Gerusalemme, ultima tappa del Genfest

Il cantiere di fraternità dei giovani dei Focolari in Terra Santa. Dal 24 aprile al 2 maggio appuntamenti con ebrei, arabi, musulmani e cristiani per continuare a gettare ponti come ci si era impegnati sin da Budapest. L'1 maggio un collegamento internazionale siglerà un patto di fraternità mondiale  
gerusalemme spianata delle moschee

Betlemme, Gerusalemme, Nazareth sono luoghi simbolo della cristianità e delle altre religioni monoteiste, islam ed ebraismo. Ogni pietra di questa terra è impregnata di spiritualità e porta impresso l’anelito alla pace e alla riconciliazione, proprio perché il conflitto è terreno quotidiano di prova per gli ideali e per le persone. I giovani dei Focolari non hanno scelto a caso la Terra Santa, come tappa conclusiva del Genfest, l’expo della fraternità inaugurato a Budapest nel settembre 2012 e che nei mesi ha continuato ad alimentarsi e ad alimentare centinaia di iniziative in tutto il mondo.


La settimana dal 24 aprile al 2 maggio, sarà un’ideale censimento di questi segnali di fraternità che anche in Palestina ed Israele hanno saputo aprire brecce nei muri e messo radici proprio dove l’odio vorrebbe rendere arida ogni possibilità di dialogo e di incontro. Con duecento studenti musulmani e cristiani si ritroveranno all’università di Betlemme per un laboratorio sulla riconciliazione e la pace, mentre insieme ai complessi internazionali Gen Rosso e Gen Verde e ad artisti locali percorreranno la strada dell’arte e della musica che non teme mai sperimentazioni e commistioni pur di generare bellezza e novità.


Il primo maggio un collegamento internazionale da Gerusalemme con Italia, Portogallo ed India siglerà questo patto mondiale di fraternità e rilancerà l’United World Project, il progetto che mira ad incrementare l’unità tra popoli, persone, istituzioni anche attraverso la creazione di una banca dati di tutte le iniziative che negli anni hanno operato in questa direzione. Alessandro di Parma è un giovane contabile, ma in queste settimane è l’agente di viaggio di quanti si preparano a questa tappa in Terra Santa: essere lì significa gettare un ponte con i giovani cristiani che, pur minoranza e in condizioni di vita molto dure, non smettono di sperare. Juan Camillo è colombiano e nella sua valigia ci sono la storia e le tradizioni mediorientali. «In questi luoghi sei di fronte a sfide grandi, non solo culturali o religiose ma soprattutto politiche – commenta –. Può l’amore vincere questi ostacoli? Io credo di sì, soprattutto se i giovani prendono in mano il presente e lavorano senza paura per il futuro». Il Genfest allora continua su questi fronti.

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