Gesuiti: le priorità dell’educazione

L’assemblea dell' Associazione internazionale di università gesuite, svoltasi all’Università di Deusto (Bilbao, Spagna), nel desiderio di contribuire  a rendere possible una vita degna, piena, per tutti ed ogni essere umano, nel presente e nel futuro

«Transforming Our World Together», trasformare il nostro mondo insieme. Forse l’accento non va messo sul verbo, né sul sostantivo, né sull’aggettivo, ma sulla forma avverbiale che indica il modo di fare: “insieme”. Questo “insieme” del titolo riguarda l’assemblea dell’Iaju, acronimo in inglese che sta per Associazione internazionale di università gesuite, avvenuta durante la seconda settima di luglio all’Università di Deusto (Bilbao, Spagna), con qualche momento significativo nel santuario di Loyola, distante 75 chilometri da Bilbao, dove si trova una magnifica basilica in onore di sant’Ignazio, ed è possibile visitare la casa paterna del fondatore dei gesuiti. È la terza volta che si svolge questa assemblea, dopo quelle del 2010 in Mexico e del 2015 a Melbourne. In quest’occasione si sono trovati circa trecento tra presidenti e altri dirigenti delle diverse istituzioni educative gestite dai gesuiti.

Quella dei gesuiti è considerata la più grande rete di università nel mondo. Presente in 54 Paesi, conta su 210 istituzioni di tipo universitario, impiega 450 mila tra professori, ricercatori e altri impiegati, forma circa 800 mila studenti e oltre cinque milioni di “alunni” legati in qualche modo. Tra le più prestigiose, la Georgetown University, la Pontificia Gregoriana, l’Università Cattolica di Córdoba (Argentina) o l’Università Sofia di Tokio.

Insieme si è voluto discutere durante quest’assemblea sulle “priorità strategiche” dell’educazione gesuitica, mirando alle possibilità di «avanzare in un maggior uso delle reti e una maggior promozione della fede, la giustizia e la riconciliazione» allo scopo di «creare comunità di buone pratiche» in grado di proporre «programmi che promuovano le priorità del nostro insegnamento». Così salutava i partecipanti il segretario dell’educazione superiore dei gesuiti, Michael Garanzini. Mentre il padre generale, il venezuelano Arturo Sosa, ha segnalato che tra gli obiettivi dell’assemblea si trovava quello di «rafforzarci come corpo apostolico universale ispirato dal carisma ignaziano, legato da una feconda tradizione intellettuale umanista con radici nella fede cristiana».  «Il crescente impegno della Compagnia di Gesù nell’impegno universitario – ha aggiunto – acquista senso nel desiderio di contribuire effettivamente a rendere possible una vita degna, piena, per tutti ed ogni essere umano, nel presente e nel futuro».

Uno degli interventi più segnalati è stato quello del politologo indiano Pankaj Mishra. A suo parere, l’Illuminismo del XVIII secolo, che offrì un’impalcatura filosofica alla società moderna, è ormai superato, ci vuole un nuovo illuminismo capace di mettere in discussione l’ideale di «un individuo autonomo, fattosi da se e che costruisce il mondo; una fantasia questa che oggi è degenerata in tribalismi ostili o in individualismo anche bellicoso». Confessa Mishra di non avere ricette per rimediare ai mali che affliggono il mondo, ma ha voluto segnalare quelle «persone che hanno osato mettere in questione le cornici obsotele e inefficaci derivate dall’era della ragione»: Gandhi, Martin Luther King, Vaclav Havel, Simone Weil o Jacques Maritain. L’immaturità da cui voleva redimerci l’illuminsmo è un compito mai compiuto «perché ogni generazione deve rinnovarlo». E ha concluso: «Questo è di nuovo il nostro compito, e questa volta dobbiamo realizzarlo globalmente».

 

 

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