Giornata delle persone con disabilità: la sfida dell’inclusione
Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1981. A oggi l’Italia risulta fra i Paesi che hanno fatto maggiori passi avanti dal punto di vista legislativo e culturale. Tuttavia, negli ultimi anni la crisi economica, la pandemia, l’avvicendarsi di governi diversi che ha portato alla difficoltà ad avviare politiche di lungo periodo, hanno rallentato il cammino verso la piena inclusione, la lotta alle discriminazioni e la fruibilità dei diritti dei cittadini con disabilità.
Questa 41° Giornata ricorda a tutti, cittadini e istituzioni, che l’obiettivo da raggiungere è una vera inclusione, da realizzare attraverso le pari opportunità e la promozione dei diritti. Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Pipicelli, che per 20 anni ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Unitalsi di Soverato.
Dott. Pipicelli, come è avvenuto il suo incontro con l’Unitalsi?
Sono stato catapultato in questo mondo da mia madre, che era volontaria dell’Unitalsi. Quando mi ha fatto andare a Lourdes in un viaggio organizzato dall’Unitalsi con i treni bianchi, la mia vita è cambiata. Avere a che fare con persone della mia età con disabilità gravi mi ha spinto ad impegnarmi nell’associazione. Qui a Soverato, oltre ai viaggi, per circa 20 anni abbiamo organizzato dei campi estivi che duravano circa 10 giorni insieme a una ventina di ragazzi con disabilità. Si viveva insieme, si andava al mare, fino a quando è iniziata la pandemia. Ora, un po’ alla volta, abbiamo ripreso le attività.
L’Unitalsi si occupa anche della formazione dei volontari?
Certo. All’inizio non era così, chi voleva veniva. Con il tempo si è capito che non è così semplice accostarsi a persone con disabilità, ci vuole una preparazione, anche per capire con che spirito e con che sensibilità bisogna fare le cose.
La Giornata Internazionale del 3 dicembre ricorda a tutti l’importanza di una vera inclusione. In che modo, a suo parere, si può riuscire a raggiungere questo obiettivo?
Il 3 dicembre si parlerà del tema, si faranno tavole rotonde, eventi, che vanno bene ma poi magari finiscono lì. Tutto dovrebbe iniziare da piccoli, dalle scuole elementari, bisogna insegnare ai nostri figli a non fare nessuna differenza. Io ho avuto la fortuna di iniziare questo percorso prima del matrimonio e ho potuto trasmettere questa sensibilità alle mie figlie.
Quali sono, secondo lei, le difficoltà che si devono ancora superare a livello di istituzioni?
Ci sono tante barriere architettoniche che impediscono alle persone con disabilità di essere autonome. A livello di istituzioni ci sarebbe bisogno di abbattere queste barriere e di aiutare le persone anche economicamente.
Negli anni, cosa è stato fatto e cosa ancora si deve fare?
È cambiato tantissimo da 30 anni a questa parte, nei pregiudizi delle famiglie e delle persone. Noi come Unitalsi spesso siamo andati a conoscere ragazzi a casa, ma è rimasto ancora da fare molto: bisogna impegnarsi a fare cadere le barriere architettoniche, è un percorso verso l’autonomia, è importante che le persone si sentano autonome, che possano uscire di casa anche da sole.
Un suo auspicio per questa giornata…
Ce ne sarebbero tanti: sarebbe bello che dopo tanti eventi, tutti noi potessimo guardare e vedere le persone con disabilità con altri occhi: sono persone speciali, che hanno una sensibilità così grande… Dico sempre ai nostri associati: «Quando non esisteranno più le associazioni di volontariato, allora vorrà dire che avremo realizzato una vera inclusione».
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