Giordani e l’interdipendenza
Abbiamo appena alle spalle l’11 settembre, una data che, da quattro anni, ci obbliga – caso mai, con l’estate, ce ne fossimo allontanati in libera uscita – a ripiombare nel nostro tempo. E a ricordare, sì, la violenza del terrorismo, ma anche tutto ciò che nel mondo si sta facendo per superare le condizioni di violenza terroristica e di guerra. Proprio il 12 settembre infatti, il giorno dopo, è stato scelto, fin dal 2002, per approfondire l’idea di interdipendenza: idea importante, perché permette di collocare la battaglia contro il terrorismo nel contesto dell’insieme dei problemi umani: ciò che attraverso l’interdipendenza si vuole affermare, è che il mondo ha bisogno di una strategia globale di fraternità, che affronti non solo il fenomeno terrorista, ma l’insieme dei problemi e dei drammi che mantengono l’umanità dentro numerosi conflitti o paci precarie. Questa almeno, strettamente legata all’idea di fraternità, è l’interpretazione che il Movimento politico per l’unità di Chiara Lubich dà dell’interdipendenza, e che troviamo già, chiaramente formulata, in Igino Giordani, come dimostrano alcuni suoi scritti segnalati da Tommaso Sorgi. Per Giordani, il punto di vista dal quale giudicare gli avvenimenti storici e che costituisce, anzi, l’asse stesso attorno al quale ruota la storia umana, è la redenzione operata da Gesù. Ed è ben cosciente, Giordani, che essa è importante anche per coloro che cristiani non sono, perché introduce nella storia idee originali che cambiano la vita di tutti, non solo dei cristiani. La radice cristiana dell’interdipendenza sta, secondo Giordani, nell’azione liberatrice di Cristo: gli uomini sono incatenati , soggiogati, alienati: Gesù – scrive Giordani in La rivoluzione cristiana – li strappa da quei nessi, e li rimette a vivere la libertà, mentre restituisce un significato all’esistenza, facendone una produzione di bene. E gli uomini divengono liberi perché, in luogo dei legami disumani elencati da Giordani, ricevono da Cristo il legame di fraternità. È perché fratelli che essi sono uguali e liberi. È questa conquista della libertà che sottrae gli uomini all’obbligo della guerra, all’incapacità di risolvere i loro conflitti pacificamente e che, anzi, denuncia definitivamente la guerra come fratricidio, poiché ogni uomo è fratello di ogni altro; e come deicidio, poiché ogni uomo è, in Cristo, immagine di Dio. Che si abbia o meno la fede cristiana, queste idee fondamentali di uguaglianza e libertà basate sulla fraternità penetrano all’interno delle civiltà umane. E la fraternità un po’ alla volta si fa strada, rivestendosi di idee e di concetti che la esprimono; uno di essi è proprio quello di interdipendenza: dopo le dichiarazioni di indipendenza – continua Giordani – oggi si ricercano le dichiarazioni d’interdipendenza e si studiano dal punto di vista della solidarietà… Si dilata l’idea dell’uomo come fratello. Per Giordani, questo ruolo della fraternità come liberatrice dai falsi vincoli, capace di dare fondamento ad altre, positive e nuove idee politiche, quali l’interdipendenza, non era certo un pensiero occasionale, se si pensa che già in Rivolta cattolica (1925) egli faceva della fraternità – quale caratteristica della natura umana – la contestazione più radicale, nell’Italia fascista di allora, a leggi e regimi che frantumavano l’unità dell’umanità. La fraternità, per Giordani, sta alla base proprio dell’idea di universalità senza la quale non si può parlare di umanità. L’universalità, se intesa alla luce della fraternità, diventa veramente ciò che la parola significa e permette di dare un senso agli sforzi umani: l’esperienza umana appare una marcia di ritorno all’uno: una universalità (convergenza verso l’uno); alla luce di queste considerazioni, che Giordani scriveva in Le due città, anche la globalizzazione contemporanea trova un senso: come ricomposizione dell’unità umana nel rispetto di tutte le distinzioni; come riconoscimento dell’esistenza di un bene comune dell’umanità. La globalizzazione vera, alla luce di queste idee, è universalizzazione del rapporto fraterno, cioè vivere la cura, la responsabilità e l’amore per l’altro che caratterizzano i rapporti fra vicini, in una dimensione universale. La globalizzazione attuale, che si manifesta anche come globalizzazione del sopruso, globalizzazione della violenza terroristica, ecc., è l’indicazione che una diversa globalizzazione è possibile e già cerca di farsi strada; e ognuno di noi è chiamato a scegliere per quale delle due vuole impegnarsi. Davvero è attraverso la storia che, un po’ alla volta, si fa strada la verità; concetto che Giordani esprime in maniera fulminante: La storia è un quinto evangelo, che conferma la razionalità degli altri quattro.