Giornata storica per la piccola isola di Procida
L’isola di Procida il 9 aprile 2022 ha inaugurato l’anno di Capitale italiana della cultura alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente della Regione Vincenzo de Luca, del presidente della Camera Roberto Fico, del ministro della Cultura Dario Franceschini e del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e di molti altri sindaci della Campania.
Un momento atteso da tutti i cittadini che per la prima volta hanno visto riuniti sull’isola le più alte cariche dello stato, insieme ai vescovi Domenico Battaglia e Michele Autuoro, figlio dell’isola.
Un grande “atto d’amore” per una della più piccole isole italiane, per la sua gente, per la sua storia spesso tragica e tumultuosa, per la bellezza dei suoi paesaggi, per la capacità di risorgere che l’isola nei secoli ha dimostrato dopo ogni sciagura.
Saccheggiata per secoli dai saraceni, divenne primo sito reale del Regno Borbonico a metà settecento portando gloria e splendore nel grande palazzo reale. Sconvolta dalla rivoluzione napoletana che vide contrapporsi nel 1799 monarchici e repubblicani, l’isola fu il primo luogo del Regno a subire la repressione borbonica con 16 impiccagioni, tra cui tre sacerdoti e numerose famiglie esiliate.
Nonostante la fiorente produzione di enormi velieri nei cantieri isolani, dovette subire nel 1830 un ulteriore declassamento allorquando il Re Borbone decise di trasformare il palazzo reale in ergastolo con il progetto avviato di ridurre l’isola intera in grande ergastolo del Regno.
Il tentativo venne infranto dalla storia e dai moti rivoluzionari del 1848, ma il palazzo reale restò ergastolo e continuò a incutere fino al 1985, nella sua funesta immagine, insicurezza, violenza e minaccia . La crisi della Marineria a vela a fine 800 gettò l’isola nello sconforto e diede inizio ad emigrazioni di massa.
Un isola, quindi, profondamente segnata e ferita dalla storia ma salvata dalla cultura e dall’arte. Fu, infatti, sede del primo Istituto Nautico italiano fin dall’800 e numerosi letterati e artisti trovarono ispirazione sull’esiguo (3,7 kmq) territorio di Procida, regalando all’umanità intera opere pittoriche e letterarie che hanno posto il nome di Procida nel cuore di molti cittadini del mondo. Basti citare due romanzi: il primo, Graziella, del poeta francese Alphonse di Lamartine, il secondo, L’isola di Arturo, di Elsa Morante.
Il 9 aprile del 2022 ha rappresentato l’agognato e simbolico riscatto da un doloroso passato e non si poteva non gioire e festeggiare la nomina a Capitale, così imprevista e gratuita, che lo Stato italiano ha voluto donare a Procida, nell’esplicito desiderio di una rinascita a cui aspirano molti piccoli centri e molte isole che hanno subito nei secoli emarginazione e sconfitte.
Forte e incisiva la presentazione del sindaco Raimondo Ambrosino il quale, con onestà e coraggio, ha sottolineato il grande valore storico della giornata per la così numerosa presenza di autorità civili e religiose.
Di fronte a quanti erano convenuti nella Chiesa di Santa Margherita nell’antico convento benedettino trasformato in centro culturale, egli ha lanciato la sua sfida: rendere Procida un’isola accogliente, liberata dalla morsa del traffico, avviata verso uno sviluppo sostenibile nella difesa ambientale, e fuori dalla mondanità eccentrica e fuorviante, evidenziando il valore dell’accoglienza e integrazione che l’isola ha offerto a numerosi migranti africani fuggiti dalle guerre e dalla fame. Il suo finale richiamo alla pace e alla fine della guerra in Ucraina e nelle altre nazioni del mondo ha toccato il cuore dei presenti.
Alle sue parole ha fatto eco, in chiusura della manifestazione, la voce accorata, intensa e piena di speranza del presidente Mattarella che dopo aver sottolineato il valore storico dell’isola di Procida e del suo piccolo e indomito popolo che ha lottato per secoli per la sopravvivenza, ha posto l’accento sull’importante ruolo della cultura per ogni vero e autentico avanzamento di civiltà.
Infine, nella costatazione dolorosa di una guerra atroce alle porte dell’Europa che sta insanguinando l’Ucraina, il suo invito pressante rivolto all’intera nazione a porre la cultura a base di ogni progetto politico, insostituibile strada per favorire il dialogo il rispetto reciproco e la pace tra i popoli, ed anche unico ed efficace antidoto alla violenza distruttiva di ogni guerra.
Le luci, le manifestazioni di strada si sono smorzate lentamente nel cuore della sera, nel mentre si concludeva l’abbraccio dell’Italia ai cittadini procidani e italiani che affollavano le piccole vie dell’isola.
Resta, fra le tante immagini di una giornata indimenticabile, quella dei ragazzi e dei bambini delle scuole procidane che, di fronte al presidente della Repubblica, lanciavano nel mare del mitico borgo di Marina Corricella, tanta piccole barchette colorate da loro stessi costruite; segno visibile dei sogni e delle speranza delle nuove generazioni, in un isola che, ora più che mai, non vuole rimanere chiusa in se stessa, ma pronta ad aprire nuove vie di comunicazione e di solidale umanità.
—————————————————