Gibilterra contesa
È bastato un piccolo incidente occasionato da una nave militare spagnola che ha invaso le acque della colonia britannica per scatenare la furia di Fabian Picardo, ministro principale di Gibilterra. Incidenti del genere sono in realtà abituali. Nella baia di Algeciras, con una larghezza massima di otto chilometri, si svolgono in effetti le manovre delle navi che arrivano in ben tre porti: Algeciras, La Línea e Gibilterra. Prima o dopo i nodi dovevano arrivare al pettine. Ma questo, più che un nodo sembra un chewing gum incollato tra i peli…
The Rock per gli inglesi, El Peñón per gli spagnoli, è un promontorio a forma di punta di freccia che chiude la baia di Algeciras verso Est. In questo piccolo spazio di sei chilometri quadrati abita una popolazione di oltre 30 mila persone con passaporto britannico. Sia chiaro: passaporto. La loro identità è il resultato di trecento anni di colonizzazione, tutti parlano sia inglese che spagnolo, ambedue con un marcato accento andaluso, e hanno pure generato un particolare… spanglish!
La posizione geografica di Gibilterra, una delle mitiche Colonne d’Ercole, attirò la golosità geopolitica degli inglesi quando, alla fine della Guerra di successione spagnola (1701-1715), un conflitto che oggi diremmo internazionale, in cui i Borboni e l’Impero austro-ungarico rivendicavano il trono della corona spagnola. Finita la guerra, il Trattato d’Utrecht stabilì le condizioni e ridisegnò la mappa politica in Europa e anche oltre oceano. Tra l’altro, concesse alla Gran Bretagna il dominio su Gibilterra e l’isola di Menorca, che sarebbe poi tornata sotto sovranità spagnola, e grossi vantaggi commerciali nei domini spagnoli in America. Così la Gran Bretagna si assicurò una presenza strategica nel Mediterraneo, e da allora Gibilterra non ha cessato di creare conflitti diplomatici. Resta tuttavia da dire che una cosa è il testo del Trattato e un’altra la sua interpretazione.
Perché El Peñón è ora tornato sulle prime pagine? Dovremmo chiederlo al primo ministro britannico, Theresa May. Probabilmente avrà avuto tempo di pentirsi (o forse no) di non aver fatto alcun riferimento alla colonia nel testo che deve regolare l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. La formula è stata decisa dall’Eurocamera, considerando che Gibilterra è ancora un affare di negoziati tra Spagna e Gran Bretagna. Sembra che ciò abbia messo subbuglio nelle viscere di Picardo e di certi giornali inglesi (The Sun, ad esempio), arrivando a minacce che di diplomatiche non hanno nulla.
Chi paga i cocci? I soliti cittadini. Oltre 12 mila persone, spagnole e di altre nazionalità europee, lavorano a Gibilterra: da quando la Brexit ha vinto il referendum vivono con la paura di un incerto futuro. Gli abitanti di La Línea de la Concepción, città di 70 mila anime adiacente a Gibilterra sono altresì indignati perché ora dovranno esibire il passaporto per entrare nella colonia britannica, come già avvenuto in passato. Parlare poi di guerra, di espulsione dei lavoratori spagnoli dalla Gran Bretagna, di boicottaggio del vino della Rioja, di deviazione del turismo inglese verso altre destinazioni, d’indurimento delle condizioni degli inglesi in territorio spagnolo… Questo non è altro che fuffa.