Giallo in Vaticano

Fuga di documenti dagli uffici della Santa Sede. Episodi sconcertanti di cui fare tesoro.
Veduta del Cupolone

Più che un racconto verosimile è una faccenda ridicola. Che risponde al goliardico principio: «Se devi dirla, dilla grossa». E in effetti è difficile immaginare qualcosa di più di una storia raccontata a bassa voce in Cina nel novembre scorso dal card. Romeo, arcivescovo di Palermo, in cui viene data per certa la morte di Benedetto XVI nel giro dei prossimi dodici mesi in seguito a un complotto delittuoso. In questa prospettiva, il papa – prosegue la nota, seppur in modo contraddittorio – si starebbe occupando della sua successione e avrebbe designato già il card. Scola, trasferito appositamente a Milano per completare la preparazione al governo della Chiesa universale. Come fuoco d’artificio finale, le confidenze riferivano del rapporto, definito molto conflittuale, tra il papa e il segretario di Stato, card. Bertone.
La nota sarebbe stata consegnata all’inizio di gennaio al card. Bertone da parte del card. Castrillon Hoyos. L’unico elemento indubitabilmente vero è il viaggio in Cina del card. Romeo. Come certo è che il testo «strettamente confidenziale» ha varcato le mura vaticane ed è stato pubblicato, il 10 febbraio scorso, da Il fatto quotidiano.
 
È l’ultima fuga di documenti che si verifica da dentro le segrete stanze della Santa Sede. L’ultima, ma probabilmente non la conclusiva. Sembra infatti che qualche giornalista abbia potuto beneficiare della complicità di uno o più dipendenti vaticani per avere a disposizione materiale riservato e ad alto effetto mediatico per cercare di gettare un’ombra sinistra sulla sede di Pietro e sul suo successore.
La Gendarmeria vaticana sta conducendo meticolose indagini per accertare responsabilità e individuare il colpevole o i colpevoli.
Le repliche della Santa Sede non si sono fatte attendere. Ma mentre la nota relativa all’imminente morte di papa Ratzinger è un testo chiaramente farneticante, le lettere dell’arcivescovo Viganò – indirizzate al card. Bertone e in cui il presule lamenta la sua rimozione da responsabile del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano con la promozione a nunzio apostolico negli Stati Uniti, dopo aver risanato un bilancio economico in forte deficit –, quelle lettere sono autentiche e sono diventate di dominio pubblico, sollevando un gran polverone, dati il grado elevato dei soggetti in questione e il vertice operativo coinvolto. Una vicenda amara, amarissima. Tanto più per i fedeli, caduti in grande sconcerto.
«Ammetto che spesso nelle persone di Chiesa ci siano delle incongruenze – ha dovuto riconoscere il vice direttore della sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, incalzato dai giornalisti –. Giovanni Paolo II più volte ha chiesto perdono dei nostri peccati e certamente questa vicenda non esprime la bellezza e pienezza del Vangelo».
Altre due repliche vaticane si erano rese necessarie a proposito del sempre controverso Istituto per le opere di religione (Ior), accusato di operazioni dubbie, gettando un’ombra di illegalità con l’insinuazione che le normative vaticane non consentirebbero le indagini o i procedimenti penali relativi a periodi precedenti l’entrata in vigore della normativa antiriciclaggio, come invece era stato affermato durante la trasmissione Gli Intoccabili, andata in onda l’8 febbraio su La7. Analoghe accuse erano state avanzate sul quotidiano l’Unità negli stessi giorni. La circostanziata risposta della sala stampa aveva al cuore un passaggio: «Sono state fatte affermazioni infondate e diffuse informazioni false».
 
Anche il Vaticano non è esente da fughe di documenti, dunque. Non sappiamo se dietro ci siano una o più persone, se lo facciano per vile denaro o in reazione a mancate promozioni, doverosi riconoscimenti, angherie subìte, appartenenze all’uno o all’altro gruppo di pressione. Il fatto certo è che gli effetti sono davanti a tutti: confusione e sconcerto tra i cattolici per un Vaticano messo in cattiva luce nei suoi massimi esponenti sino a lambire la persona e l’operato di papa Ratzinger.
Le vicende economiche del Governatorato e le attività finanziarie dello Ior non sono quisquilie. Le une e le altre devono essere gestite con trasparenza massima e assoluto rigore: ne va della credibilità della Santa Sede, della fedeltà al Vangelo e dell’autorevolezza della Chiesa e del papa.
In questo contesto, si inserisce il commento del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, secondo cui «il verificarsi di attacchi più forti è segno che è in gioco qualche cosa di importante». Il portavoce ha precisato che da parte della Santa Sede «è in corso un impegno serio per garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico». Ha pure aggiunto che «i documenti recentemente diffusi tendono proprio a screditare questo impegno».
Sul tema degli abusi sessuali non mancò «una grande serie di attacchi – ha ricordato Lombardi –, a cui è corrisposto un impegno serio e profondo di purificazione e di rinnovamento lungimirante». A una risposta analoga è sollecitata ora la Santa Sede.

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