Il “gioco” d’azzardo patologico, una nuova dipendenza
Azzardo e nuove dipendenze. Manuel ama tanto giocare alle slot. La passione è iniziata intorno ai 18 anni quando usciva spesso insieme agli amici. Un partita non poteva mai mancare, era un momento di condivisione, l’adrenalina saliva, la speranza di vincere cresceva sempre di più e di solito ai più fortunati che vincevano toccava il compito di offrire da bere a tutti gli altri.
Ora Manuel di anni ne ha 28, è in terapia da sei mesi e da poco gli è stata fatta una diagnosi di gioco d’azzardo patologico. Manuel, nel corso degli incontri, mi racconta di un inteso desiderio di giocare, quasi irrefrenabile, dello sforzo senza successo di fermarsi e di come questa dipendenza abbia influenzato negativamente molte delle sue relazioni lavorative ed affettive.
Viene definito “gioco” d’azzardo qualsiasi gioco la cui riuscita dipende dalla fortuna e non da particolari abilità individuali e all’interno del quale si investono quantità di denaro. Il gioco d’azzardo patologico all’interno del nuovo manuale di classificazione dei disturbi mentali, il DSM5, è stato inserito all’interno del capito sulle dipendenze. Si è visto infatti, in seguito a numerosi studi, come a livello cerebrale e biologico si attivino i medesimi meccanismi che si attivano nel caso di altri tipi di dipendenze, come ad esempio quella da alcol o da diversi tipi di droghe.
Di solito lo sviluppo del disturbo da gioco d’azzardo segue tre fasi distinte:
1) Fase della vincita. E’ una fase caratterizzata spesso dalla vincita di una somma di denaro che una persona, in base alle sue finanze, ritiene significativa. E’ la fase che Manuel condivideva spesso con gli amici, in cui vi era una forte euforia individuale e collettiva, veniva percepita una fortuna tanto da far giocare a Manuel somme sempre più ingenti di denaro.
2) Fase perdente. E’ la fase in cui ci si rende conto che si iniziano a perdere grandi somme di denaro. Ci si inizia a sentire abbattuti, tristi e arrabbiati. In questa fase possono cominciare a sorgere i primi problemi sociali e familiari e l’individuo può ritrovarsi continuamente alla ricerca di soldi da giocare, anche magari mentendo.
3) Fase della disperazione. La situazione precipita, i problemi sociali e familiari sono oramai innegabili, vi può essere un vero e proprio crollo emotivo che può spingere a chiedere aiuto.
Le caratteristiche che influenzano lo sviluppo di questa patologia sono numerose. In primo luogo vi sono sicuramente delle caratteristiche individuali legate alla capacità di autocontrollo e di gestire le proprie emozioni, caratteristiche determinate spesso dalle esperienze passate di ognuno che maggiormente possono predisporre un individuo piuttosto che un altro allo sviluppo di questa patologia.
Poi vi sono caratteristiche legate al tipo di gioco: è stato dimostrato che maggiore sarà l’immediatezza della vincita del gioco che si sta usando, come ad esempio nel caso delle slot machine o delle video lottery, maggiore sarà la possibilità di sviluppare una dipendenza. Ed ancora la possibilità di sviluppare una dipendenza può essere influenzata anche dal gruppo di pari, dal fatto che si gioca d’azzardo o meno in famiglia, dal numero di esperienze legate al gioco e così via. Altro impatto notevole sullo sviluppo di questa patologia che vale la pena almeno citare, sebbene non sia di interesse prettamente psicologico, lo hanno le politiche statali. Si è visto che da quando il gioco d’azzardo è stato liberalizzato, seppur in maniera controllata, il numero di persone dipendenti da tale attività è notevolmente aumentato. Inoltre altri studi hanno dimostrato come, se tutti giocassero in modo responsabile, le vincite sarebbero così basse che le aziende di prodotti dedicati al gioco d’azzardo sarebbero costrette a chiudere.
Rispetto alle altre dipendenze, quella da gioco d’azzardo è una dipendenza più nascosta, si pensa spesso che chi gioca d’azzardo in maniera patologica non sia malato ma bensì abbia un vizio, quindi che lo faccia in modo consapevole. Queste convinzioni, oltre che favorire un atteggiamento di critica e giudizio verso chi gioca, fa anche sì che il problema possa essere sottovalutato. Proprio a causa della poca consapevolezza del fatto che si tratti di una vera e propria dipendenza, di una vera e propria malattia, spesso gli individui che ne sono affetti e le loro famiglie chiedono poco aiuto, in un vortice di sofferenza che porta al deterioramento di interi nuclei familiari.