Giorgio La Pira, la santità in politica

Si è chiusa la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Giorgio La Pira (Pozzallo 9 gennaio 1904 - Firenze, 5 novembre 1977)

Dopo 32 anni di ricerche, esame da parte di storici e teologi di una miriade di documenti e lettere, l’ascolto di numerosi testimoni in tutto il mondo (re, capi di Stato, familiari, carcerati, amici, collaboratori, persone umili), papa Francesco riconosce che Giorgio La Pira ha vissuto una vita evangelicamente mirabile e ne autorizza il culto pubblico ed ecclesiastico, ponendo il “sindaco santo” di Firenze come modello da seguire.

Papa Paolo VI sosteneva che la politica è la forma più alta della carità. Aveva davanti personalità di cristiani laici: anzitutto La Pira, e poi Dossetti, Lazzati, Giordani, De Gasperi, Moro e forse altri. Oggi per tutti loro è in corso un processo di beatificazione. Hanno agito in politica non separando la propria fede dalla vita, ma donando con ogni loro forza il proprio contributo di esperienza e di visione, per il bene comune.

La vocazione politica di La Pira sarà risvegliata anzitutto con l’opposizione al nazismo e al fascismo, attraverso la coraggiosa rivista Principi, in cui egli propone una riflessione sul valore della pace, i diritti della persona, la libertà e la giustizia.

Personalità straordinariamente ricca di molti doni, sceglierà di essere povero coi poveri e continuerà con sapienza e candore evangelico il suo impegno quale membro della Costituente, sottosegretario al Lavoro e poi sindaco di Firenze e operatore di pace nel mondo intero.

Già con Principi, La Pira coglie l’elemento fondamentale al quale l’umanità aspira, la pace e l’unità. Opererà per questo, con tutte le energie che aveva, con capacità di intuizione, di ragione, di relazione, ma anzitutto con la preghiera. Le parole del Vangelo gli furono sempre di orientamento e le visse sine glossa, al modo di Francesco d’Assisi. E il Vangelo come libro dei poveri e testo di socialità umana, sarà anche il suo riferimento costante nell’impegno in politica.

La bomba di Hiroshima gli conferma come la guerra sia un percorso auto-distruttivo. Ma è convinto che l’umanità trovi le ragioni storiche della pace attraverso un percorso lungo, faticoso, ma definitivo che si esprime con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, al cui centro c’è il valore della “dignità di ogni essere umano”. La Pira intercetta questo percorso e lo promuove incessantemente, come punto di svolta storica nel pensiero dell’umanità. Afferma che “la Linea è stata tracciata”: la pace passa da quella Linea della convivenza che chiede la solidarietà di tutti i popoli, che chiede la fraternità universale.

Si domanda: «Qual è il compito del sindaco?». E risponde: «Il compito è trovare ogni mezzo per far sì che i cittadini si aiutino e si amino reciprocamente per il bene comune». La sua attenzione per la promozione del lavoro, la garanzia dei servizi sanitari, la promozione di un’edilizia popolare dignitosa, il sostegno alla scuola, allo sviluppo delle arti, della cultura e al rispetto della dimensione spirituale, sono tutte azioni che appartengono alla sfera della sua politica, volta a “trovare ogni mezzo” per favorire la buona relazione tra i cittadini, l’impegno di ciascuno, la giustizia e la pace tra i popoli.

La Pira sa bene che la realtà è molto lontana dagli ideali di umanità e di civiltà ai quali aspira. Sa denunciare il divario tra Paesi economicamente ricchi e Paesi impoveriti, tra soggetti benestanti e popolazione in miseria, all’interno delle stesse città del mondo; sa che non si possono esercitare i diritti, se non si ha accesso ai beni comuni.

Per questo opera in politica. Vi opera per puro amore; vuole intervenire sulla patologia del sistema economico, cercando percorsi e regole nuove che favoriscano la giustizia, insieme alla libertà di ogni membro del corpo sociale, indicando il lavoro come chiave fondamentale e la piena occupazione obiettivo primario da raggiungere. La Pira, come scrisse papa Paolo VI, che gli fu amico, “aveva chiari i fini”:  per questo ha svolto azioni coraggiose e lungimiranti, a livello locale come sul piano internazionale.

Indicare come modello di cristiano e di uomo che ha operato in politica è oggi molto significativo. In questo, raccogliamo peraltro l’appello per un impegno rinnovato dell’agire politico, che sappia operare scelte lungimiranti che ne recuperino il primato su di una economia impazzita.

La Pira s’impegnò in politica per amore, perché desiderava che l’Amore vivesse tra tutti. Non c’era discontinuità tra questo impegno e il resto della sua vita. Ascoltiamolo:

«La politica esige una generale e profonda revisione e trasformazione dei concetti, dei fini e dei metodi della teoria politica e dell’azione politica. Esige in particolare l’abbandono della metodologia teorica e pratica del machiavellismo (ordinato alla divisione e alla guerra) e l’assunzione della sola metodologia teorica e pratica capace di edificare una società nuova, proporzionata a questa epoca».

E ancora: «Sono tenuto a intervenire. […] Ebbi fame e non mi sfamasti, fui carcerato e non mi visitasti! Intervenire per trascrivere negli ordinamenti sociali il precetto dell’amore fraterno […] – Non chi dice  “Signore , Signore entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontà dl Padre mio”. […] Ecco il senso della Politica, la quale non può essere estranea al Cristianesimo.

[..] E l’Italia? […] L’immagine è quella del ponte: l’Italia deve costruire un “ponte” che i popoli attraversino per giungere alla civiltà della pace […] La politica italiana va vista nella prospettiva di questa costruzione del ponte di pace sul mondo. Basti pensare all’esplosione demografica dei prossimi 30 anni (saremo 7 miliardi nel 2000) e a quella – davvero impensabile – dei prossimi 100 anni. Una “programmazione” nazionale, continentale, mondiale: a questa esigenza del piano non ci si sottrae […] per aprire le porte di accesso politico a tutte le classi lavoratrici e  tutti i popoli nuovi della Terra; per “programmare” e realizzare per tutti i popoli una elevazione sociale ed economica che sia degna della dignità davvero infinita della persona umana.

[…] Se l’azione politica è cultura […] la politica degna di questo nome è quella che tende a cercare nelle altre politiche ciò che può unire non ciò che può dividere».

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