Gesù in mezzo è la risposta!
Una compaesana ci ha invitato a un pellegrinaggio a Medjugorje. Subito l’idea mi ha suscitato interesse. A casa faccio la proposta a mio marito che mi mette davanti alcune difficoltà. Accantono il pensiero, con la certezza che non era nei piani di Dio.
Dopo qualche giorno M. mi dice che al lavoro non avrebbe avuto difficoltà a chiedere le ferie e che, se avevo ancora quel desiderio, si poteva fare. Decidiamo così di partire. Nei giorni precedenti la partenza, mi venivano strani pensieri: «Io, che ho già l’Ideale dell’unità, cosa vado a cercare? Ho tutto: non è che trovo solo del fanatismo?». Anche un’altra amica mi ha confidato il suo desiderio di andarci un giorno, e questo mi ha rasserenata.
Da sempre nella mia preghiera la figura di Maria non era molto presente, ed era difficile recitare il rosario: non sentivo e non capivo il perché di tutte quelle Ave Maria, mi era più facile parlare con Gesù. Anche tutte le volte che Chiara Lubich ci parlava di Maria, la sentivo come una presenza lontana.
Arrivati a Medjugorje, siamo stati accompagnati alla collinetta delle apparizioni, davanti alla bellissima statua di Maria. Tantissime persone recitavano il rosario, dentro però non venivo trasportata a fare la stessa cosa e questo mi turbava, ma in quel momento ho chiesto a Maria di farmi sentire la Sua presenza.
Il giorno successivo siamo ritornati alla collina delle apparizioni fino in alto dove c’è anche un crocifisso: per arrivarci bisogna camminare su sassi levigati solo dal cammino dei pellegrini. Tutti quei sassi mi ricordavano la nostra vita dove i sassi appuntiti erano le difficoltà da superare, i sassi piatti i periodi più sereni e, come mi ha fatto notare mio marito, i sassi levigati erano i periodi in cui qualcun altro ci aveva aiutato. Davanti alla statua di Maria non sentivo ancora nulla: avevo davanti solo una statua…
In serata siamo stati anche in parrocchia all’Adorazione ed era più facile pregare Gesù. Stavo facendo una forte esperienza: era anche bello vedere tanta gente in ginocchio a dire il rosario…, ma niente di più. La domenica pomeriggio ci viene detto che Mjriana, la veggente, ci racconterà la sua storia. Siamo ospiti nell’albergo di suo marito dove lei fa da cameriera, in un atteggiamento di servizio. Appena inizia a parlare, avverto l’umiltà nel raccontare ciò che le ha cambiato la vita 40 anni fa e come lei si senta solo uno strumento scelto da Maria per portare la Sua voce.
È difficile dire cosa ho provato ascoltandola, non ha detto cose nuove; però, in quel momento, Maria è diventata per me una presenza reale. Ho sentito dentro che Maria mi stava aspettando lì, per presentarsi. Da allora il rosario non è più un ripetere 50 volte “Ave Maria”: sta diventando un dialogo.
Tornando a casa ho ripensato molto a quei giorni: Dio e Maria stanno cercando tutti i modi possibili per farmi sentire la loro presenza, mi sono anche chiesta perché dovevo andare fino a Medjugorje per “capire”: Gesù in mezzo è la risposta! Le migliaia di persone che pregano in silenzio sulla collina, lungo la strada, nelle campagne ci portano la presenza di Gesù che ascolta il nostro cuore con i suoi desideri più intimi: è questo il motivo di tante conversioni.
Ognuno di noi ha fatto la sua esperienza, ha portato a casa ciò di cui aveva bisogno! Tornando a casa con M. ci siamo detti che non importa se la Chiesa ancora non si è espressa sulle apparizioni: noi abbiamo fatto un’esperienza di Dio piena.
A.M. – Cesena