Giardini in autunno

¦ Il film inizia con tre anziani in una agenzia funebre, mentre scelgono la propria cassa e incominciano a litigare, perché vogliono la stessa. Questa scenetta divertente e grottesca ci introduce nel mondo di un uomo, che entra nell’autunno della vita, sviluppando una visione distaccata di quanto gli succede. È l’ultimo lavoro scritto e diretto dal 72enne Otar Iosseliani, regista francese di origine georgiana, poco noto al grande pubblico, ma apprezzato dalla critica e più volte premiato. Un ministro deve dimettersi e nello stesso giorno perde il lavoro, la sua compagna e la casa. Ritorna ad abitare nel rione dell’infanzia, ritrova i vecchi amici e si adatta a vivere alla giornata, riscoprendo le gioie semplici della vita, pur in mezzo ad avventure varie. Non si lascia dominare dalla nostalgia e la vecchia madre, impersonata in maniera buffa dal poliedrico Michel Piccoli, gli si affianca, con altri, nella nuova situazione. Il film diventa un caleidoscopio di situazioni trattate con umorismo. I personaggi naïf, che sembrano usciti da un sogno, sono mostrati nella precarietà dei loro ruoli, agitati dai loro compiti, mai mossi da sentimenti profondi o da forti ideali. È una visione a suo modo serena, che aiuta a riscoprire il valore elementare dei rapporti conviviali, che rifioriscono sulla dimenticanza dei torti subiti. Tali elementi positivi aiutano a superare le difficoltà del linguaggio di Iosseliani, dovute alla lentezza del ritmo, ai toni dimessi e alla rinuncia di richiami spettacolari. La transitorietà, sottolineata, delle situazioni e il ridicolo di certi egoismi fanno trasparire, alla fine, quel senso di libertà, che costituisce la nota caratteristica dell’autore. Un bene che piace a tutti, ma che richiede di vedere le cose col distacco dell’anziano regista. Regia di Otar Iosseliani; con Severin Blanchet, Michel Piccoli.

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