Gerardo Marotta, uomo del dialogo
Lo abbiamo incontrato varie volte nella nostra esperienza di impegno culturale e sociale nella città di Napoli dove viveva. Più volte abbiamo organizzato eventi culturali e presentato libri nella sede dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici da lui creato nel 1975.
Di convinzioni non religiose ha avuto sempre un’alta concezione della libertà interiore dell’uomo e di conseguenza un grande rispetto per chi professava convinzioni religiose. Ricordando Giordano Bruno, un filosofo che lui amava, ripeteva sempre: «L’anima è lo spazio della libertà», per cui lo scopo principale della sua vita è stato quello di realizzare una cultura libera da rigidi schemi precostituiti, all’insegna della solidarietà, unica garanzia di pace e proponendo «una filosofia a soccorso dei governi». Di qui la sua attenzione per ogni esperienza sociale, per ogni scelta culturale, aprendo le porte del suo Istituto a tutti.
Sapeva accogliere la diversità e guardava l’uomo in profondità “con amore”.
Grazie a lui, i più grandi filosofi del mondo sono giunti a Napoli a formarsi e a formare presso il suo Istituto: Hans-Georg Gadamer, Jacques Derrida, Karl Popper, Carlo Rubbia, Eugenio Garin, Jean Starobinski, Renato Dulbecco e tanti altri.
Schiere di studenti universitari si sono ritrovati nella sua casa, acquisendo consapevolezza che la vera cultura non forma mai ghetti ma si apre sempre al nuovo e al diverso. Amava ricordare che ogni idea, ogni ricerca filosofica deve avere diritto di cittadinanza nel rispetto della libertà di ciascuno e dei diritti fondamentali dell’uomo.
Ma non si limitò ai soli uomini della cultura, e volle aprire le sale del suo istituto al popolo dei quartieri.
Una delle esperienze più significative che egli ha condiviso è stata quella dell’Associazione culturale Onlus “Plebiscito dintorni”. Ce lo ricorda Diana Pezza Borrelli, fondatrice dell’associazione: «La nostra Associazione ha avuto il dono e la fortuna di essere sostenuta, fin dal suo nascere e lungo il suo cammino dalla personale adesione di Gennaro Marotta. La sua grande passione civile, l’amore per la città di Napoli, il sogno di una crescita culturale e civica della popolazione, lo ha visto partecipe in prima persona a tante delle iniziative che dal 1998 abbiamo portato avanti. La battaglia per la pulizia nei vicoli, quella per regole certe e condivise, il sostegno per la riqualificazione di Piazza Plebiscito, la lotta alla camorra…Un grande sognatore e un grande ascoltatore…Nel suo istituto sono entrate i ragazzi e le donne del popolo che hanno avuto la testimonianza viva del suo impegno civico».
Egli vedeva la cultura come un fiume che doveva irrorare uomini e cose per rendere l’umanità più libera, più giusta, più aperta e dialogante, per correggere storture e deviazioni.
Aveva un amore particolare per i martiri del 1799, quegli uomini e donne che avevano sognato a Napoli la repubblica e che furono puniti con la morte dal re Borbone, e tra questi per Gennaro Serra, uno dei protagonisti di quella “rivoluzione partenopea”, nel cui palazzo egli ha posto la sede dell’Istituto che lui presiedeva.
L’esperienza di Gerardo Marotta ha varcato in questi decenni i confini italiani e ha trovato credito in tutte le nazioni. L’Unesco l’ha definita “un’esperienza senza uguali”.
Quando i finanziamenti pubblici sono stati esigui, ha sacrificato i beni della famiglia per portare avanti la vita dell’Istituto e per difendere il patrimonio librario di oltre 300 mila volumi.
Preparava i festeggiamenti dei suoi prossimi 90 anni progettando un convegno sull’Europa unita.
La sua parola è diventata tagliente solo verso chi esercitava il potere non a servizio del bene comune e della cultura. Più volte ha citato il testo La fine della civiltà di Benedetto Croce, avvertendo in certi fenomeni della società di oggi il pericolo di un’attacco alla cultura e alla bellezza, ai sistemi di pensiero, ai musei e alle biblioteche e alla scuola.
Un ricordo personale, del nostro rapporto con lui in occasione della presentazione di un nostro libro sul tema della fraternità. In quell’occasione, gli donai un mio testo di poesia. Lo accolse con gratitudine e poi volle invitarmi a leggere a tutti i presenti qualcuna di quelle poesie, come apertura dell’incontro.
Immediatezza, valorizzazione di chi gli era accanto, apertura indiscriminata in una profonda libertà interiore, ecco chi era Gerardo Marotta. Noi così lo abbiamo conosciuto e così amiamo ricordarlo.