Gesù non era sposato, quindi…
C) Sensi possibili del v. 12 sui tre tipi di eunuchi Eunuco viene dal greco euné echo, che significa: ho il letto, sto accanto al letto, ecc., ed indica l’uomo privato degli organi generativi, o per motivi sacri, come abbiamo visto, o per motivi profani. Gli eunuchi erano i sorveglianti degli harem. Ma piano piano acquistarono, nel mondo orientale, una funzione di sovraintendenti, di consiglieri capaci di assumersi compiti e incarichi di governo, finendo addirittura con il perdere la parola il primo significato. Nella storia di Giuseppe in Egitto si dice chiaramente che Putifar, eunuco alla corte egiziana, era sposato (cf. Gn 39). Completamente diversa era la posizione degli eunuchi in Israele (si chiamavano sarim, che verbalmente derivava dall’accadico sa-resi: colui che sta a capo). Il Deuteronomio non solo proibiva la castrazione, ma non ammetteva che eunuchi fossero membri del popolo d’Israele (1) (Non entrerà nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato). La Bibbia del Pirot commenta: La ragione di questa esclusione è da ricercare nel fatto che l’uomo così mutilato è inadatto alla generazione, non è più secondo la sua natura voluta da Dio e di conseguenza è indegno di far parte del popolo di Dio. Non veniva cioè considerato uomo in senso pieno, e quindi non poteva partecipare all’assemblea degli uomini per eccellenza: il popolo di Jhwh! Queste prescrizioni cosi rigide, che in qualche modo riguardavano anche gli animali (cf. Lv 22, 24), vengono superate chiaramente nella profezia di Isaia (56, 35), il quale annuncia che, nel regno futuro, gli stranieri e gli eunuchi, avranno piena cittadinanza nella casa del Padre: Non dica l’eunuco: Ecco, io sono un albero secco!, poiché cosi dice il Signore: Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, preferiscono le cose di mio gradimento e restan fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. Nella prassi del popolo giudaico, i re avevano avuto spesso degli eunuchi e, al tempo di Gesù, secondo l’attestazione di Flavio Giuseppe, alla corte di Erode il Grande, fra gli altri v’era un eunuco educatore dei figli del re. Nel modo di sentire del popolo e presso gli scrittori antichi, ad eccezione degli eunuchi dignitari di corte, essi vengono descritti con disprezzo: grassi, molli, sfioriti, di lineamenti femminei e tuttavia crudeli. Anche negli scritti dei rabbini non mancano descrizioni analoghe. Dopo questa premessa, vediamo cosa dicono gli esegeti, dei tre tipi di eunuchi nominati da Gesù. Per quelli nati così dal ventre della madre, non c’è nessun problema: si debbono intendere gli eunuchi in senso reale. Poi si dice: Ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini; le interpretazioni sono due: o si allude a uomini castrati fisicamente, o che sono stati resi cosi per motivi umani senza una vera e propria castrazione. Questa categoria comprenderebbe allora quelli che per ragioni umane (come gli esseni) avrebbero deciso di non sposarsi. Per il terzo tipo di eunuchi: Vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli, la frase intesa nel senso fisico può meravigliare. Infatti alcuni, nella storia della Chiesa (vedi per esempio Origene, da giovane) hanno inteso la frase come se bisognasse castrarsi realmente per il regno dei cieli. Questa interpretazione è sostenuta, fra i moderni, solo da Schmidt, nel Grande Lessico del Kittel. Egli dice (vedi voce Basitela): La frase, più che un imperativo morale…, è una dura e sferzante ammonizione, come dire: Vi sono persino uomini che si sono votati al Regno con un tale spirito di rinuncia, da evirarsi (2). Ma questa interpretazione, insieme a quella dei cristiani dell’antichità, non è mai stata accolta dalla Chiesa, che ha fin dai primi secoli negato l’accesso al sacerdozio a coloro che si erano evirati. Ritengo – come prima breve conclusione – che le opinioni più valide siano quelle contenute dal consenso degli esegeti: Cristo indica un tipo nuovo di eunuco per il regno dei cieli. Esamineremo poi meglio il significato di questa frase. Un altro senso che si ricava dal v. 12, è il fatto che l’essere eunuco non dice di per sé solo la rinunzia al matrimonio, ma l’incapacità esistenziale, o fisica, o spirituale, o morale, a vivere da sposo. Il senso radicale inteso da Gesù è appunto questo: il Regno ha reso degli uomini esistenzialmente incapaci di sposarsi (3). D) Formulazione del detto Poiché secondo grandi esegeti la frase di Mt 19, 12 è stata pronunziata da Gesù stesso, nasce adesso il problema del quando, del come e del perché, e dell’ambiente vitale originario. Non c’è una sicura motivazione per affermare che Gesù non abbia pronunciato tale detto in occasione della sua rivelazione sul matrimonio, che la Tradizione avrebbe trasmesso unitariamente, mantenuto poi così da Matteo nel suo vangelo. Tuttavia, la mancanza del brano degli eunuchi nel testo di Marco, e il lavoro redazionale, specialmente sul v. 10 (Gli dissero i discepoli: Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi), per creare un legame fra i versetti del matrimonio e quelli dell’eunuchia, spingono gli studiosi a respingere la possibilità che, già fin dall’origine della tradizione, questi versetti fossero collegati con quelli del matrimonio. Come afferma Jacques Dupont (4), l’evangelista ha marcato il v. 10 della sua impronta personale… Lo stile e il vocabolario non permettono dunque, per questo v. 10, di risalire a un documento anteriore. Alla stessa conclusione arrivano vari altri autori, come vedremo. Staccando cosi la nostra frase sulla eunuchia dal contesto che troviamo in Matteo, viene da domandarsi ancor più quando e come è stata pronunciata. Varie sono le opinioni che Matura elenca: per qualcuno si tratterebbe di un insegnamento di Gesù sulla rinunzia in generale; per altri, di una regola che autorizzava l’ammissione di eunuchi nella comunità cristiana; per altri ancora degli ostacoli che il matrimonio presenta nella ricerca del regno di Dio. Ma la teoria attualmente più seguita, pur restando sempre una congettura, è quella di Blinzler. Ecco come Matura la riassume: Si sa che Gesù è stato accusato di essere un mangione e un beone (Lc 7, 34). Se, come è certo, Gesù non era sposato, sarebbe sorprendente che un tale non conformismo non sia stato rilevato in una maniera malevola dai suoi avversari… Proprio il nomignolo ingiurioso di eunuco era un insulto che delle voci ostili hanno lanciato contro Gesù stesso e forse anche contro qualcuno dei suoi discepoli non sposato. Gesù avrebbe ripreso questa parola in una sorta di proverbio graduato e avrebbe replicato, giustificando e difendendo il comportamento ridicolizzato: È vero, ci sono degli eunuchi che sono tali per impotenza naturale, altri lo sono diventati per un intervento umano…, ma ve ne sono anche alcuni che sono incapaci di sposarsi a causa del regno dei cieli, perché la coscienza del suo valore e della sua venuta imminente ha fatto rivolgere altrove la loro attenzione e il loro interesse. Ma non tutti possono comprendere questo strano comportamento, soprattutto gli avversari di Gesù. All’origine del detto ci sarebbe stata, dunque, un’autodifesa che implicava un giudizio positivo sul celibato e ne rivelava la motivazione: l’esperienza del regno dei cieli. È la venuta del Regno che suscita il celibato. E) Il detto di Gesù nella comunità cristiana La Chiesa primitiva ereditò queste parole del Signore. Sicuramente, con grande venerazione le conservò e le trasmise. Ma il significato polemico iniziale che avevano non poteva rimanere che come fatto storico. Venne in luce piuttosto il contenuto spirituale che esse avevano. Non sappiamo esattamente da quale ambiente proviene il vangelo di Matteo. Gli studiosi moderni pensano alla Siria (vedi Matteo, in Dizionario del Nuovo Testamento, di Leon Xavier Dufour, Brescia 1978). Per vari motivi, alcuni scrittori ecclesiastici, sia pur di non grande rilievo, avevano parlato, fin dall’antichità, di un soggiorno di Matteo in Siria. Ma il motivo per cui gli esegeti oggi propendono per questa scelta sta nel fatto che fin dai primi anni della Chiesa la capitale della Siria, Antiochia, rappresentò il punto d’incontro tra il cristianesimo giudeo e il paganesimo ellenista. Questo concorderebbe perfettamente con il carattere del vangelo di Matteo, tipicamente ebraico ma, al tempo stesso, aperto all’universalismo cristiano. Si fa notare poi che al capitolo 4, v. 24, di Matteo, si dice: La sua fama [di Gesù] si diffuse in tutta la Siria…. Affermazione veramente singolare, che gli interpreti spiegano come un’allusione ai dintorni della Galilea. Per la verità, però, in tutto il Nuovo Testamento per Siria s’intende sempre la provincia romana di Siria. Ora, questo rafforza l’idea che sia stata la Siria la culla del vangelo di Matteo, e questo potrebbe dare un significato speciale alla frase del vangelo di Matteo sugli eunuchi. Sappiamo, infatti, che dalla Siria partì un movimento rigorista, i Figli del Patto , i quali ammettevano al battesimo solo i celibi. Allora, l’evangelista avrebbe conservato la frase (Mt 19, 12) in senso spirituale restrittivo: presupponendo cioè la chiamata solo di alcuni, intendeva escludere il rigorismo eccessivo. F) Le parole originali Se adesso volessimo ricostruire le parole pronunciate da Gesù, seguendo esegeti non cattolici e cattolici, possiamo osservare che il v. 10 (Se questa è la condizione dell’uomo… ) è un’aggiunta di Matteo, come sopra abbiamo dimostrato. Per il v. 11: Egli rispose loro: Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso (ricordo che il testo greco dice: Non tutti possono far spazio a questa parola, ma a quelli cui è stato dato), si ritiene che la prima parte non tutti possono capirlo sia originale di Gesù, ma vada messa a conclusione del versetto sugli eunuchi. Il v. 11b: ma solo coloro ai quali è stato concesso, viene considerata una aggiunta di Matteo, come pure il chi può capire, capisca del v. 12; infatti, appare di frequente nelle espressioni dei sinottici e non ha un sapore arcaico conforme al testo originale. Concludendo, le parole originali sarebbero state: Vi sono eunuchi che sono nati cosi dal ventre della madre, ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Non tutti possono capirlo. G) Significato generale del detto Dopo l’ipotesi di ricostruzione della frase matteana, cerchiamo ora di capire il significato fondamentale di essa, cosi come attualmente è espressa nel canone biblico. Diciamo subito che vi sono più interpretazioni, ma che si riducono fondamentalmente a due: 1) il detto ci presenta il celibato; 2) il detto riguarda gli sposi separati, dei quali Matteo ha parlato prima e che sarebbero chiamati eunuchi perché non aventi il permesso di rimaritarsi. Esaminiamo la prima ipotesi, che è seguita dalla quasi totalità de- gli esegeti, sia pur con leggere varianti. Questa interpretazione si articola cosi: dopo la dichiarazione sul matrimonio monogamico (Mt 19, 46), e rispondendo all’obiezione dei farisei sul divorzio autorizzato da Mosè (v. 7), Gesù da una regola di condotta che esclude l’atto di ripudio e il nuovo matrimonio, ad eccezione del caso di concubinato (v. 9). Segue, quindi, il v. 10: Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi, che prolunga l’insegnamento sul matrimonio come è visto da Gesù. Le parole degli apostoli non conviene sposarsi , a una prima riflessione potrebbero apparire un po’ banali, quasi che gli apostoli fossero dei libertini. Ma non è cosi; è una vera, amara costatazione: non conviene sposarsi. Gesù, come Matteo lo fa parlare nell’interpretazione da noi scelta, e che è di Lagrange e di Schmid, collega il non tutti possono capire questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso (v. 11) con quello che viene subito dopo: gli eunuchi per il regno dei cieli. Solo cosi si salva il concetto positivo del matrimonio. Se infatti le parole di Gesù: Non tutti possono capire questa parola si riferissero al non conviene sposarsi dei discepoli, si avrebbe un significato negativo del matrimonio! Il brano termina con la triplice categoria di eunuchi e con l’invito a fare uno sforzo spirituale d’intelligenza cristiana (v. 12): chi può capire, capisca. Da questa interpretazione appare chiara la possibilità del celibato, con un invito implicito a praticarlo. Se si confronta questa interpretazione con quello che è risultato dalla critica che abbiamo abbozzato fin qui, si trovano delle sfumature in più, ma niente che alteri il significato fondamentale. In bocca a Gesù, il celibato si riferiva certamente a lui stesso; nel testo di Matteo, riguarda Gesù e i membri della comunità formatasi dopo la sua risurrezione. Il v. 11: tutti non possono comprendere questa parola, nella primitiva accezione aveva come un significato di tristezza, mentre ha acquistato un significato teologico nuovo, e che sembra aprirsi alla speranza, se si tien conto del resto del v. 11: Ma solo coloro ai quali è stato concesso. Ho accennato prima a una seconda interpretazione. Per essa, il detto riguarderebbe gli sposi separati. Per capirla, bisogna notare che gli esegeti che la sostengono, danno alla clausola di Matteo (v. 9): Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio, un significato ben preciso, in quanto per essi si tratta della separazione. Come ho già detto, la separazione non esisteva in Israele, ma sarebbe stata istituita da Gesù in questa circostanza. Poiché il ripudio come Gesù lo comprende, non rompe il legame coniugale, il marito che ha ripudiato la moglie per motivi morali, deve imporsi di vivere volontariamente come un eunuco; così solamente potrà essere ammesso nel regno dei cieli (cf. J. Dupont, op. cit., p. 220). A questi autori, che pur sono seri e preparati, si può obiettare che tutto il loro ragionamento si basa sull’ipotesi della separazione; ma la quasi totalità degli esegeti pensa diversamente: o la clausola del v. 9 è un’inserzione tardiva di valore locale, giacché non si trova nei testi paralleli del Nuovo Testamento, o, se detta da Gesù, significherebbe: a) anche in caso di concubinato , e non se non in caso di concubinato; b) se non in caso di incesto legale; c) sarebbe un vero e proprio divorzio, come intendono le Chiese protestanti. Concludendo, l’interpretazione celibataria appare non solo probabile ma sicura. Non per nulla ha raccolto, per secoli, cosi vasti consensi.