Giovani in cammino seguendo i passi dei migranti
A percorrere l’Alta Via dei Monti liguri, il lunghissimo itinerario di crinale che attraversa tutto l’arco montuoso della Liguria e collega la riviera ligure da Ventimiglia a La Spezia, sono in tantissimi. Spina dorsale di una vasta rete di sentieri che abbracciano l’intera regione, collegando i centri costieri con i paesi dell’entroterra e con le cime dei monti, l’alta via è, infatti, percorsa annualmente da migliaia di appassionati. Tra questi, durante il triduo pasquale, vi erano 16 giovani liguri e piemontesi, tra i venti e i trent’anni. Sono partiti da Pigna, in provincia di Imperia, il giovedì santo, e hanno raggiunto Ventimiglia la sera del sabato per la veglia pasquale.
L’idea è nata tre anni fa a Giacomo e Gigi, due amici che hanno cercato di unire la passione per i cammini al bisogno di un ritiro spirituale nel tempo di Pasqua. «Si cammina di giorno, la sera dopo aver montato le tende e cenato si meditano i testi biblici della Passione – racconta Giacomo –. Nella sosta per il pranzo ci ha accompagnato la lettura de “L’uomo che cammina” di Christian Bobin. Un’esperienza molto bella di condivisione e di approfondimento interiore, per cercare di capire cosa dicono a me quelle parole oggi: come posso cambiare, come posso convertire il mio modo di vivere per essere più aderente al modo che è stato di Gesù e di tanti nel suo nome. Non tutti erano abituati alle fatiche e all’essenzialità del camminare. È stata una grande lezione di vita tra noi, compresa la notte di venerdì quando un temporale ha scaricato sulle tende trenta centimetri di grandine. Con calma abbiamo rimosso freddo e paura, disagio e imprevisti, grazie alla forza della convivialità».
Ogni anno, dunque, il triduo pasquale è vissuto in modo particolare. Prima c’è stato il cammino da Gubbio ad Assisi, l’anno successivo quello da Siena ad Orvieto sulla via Francigena, lo scorso anno sono stati percorsi i sentieri riscoperti della Val Borbera. Stavolt, invece, i 16 amici hanno pensato di andare verso la frontiera, di percorrere la stessa strada dei migranti ed essere vicini a loro anche fisicamente, vedere gli accampamenti e permettere, a chi non c’è mai stato, di toccare con mano la situazione.
A Ventimiglia sono stati accolti da don Rito Alvarez, il parroco del quartiere Gianchette, «che è in prima linea per l’accoglienza e la solidarietà con i migranti accampati lungo il torrente Roya. Alcuni di noi – racconta Giacomo – hanno aiutato i volontari francesi nella distribuzione della cena, altri hanno giocato a pallone, o si sono fatti raccontare una realtà che non può lasciare indifferenti. Abbiamo trovato occhi di speranza, mani capaci di fare prima che parlare, volti con impresso il sogno di poter vivere degnamente, di andare avanti nonostante l’assurdità delle discriminazioni. Ventimiglia è a due passi da casa nostra, ma spesso non ne sappiamo nulla, come se non ci riguardasse. Qui si deve constatare il fallimento della civiltà, e anche di una certa educazione alla cittadinanza, ai valori».
I partecipanti al cammino sono stati felici di preparare e vivere la Pasqua in questo modo, cercando di costruire il cammino passo dopo passo, preparando il cibo sui fornelletti, dormendo in tenda e sacco a pelo con un unico desiderio: sperimentare liberamente una modalità più fresca e attrattiva di meditare il Vangelo e farne linfa per la propria vita.