza attiva, come emerso nel convegno. Il rapporto con gli amministratori è una garanzia per il futuro. A noi il compito di seminare».

L’immediato obiettivo è dare vita a una scuola di cittadinanza per giovani, con un corso di due anni, facendo tesoro dell’esperienza de L’Erica di Spoleto e dell’apporto di sindaci ed esperti. La scuola avrà carattere itinerante. Resterà perciò attuale, anzi suonerà come un motto, la frase degli inizi: «Dove ci troviamo la prossima volta?».

Paolo Lòriga

 

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Politici, ossia cittadini

 

Crescono le “scuole di partecipazione” per giovani promosse dal Movimento politico per l’unità

 

Per Aristotele era ovvio che la felicità fosse effetto della politica. Altrettanto ovvio appare a chi voglia sfogliare l’album di foto delle “scuole di partecipazione” nate dal Movimento politico per l’unità in alcune città italiane.

A Spoleto, come a Prato, Genova, Cagliari, Cuneo, Trento, Palermo, Catania e Carpi nel giro di un anno queste originali esperienze formative hanno messo radici e dimostrano a fatti l’attitudine politica dei giovani, la serietà con cui sanno stare in un percorso biennale impegnativo. L’intento è approfondire e praticare la politica come amore, come servizio all’unità della famiglia umana.

Le scuole si offrono anzitutto come luogo dove ci si allena a praticare uno stile di relazione e di dialogo capace di tenere unite le diversità, valorizzandole, che è tipico della competenza politica.

Docenti e tutor le animano, ma vengono percepiti dai giovani studenti, con i quali costituiscono comunità di apprendimento, più come testimoni che come “maestri”.

L’esperienza delle scuole italiane procede in parallelo con le reti di quelle latinoamericane (Brasile, Argentina…), modello ed apripista di una metodologia didattica originale ed innovativa.

Scuole “di partecipazione”, così si qualificano, perché sono un pungolo a vivere il presente della propria città in modo responsabile e generoso, alzandovi il livello della qualità democratica che cresce tanto quanto ci si fa parte attiva del “noi”.

E si potrebbero definire altresì “Laboratori” perché la teoria che vi si studia – nel piano didattico viene proposto un ventaglio di una cinquantina di “lezioni” sui nodi principali del sistema politico, nei suoi diversi livelli – chiede di essere verificata nella vita, nell’impegno a conoscere e servire la propria città, con l’orizzonte aperto sul mondo intero.

Ulteriori informazioni su www.scuole.mppu.org.

Ilaria Pedrini

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