Giorgio Vasari, l’uomo dei cento giorni
Quelli impiegati per affrescare la Sala farnesiana a Roma. Il primo storico dell’arte moderna.
Dobbiamo essere grati a Giorgio Vasari (nato ad Arezzo il 30 luglio 1511 e morto a Firenze nel 1574) non tanto come pittore, lavoro nel quale fu attivissimo, sul versante sacro e profano, ma di gusto eclettico, meglio come architetto. Se gli Uffizi a Firenze sono quel che sono, cioè un magnifico contenitore di bellezza, lo dobbiamo al suo progetto (1561): da Michelangelo trasferisce l’imponenza in una struttura “sinfonica” di vuoti e pieni, monumentale ma ariosa. La stessa miscela di eleganza e forza la troviamo a Roma, nella cappella Del Monte in San Pietro in Montorio, nel sinuoso ninfeo di Villa Giulia, come ancora a Firenze, dove rinnova – su incarico del “suo” principe Cosimo I – l’interno di Palazzo Vecchio, creando lo spettacolare Salone dei Cinquecento, rivestito dei suoi affreschi.
Ma è soprattutto nelle due edizioni delle Vite dei pittori scultori e architetti (1550 e 1568), che «messer Giorgio, amico caro», come lo chiamava l’ispido Michelangelo, mostra la sua acuta visione storica, tracciando le vite dei maestri italiani dal Trecento ai suoi giorni.
Frutto di viaggi, di visioni di prima mano, di colloqui con alcuni dei massimi artisti viventi, come Tiziano, le Vite sono da sempre la pietra su cui poggia l’intera storia dell’arte. Capacità di osservazione, intuizione e riflessione, stile brillante non privo di gusto per l’aneddotico, Vasari vive specialmente in quest’opera. Certo, è toscano, il che giustifica in parte la sua convinzione sulla superiorità dell’arte toscana in confronto agli altri “rinascimenti” minori – secondo lui –, e l’assoluto primato concesso a Michelangelo, vertice dell’arte raggiunto e irraggiungibile. Il “nazionalismo” di Giorgio è figlio del suo tempo, ed era un tempo di geni. Ma resta la grandezza dalla visione della storia come un progressivo avanzare verso la perfezione, nella quale l’Italia – per quanto ancora divisa in “nazioni” – aveva la supremazia sul mondo contemporaneo come centro della bellezza. La storia dei secoli successivi lo sta a dimostrare.
Fra le mostre nel corso dell’anno: Firenze, Vasari, gli Uffizi e il duca (cat. Giunti), fino al 30/10; Arezzo, Palazzo Vescovile, fino al 30/12.