Gioco, dunque aiuto
Un originale torneo di pallavolo permette ai giovani della Svizzera di sostenere dei progetti sociali.
Arrivano da Berna e Friburgo, da Glarus e dall’Argovia, da Mendrisio e da Poschiavo. Alcuni hanno fatto più di tre ore di treno. Sono quasi 200. Sono i giovani che, da tutta la Svizzera, si sono dati appuntamento alle sei palestre del liceo cantonale Rämibühl di Zurigo per giocare a pallavolo e contribuire, con un gesto di solidarietà in favore dei coetanei del Sudan, a costruire un mondo unito. È il Volley Day, promosso dai Giovani per un mondo unito, e questa è la decima edizione, un anniversario da festeggiare. Helga, una chioma di capelli rossi, è raggiante: lei è fra quanti, nel 2001, hanno dato vita all’evento: «Ogni anno è un’avventura nuova con giovani sempre nuovi che partecipano. Lo spirito però rimane lo stesso: giocare, conoscerci, fare amicizia e insieme spenderci per chi ha meno di noi».
Destinatari del ricavato del torneo sono stati, in questi anni, dei progetti sociali in Giordania, in Tanzania, in Camerun, nelle Filippine, in Indonesia dopo lo tsunami; un anno anche i giovani disoccupati della Svizzera. «Abbiamo vissuto momenti difficili – mi spiega Helga –: un anno per la tanta neve che ha fermato i mezzi pubblici, un anno perché pochi giovani hanno accettato il nostro invito. Ci abbiamo creduto lo stesso e l’anno dopo avevamo trenta squadre partecipanti e il ricavato ha passato i 20 mila franchi svizzeri».
Le squadre, sempre miste, iscritte al decennale sono 26 e, come da tradizione, non sono ufficiali, ma organizzate solo per l’occasione. I nomi sono fantasiosi: i Clown, le Aquile e i Falchi, le Tartarughe che saltano, i Gangster, le Noccioline, i Persi nello spazio, gli Acchiappafantasmi. Ogni iscritto alimenta il progetto cercando per tempo tra amici, parenti, aziende, più sponsor possibili per il proprio team, legando in genere il contributo ai punti conquistati sul campo. Per questo l’impegno messo da tutti nel fare più punti possibili è massimo.
Al termine delle otto partite giocate da ogni squadra, non è premiata solo la squadra che vince il torneo, ma anche quella che versa il contributo più alto, calcolato sul prodotto dei punti moltiplicato per i soldi ricevuti per ogni punto. Oltre 2 mila i franchi offerti quest’anno dalla squadra vincitrice, oltre 16 mila quelli complessivi. Attorno ai ragazzi si muove con generosità, ma con grande discrezione, una nutrita squadra di adulti che, volontariamente, copre i diversi servizi: iscrizione, accoglienza, ristorazione, assistenza sanitaria, trasporti e… arbitraggio. Siro è uno di loro: «È capitato che un arbitro sbagliasse nell’assegnare un punto, ma dopo un primo momento di criticità la squadra che aveva subìto il torto ha accettato il verdetto con serenità perché comunque un punto, e quindi un contributo, era stato guadagnato». Ecco spiegata tanta sveltezza nel rimettere la palla in gioco e tanta puntualità, non solo proverbialmente elvetica: più si gioca, più punti si fanno e più soldi si procurano!
I soldi raccolti andranno a sostenere un progetto di educazione alla pace attraverso il gioco e lo sport in Sudan: in un Paese frustrato dalla miseria, devastato da lotte interetniche e da interessi economici di Paesi ben più ricchi, un gruppo di insegnanti, cristiani e mussulmani, collegati con Sportmeet, promuove Sports4Peace a oltre 300 ragazzi delle scuole di Karthoum e dei villaggi vicini. Attraverso giochi semplici, popolari e poveri si educa alla pace ispirati da un dado che riporta sulle proprie sei facce motti che esprimono una “regola d’oro” condivisa da ogni cultura e religione: «Fai agli altri ciò che vuoi che gli altri facciano a te».