Giordani, l’arte di saper vedere il fratello

Dall'incontro tra storia, spiritualità e arte nasce l'evento alla Libreria L'Arcobaleno di lunedì 19 dicembre con il regista Maffino Redi Maghenzani e la studiosa Colomba Kim. Sfumature diverse e affascinanti dal libro "Il fratello" di Città Nuova
«Non avevo mai proposto per la rassegna Incontri tra le pagine qualcosa su Igino Giordani» ci spiega Gualtiero Palmieri, uno dei soci della libreria L’Arcobaleno, luogo prescelto per la presentazione con lettura del regista Maffino Redi Maghenzani dei brani tratti da Il Fratello del giornalista e politico italiano, attesa per lunedì 19 dicembre alle ore 20.30 in località Burchio di Loppiano. Con tanto di brindisi finale:  «Concludere l’anno con Il fratello poi significa invitare a vivere il momento con chiunque io incontri e prima di tutto essere io stesso “fratello”». Tra i protagonisti di questa serata Gualtiero Palmieri, il regista Redi e Colomba Kim, studiosa di teologia morale presso l’Istituto Internazionale Mystici Corporis di Loppiano (Fi) ed autrice sempre per Città Nuova del libro Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani

 

Redi, come risulta da punto di vista artistico questo linguaggio di Giordani ne “Il fratello”?

«Giordani è personalità poliedrica, è giornalista, è agiografo etc… Ma tali connotazioni riguardano ‘il cosa’ mentre il fatto che Giordani sia scrittore riguarda principalmente ‘il come’; è questa la discriminante; il fraseggio giordaniano trasuda il bello e ne fa strumento per esporre il vero ed indirizzare al buono; Giordani sviluppa i suoi temi con musicalità, con colpi di scena, con neologismi, tutti strumenti del bello. e qui sta la differenza tra un puro scritto di spiritualità o d’altro argomento e Il fratello: l’ispirazione poetica che vi soggiace. Un indubbio di più».

 

Colomba tu hai studiato molto la personalità di Giordani. Chi era Giordani? 

«Veramente sono stata attirata da questa figura da giovane, quando ero ancora in Corea.

Due amiche mi invitarono a pregare insieme a loro perché era giunta la notizia della sua scomparsa. Lo conoscevo solo di nome ma sono rimasta fortemente colpita dal loro raccoglimento e mi domandavo "chi sarà quest’ uomo?".

E poi l’ho conosciuto direttamente  attraverso  i suoi scritti editi e inediti, prima per lo studio e poi il lavoro per la sua causa di beatificazione. Per me Giordani è un "gigante",  un "gigante" che si è lasciato trasformare dal carisma dell’unità, diventando così "il bambino evangelico"».

 

Hai conosciuto attraverso i tuoi studi Igino Giordani. Quanto di ciò che scrive ne Il fratello  lo ritrovi poi in lui, nei suoi scritti?

«Ho impiegato un po’ di tempo a meditare Il fratello, perché sono pagine dense di alta spiritualità e teologia, ma rispecchiano pienamente la sua vita.

Giordani aveva chiara l’idea che uno scrittore cristiano prima si deve santificare e poi quanto scrive deve essere il riflesso della sua santità come ne La società cristiana. Il fratello è proprio una testimonianza viva, tangibile di questo suo profondo pensiero». 
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