Giornata per le vittime di errori giudiziari, ragioni e polemiche

La proposta di istituire una Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari suscita pareri discordanti. Per alcuni è sensata e non va contro la magistratura. Contrario, invece, per esempio, Santalucia (Anm): «È come se volessimo istituire una giornata in memoria delle vittime degli errori diagnostici e terapeutici, che sono un dramma come l'errore giudiziario. Ma non ne capisco il senso». Pubblichiamo l'opinione di un magistrato
Nel salone dei Busti di Castel Capuano a Napoli, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, l' intervento del ministro Carlo Nordio contestato dai magistrati che, mostrando la Costituzione, hanno abbandonato la sala, 25 GENNAIO 2025 ANSA / CIRO FUSCO

La  tensione  solo  in  parte  fisiologica  tra  il  Governo, l’attuale  Governo  e  la  Magistratura  ha  raggiunto  in  questi  ultimi  giorni  uno  dei  punti  più  alti  e  più  critici, dopo  la  prima  approvazione  da  parte  della  Camera  dei  Deputati  del  disegno  di  legge  costituzionale  sulla  separazione  delle  carriere  tra  magistrati  giudicanti  e  magistrati  requirenti  e  la  reazione  immediata  dell’Associazione  nazionale  magistrati, che  ha  proclamato  lo  sciopero  della  categoria  per  il  giorno  27  febbraio  2025 (cfr., sull’argomento, l’articolo  di  Giovanni  Bianconi   Carriere  separate, l’unità  dei  magistrati  sullo  sciopero – I  dubbi  tra  i  moderati, Corriere  della  Sera “  del  20  gennaio  2025 ).

Rispetto  al  provvedimento  appena  richiamato, che  mira  a  modificare  la  Costituzione  vigente  su  aspetti  delicati  e  controversi, la  proposta  di  legge  oggetto  della  presente  disamina  è  sicuramente  assai  meno  importante  e  delicata;  eppure  anche  su  tale  proposta  si  sono  registrati  contrasti  politici  e  polemiche  non  trascurabili, che  hanno  coinvolto  anche  la  magistratura  associata.  Infatti, la  proposta  di  legge  relativa  alla  Istituzione  della  Giornata  nazionale  in  memoria  delle  vittime  di  errori  giudiziari (A.C. 1657,  d’iniziativa  dei  deputati  Bisa, Molinari, Matone  ed  altri)  ha  visto  interrotto  il  suo  iter  legislativo  in  seguito  al  voto  contrario, in  Commissione  Giustizia  alla  Camera, del  Movimento  Cinque  Stelle  e  all’astensione  del  Partito  democratico  e  dell’Alleanza  Verdi-Sinistra:  di  conseguenza, l’esame  della  proposta  in  questione  è  stato  rinviato  a  data  da  stabilirsi.  A  ciò  si  sono  aggiunte  le  polemiche  suscitate  dalla  presa  di  distanza  dell’Associazione  nazionale  magistrati, in  persona  del  suo  presidente  Giuseppe  Santalucia, da  tale  proposta  di  legge,  con  la  motivazione  che  essa  alimenterebbe  la  sfiducia  nel  sistema  giudiziario (cfr. l’articolo  di  Irene  Famà  Condannati  innocenti, “La  Stampa” del  13  dicembre  2024).

Per  capire  meglio  le  intenzioni  e  gli  obiettivi  di  questa  proposta  legislativa  è  necessario  esaminarne  il  contenuto, insieme  a  quello  della  relazione di  accompagnamento. Nella  Relazione  si  ricorda  che  sono  passati  40 anni  da  quel  17  giugno 1983,  quando  veniva  arrestato  dai  Carabinieri  di  Roma  Enzo  Tortora,  in  seguito  assolto  definitivamente, in  appello, dai  gravi  reati  di  cui  era  accusato:  egli  può  considerarsi  a  buona  ragione  “il  simbolo  di  tutte  le  vittime  degli  errori  giudiziari”.  La  Relazione  sostiene  che  «da  allora  è  cambiato  ben  poco»,  poiché  ancor  oggi  troppi  innocenti  finiscono  in  carcere (in  media  1.000  ogni  anno)  e  lo  Stato  italiano  ha  già  speso  in  risarcimenti  più  di  740  milioni  di  euro.

Pertanto, i  firmatari  della  proposta  di  legge  hanno  deciso  di  far  propria  la  proposta  avanzata dal  Partito  Radicale, dalla  Fondazione  internazionale  per  la  giustizia  Enzo  Tortora  e  da  altri  organismi, volta  a  dedicare  una  Giornata  nazionale  alle  vittime  di  errori  giudiziari  e  di  ingiusta  detenzione  in  Italia.  Questo  sarebbe  «un  modo  seppur  simbolico  di  dare  dignità  e  riconoscimento  ai  protagonisti  di  storie  strazianti,  a  innocenti  accusati  dei  reati  più  diversi  e  tremendi  sulla  base  di  prove  inesistenti  o  senza  fondamento».

L’articolato  della  proposta  di  legge  è  molto  snello,  consta  di  un  unico  articolo  composto  da  4  commi:  si  esordisce  con  il  riconoscere  il  giorno  17  giugno  quale  “Giornata  nazionale  in  memoria  delle  vittime  di  errori  giudiziari” (art. 1  comma  1).  Si  prosegue  stabilendo  che  in  occasione  della  predetta  Giornata  nazionale  le  scuole  di  ogni  ordine  e  grado  promuovano  iniziative  volte  alla  sensibilizzazione  «sul  valore  della  libertà, della  dignità  personale, della  presunzione  di  non  colpevolezza, quale  regola  di  giudizio  oltreché  quale  regola  di  trattamento, di  coloro  che  sono  ristretti  in  custodia  cautelare  prima  e  durante  lo  svolgimento  del  processo»  e  «sul  giusto  processo  quale  unico  strumento  volto  a  garantire, entro  tempi  ragionevoli, l’accertamento  della  responsabilità  penale  in  contraddittorio  tra  le  parti  e  davanti  a  un  giudice  terzo  ed  equidistante  tra  accusa  e  difesa» (comma  3  lett. a) e  b)).  Infine, l’ultimo  comma  dell’art. 1  prevede  che  «al  fine  di  conservare, rinnovare  e  costruire  una  memoria  storica  condivisa  in  difesa  delle  istituzioni  democratiche,  impegnate  a  garantire  la  riduzione  al  minimo  degli  errori  giudiziari»  possano  altresì  organizzarsi  «manifestazioni  pubbliche, cerimonie, incontri (…)  nonché  iniziative  finalizzate  alla  costruzione, nell’opinione  pubblica  e  nelle  giovani  generazioni, di  una  memoria  delle  vittime  degli  errori  giudiziari» (comma  4).

Questo è il  testo  molto  conciso  della  proposta  di  legge  in  questione,  insieme  al  testo  ugualmente conciso  della  relazione  di  accompagnamento.  Veniamo  alla  domanda  di  fondo  da  cui  discende  anche  questo  commento:  come  si  spiega  il  contrasto  politico  insorto  su  tale  proposta, in  apparenza  neutra e  suscettibile  di  generale  condivisione,  e  la  forte  polemica  nei  confronti  della  magistratura  associata,  ritenuta “rea”  di  aver  assunto  una  posizione  contraria?

Si  spiega, a  mio  modesto  parere, con  il  fatto  che  dietro  a  concetti  e  istituti  giuridici  pur  codificati  come  la  presunzione  di  non  colpevolezza (art. 27  comma  2  Cost.)  e  il  giusto  processo (art.111  Cost., come  modificato  dalla  legge  costituzionale  23  novembre  1999, n. 2) si  nascondono  discussioni  di  lunga  durata, non  ancora  spente,  tra  giuristi, magistrati  e  avvocati, specialmente  sulle  ricadute  pratiche  di  tali  princìpi;  ma  soprattutto  con  il  fatto  che  sui  reali  contorni  e  confini  dei  c.d. errori  giudiziari  permangono  dubbi  ed  equivoci, politicamente  orientati.

Un  magistrato  requirente, conosciuto  anche  per  aver  ricoperto  cariche  in  seno  all’A.n.m. (Associazione  nazionale  magistrati), ha  espresso  sul  punto  una  posizione  condivisibile, quando  ha  scritto  che  «Ogni  operatore  del  diritto  e, soprattutto, ogni  magistrato  deve  sentire  come  imperativo  categorico  quello  di  evitare  l’errore. E  deve  farlo  attraverso  il  metodico  e  maniacale  approfondimento  degli  elementi  di  prova, attraverso  la  predisposizione  all’ascolto  delle  ragioni  della  difesa  e, soprattutto, attraverso  la  pratica  del  dubbio. E  in  questo  senso  una  giornata  dedicata  alla  memoria  delle  vittime  di  errori  giudiziari  potrebbe  certamente  aiutare  a  mantenere  alta  quella  tensione».  Nello  stesso  tempo, però, occorre  intendersi  sul  significato  delle  parole, in  quanto  «errore  non  significa  necessariamente “sbaglio” e, soprattutto, non  significa  necessariamente “colpa” di  chi  ha  agito» (Giuseppe  Cascini, Io  pm  dico  sì  alla  giornata  per  gli  errori  giudiziari. Ma  basta  coi  pasdaran, www.ildubbio.it, 6  gennaio  2025). La  posizione  di  Cascini  è  condivisibile  perché  l’errore  giudiziario  è  di  per  sé  ineliminabile, essendo  il  giudicare  un’attività  umana, e  quindi  l’unica  battaglia  possibile  e  realistica  è  quella  diretta  a  ridurre  al  minimo  tale  errore:  e  tale  battaglia  va  condotta  non  solo  dal  legislatore  e  dalle  istituzioni  politiche, ma  anche  dalla  magistratura, anzitutto  nella  coscienza  di  ogni  singolo  magistrato.

Ciò  detto, viene  da  sé  che  è  improprio  e  strumentale  ritenere  che  ogni  errore  giudiziario,  nella  fattispecie  ogni  condanna  di  un  innocente, e  ogni  ingiusta  detenzione, ossia  ogni  custodia  cautelare  subita  da  chi  sia  stato  poi  prosciolto  con  sentenza  irrevocabile, sia  ascrivibile  a  colpa (in  senso  lato)  del  magistrato  che  ha  agito:  può  trattarsi  di  una  diversa  valutazione  di  un  fatto  o  di  una  prova o  di  una  diversa  interpretazione  delle  norme,  senza  che  sia  rinvenibile  una  condotta  colposa, ossia  negligente o imprudente o imperita, nel  magistrato  che  ha  richiesto o  disposto  la  custodia  cautelare  o  che  ha  pronunciato  la  condanna.  In  tal  senso  una  proposta  di  legge  sensata  e  meritoria, come  quella  di  cui  si  tratta,  rischia  di  trasformarsi  surrettiziamente  in  una  proposta  volta  a  “colpevolizzare”  la  magistratura  per  qualsiasi  errore  giudiziario  e  per  qualsiasi  ingiusta  detenzione,  senza  distinzioni  di  sorta.

Ma  questo  rischio  va  comunque  corso, a  parere  di  chi  scrive,  perché  «nonostante  il  carattere  volutamente  provocatorio  della  proposta, e  nonostante  i  toni  polemici  e  mistificatori  che  l’hanno  accompagnata,  l’iniziativa  per la  istituzione  di  una  giornata  in  memoria  delle  vittime  di  errori  giudiziari  dovrebbe  essere  accolta  con  favore  dalla  magistratura» (Giuseppe  Cascini,  articolo  cit.).  Ciò  in  quanto  la  magistratura  nel  suo  insieme  è  partecipe  dello  sforzo  diretto  a  ridurre  al  minimo  gli  errori  giudiziari, è coinvolta  anche  umanamente  dalle  vicende  di  chi  sia  stato  ristretto  in  carcere  e  alla  fine  assolto  dalle  imputazioni  ascrittegli,  pur  se  ciò  sia  avvenuto  senza  alcun  profilo  tangibile  di  colpa  a  proprio  carico.

Nei  casi  in  cui, invece, qualche  profilo  di  colpa ‒ e  non  lieve ‒ sia  ravvisabile  a  carico  di  un  singolo p.m. o di  un  singolo giudice,  la  magistratura  dovrebbe  mostrarne  consapevolezza  e  fare  pure  auto-critica,  qualora  la  responsabilità  del  magistrato  non  sia  stata  accertata  nelle  opportune  sedi  istituzionali.  Forse  il  caso  di  Enzo  Tortora, simbolo  eccellente  di  tutte  le  vittime  di  errori  giudiziari,  può  rientrare  in  quest’ultima  categoria.

In  ogni  caso, anche  se  gli  slogan  del  tipo  “i  magistrati  non  pagano  mai  per  i  loro  errori”  sono  inesatti  e  demagogici,  è  giusto  che  si  celebri  una  giornata  dedicata  alle  vittime  degli  errori  giudiziari  e  che  se  ne  discuta  seriamente  nelle  scuole  e  in  dibattiti  pubblici,  anche con  il  contributo  tecnico  dei  magistrati,  che  sappiano  spiegare  chiaramente  natura  e  cause  dei  singoli  errori  giudiziari.  Forse  in  questo  modo,  più  che  bocciando  aprioristicamente  la  proposta  di  legge  in  questione,  si  può  contribuire  a  diminuire  la  sfiducia  dei  cittadini  nel  funzionamento  della  giustizia.

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