Gino Lubich, partigiano e giornalista

Una bella biografia di Gino Lubich, giornalista a l’Unità e poi a Città Nuova e a il Messaggero di Sant’Antonio, il primo amico e il secondo amico e collega del giornalista trentino, fratello di Silvia-Chiara, fondatrice dei Focolari.

Una bella biografia di Gino Lubich, giornalista a l’Unità e poi a Città Nuova e a il Messaggero di Sant’Antonio, scritta da Massarotto e Lazzarin, il primo amico e il secondo amico e collega del giornalista trentino, fratello di Silvia-Chiara, fondatrice dei Focolari. Leggendola, penso al rapporto tra silenzio e parola.

Il silenzio eroico mantenuto da Gino negli interrogatori cui venne sottoposto a Trento dai nazisti per non denunciare sotto tortura nessuno dei compagni partigiani, mi ha spiegato il Gino giornalista, che sapeva tacere prima di parlare. Mi ha svelato il segreto dell’efficacia della sua prosa, che non era solo tecnica di scrittura ma spessore umano. Mi ha spiegato la sua capacità pedagogica, che riusciva a far scrivere bene anche chi, come il sottoscritto, pretendeva di diventare giornalista scrivendo solo «temini sgrammaticati», come Gino – alla lettura del mio primo pezzo – mi aveva detto sornionamente con la sua voce che veniva dalle profondità dell’animo, dietro il suo burbero sorriso.

Disse Gino un giorno all’amico Massarotto: «La verità non è mai un punto, ma una galassia, e ci si può avvicinare ad essa per gradi. Anche la foto di un avvenimento è sempre soggettiva, perché siamo noi che decidiamo se e come inserirla a corredo di un testo, che taglio darle e quale importanza attribuirle». In epoca di post-verità e di notizie false istituzionalizzate, di civiltà dell’immagine e di rapidità digitale fa bene leggere parole del genere.

Gino Lubich, partigiano e giornalista

GIACOMO MASSAROTTO, PIERO LAZZARIN

Il Margine, € 15,00

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