Giappone: Shinzo Abe esce di scena
Shinzo Abe è l’uomo che ha dato un volto internazionale al Giappone nell’ultimo decennio, dopo un periodo in cui il Paese asiatico, travolto da scandali e da una certa instabilità politico-economica, si era trovato a dover convivere con una girandola di Primi Ministri.
Abe, attualmente al governo dal 2012, era già stato al capo dell’esecutivo nipponico fra il 2006 e 2007, ma aveva abbandonato, poi, per motivi di salute. Gli stessi che lo costringono ora alle dimissioni, perché vuole impedire, lo ha dichiarato lui stesso, «che la malattia possa incidere sulle importanti decisioni politiche da prendere».
Abe rappresenta l’ala nazionalista e conservatrice del Partito Liberal Democratico, nato nel 1955, e da allora legato ai destini del Giappone post-bellico. In effetti, è la compagine politica che è sempre stato alla guida del Paese se non per brevi parentesi. Oltre a questo, è necessario ricordare che Abe è figlio d’arte. Il nonno e il padre, infatti, sono stati figure di primissimo piano nella vita politica del Paese del Sol Levante: a capo del governo giapponese, il primo, e ministro degli esteri di Tokyo, il secondo.
Shinzo Abe, Primo Ministro dimissionario si è impegnato in questi anni a modificare la Costituzione pacifista del Giappone introducendo il principio di autodifesa collettiva. Si tratta di un dibattito delicato e complesso che coinvolge da tempo non solo il governo ma anche l’opinione pubblica giapponese, ed è legato al tentativo di modificare la percezione della storia del Paese, in particolare riguardo alla Seconda Guerra mondiale.
Con l’uscita di scena di Shinzo Abe, politico consumato che ha assicurato una rinnovata stabilità al Paese, soprattutto come immagine a livello internazionale, si apre uno scenario carico di incognite. La situazione interna del Paese del Sol Levante è, infatti, piuttosto complessa. Abe aveva lanciato un progetto economico, conosciuto come Abenomics, che mirava a rilanciare consumi e fiducia negli investitori, dopo vari anni di stagnazione economica.
Sebbene il Paese sia al terzo posto nella scala delle economie mondiali, l’economia giapponese non è decollata come ci si aspettava e l’arrivo della pandemia del Covid 19 ha creato non pochi problemi. A questo si aggiungono una serie di scandali che emergono da anni e un declino demografico che pare sia inarrestabile e che rende il Giappone un Paese anziano con un cittadino su tre con più di 65 anni di età.
Secondo un sondaggio realizzato da Kyodo News nel luglio scorso, il 59% degli intervistati non è soddisfatto delle misure adottate dal premier contro il Covid-19. In agosto, il tasso di approvazione del suo governo è crollato al 36%: si tratta di un minimo storico se si pensa che all’inizio del suo secondo mandato era del 62%.
A livello internazionale, come accennato, Abe ha significato affidabilità e stabilità riuscendo a mantenere rapporti politici ed economici con USA, Europa e, anche, Cina e Corea del Sud, sebbene, questi ultimi, caratterizzati anche da criticità. Oltre alle questioni di geopolitica asiatica, spesso caratterizzanti il rapporto con la Cina di Xi Jin Ping, i trascorsi storici, in particolare quelli della Seconda Guerra mondiale, di tanto in tanto ritornano nei rapporti internazionali fra Giappone e Corea.
A causa del congelamento da parte di Seul degli asset di due ditte giapponesi accusate di aver operato in Corea, durante il conflitto con lavori forzati, si son susseguite misure restrittive e boicottaggi reciproci su prodotti, in particolare quello dei semiconduttori. I rapporti commerciali fra Corea del Sud e Giappone stanno, quindi, attraversando momenti tutt’altro che facili. Il Giappone dell’era Abe ha mantenuto anche rapporti con la Russia di Putin e non si mai unito alle misure prese dai Paesi occidentali a danni del gigante euro-asiatico.
Un futuro incerto, quindi, quello del Giappone al tramonto dell’era Abe che si inserisce nella complessa situazione mondiale per via della pandemia che non risparmia nessuno e che provocherà conseguenze ancora impreviste a livello economico.
Ovviamente, in Giappone si parla della successione a Shinzo Abe, e i nomi più ricorrenti sono quelli del ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi e di quello alla Difesa Taro Kono. In lizza anche la governatrice di Tokyo Yuriko Koike e il ministro per l’Ambiente Shinjiro Koizumi, figlio del popolare ex primo ministro Junichiro Koizu.