Giornata Mondiale dei Bambini, i più piccoli in dialogo con Papa Francesco

Nella Giornata Mondiale dei Bambini, oltre cinquantamila persone a Roma. I più piccoli, provenienti da tutto il mondo, hanno posto a papa Francesco le loro domande: «Se potessi fare un miracolo, quale sarebbe?». «Che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere» ha risposto il papa.
Il Papa allo Stadio Olimpico per la Giornata dei Bambini. ANSA/FABIO FRUSTACI

«Caro Papa, se tu potessi fare un miracolo, quale sceglieresti?», domanda un bambino nigeriano durante la Prima Giornata Mondiale dei Bambini. «Se io potessi fare un miracolo, quale miracolo farei. È facile: che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere, per mangiare, per giocare, per andare a scuola. Questo è il miracolo che a me piacerebbe fare», risponde papa Francesco.

È stata un’esperienza unica ed emozionante la Giornata Mondiale dei Bambini! Musica, parole, risate hanno riempito lo Stadio Olimpico a Roma il 25 maggio e, il giorno dopo, Piazza S. Pietro. Ad animare la due giorni, sono stati invitati anche cantanti e attori: da Orietta Berti a Renato Zero, da Al Bano a Lino Banfi, infine anche Roberto Benigni.

Ma lo spettacolo più bello è stato quello dei bambini e dei loro accompagnatori – circa cinquantamila – provenienti da ogni parte del mondo. Tra loro, anche un gruppo di 60 palestinesi giunti da Gerusalemme, Betlemme e Gaza.

Protagonisti indiscussi, le bambine e i bambini con il loro desiderio di vita, di pace, di amore. «Gerusalemme la città nuova, la città della Resurrezione. Anche noi vogliamo risorgere…», ha cantato Celin Ahmad Abu Tayer, bambina non vedente dalla nascita, che allo Stadio Olimpico ha realizzato il suo sogno di esibirsi davanti al papa.

Poi Victor, di tredici anni, arrivato da Betlemme per raccontare a papa Francesco la sua storia: «il mio papà e la mia mamma non lavorano da otto mesi perché non ci sono pellegrini – ha detto -. Ho saputo che nel mondo ci sono tante guerre come da noi, ma voglio farti una domanda. Che colpa abbiamo noi bambini se siamo nati a Betlemme o a Gerusalemme o a Gaza? Noi vogliamo solo giocare, studiare, vivere liberi come tanti altri bambini del mondo».

Insieme a loro, Lia Marise del Burundi, Riccardo, un bambino rom di Scampia, Luis Gabriel dal Nicaragua, Lucy dall’Australia… Pongono domande importanti, vogliono conoscere il perché dell’ingiustizia, della povertà, della guerra, ma chiedono anche una «road map» che li aiuti ad affrontare la vita, a cambiare, anche solo un pochino, il corso della storia.

Papa Francesco, con le parole della Scrittura, li incoraggia: «Ecco io faccio nuove tutte le cose. Questo è il motto. È bellissimo. Pensate: Dio vuole questo, tutto ciò che non è nuovo passa. Dio è novità. Sempre il Signore ci dà la novità. […] Care bambine e bambini, Gesù nel Vangelo ha detto che vi vuole bene». E li esorta: «Come si può fare per amare tutti. Amare tutti. Non è facile. Noi dobbiamo incominciare da poco: amare i più vicini; coloro che sono più vicini a noi. E così andare avanti. Ma sei io non amo il mio compagno la mia compagna di scuola, se io non amo il ragazzo o la ragazza vicina, non può andare avanti. Dobbiamo incominciare ad amare dal poco».

Poi l’impegno: pregare tutti i giorni, soprattutto per la pace, bussare al cuore di Dio. «Dovete bussare alla porte dei grandi» e «fare queste domande e farle anche a Dio». «Voi bambini potete fare una vera rivoluzione con queste domande e con queste inquietudini», dice. La preghiera rende docile il cuore, fa sentire amati dal Padre che ci ha creati, da Gesù che ci ha salvati e dallo Spirito Santo che ci accompagna nella vita. È questa la consegna che lascia papa Francesco ai bambini di tutto il mondo, nel giorno della festa della SS. Trinità: «pregate per i genitori, pregate per i nonni, pregate per i bambini ammalati. […] Pregate sempre e soprattutto pregate per la pace, perché non ci siano le guerre».

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