Geppe senza rimpianti
Da anni oramai è tra i più fedeli collaboratori della nostra rivista con una rubrica di erboristeria e di alimentazione che conta affezionati lettori. Ma chi c’è veramente dietro la firma Giuseppe Chella? Per illustrare a chi non lo conosce il personaggio, non meno che per rinverdire un’amicizia di vecchia data, sono tornato a Napoli, quartiere Vomero, dove lui, “Geppe” – così si fa chiamare familiarmente -, palermitano di nascita, ha trascorso buona parte della sua vita. È pieno di luce il suo appartamento, e sarebbe silenzioso come un chiostro se non fosse per il chiacchiericcio di diversi uccelli esotici distribuiti tra cucina e studio: ambiente, questo, dove troneggia una libreria zeppa di testi per lo più di scienze naturali e di medicina. E già questi elementi sono indicativi degli interessi dell’amico. Geppe – 78 anni, vedovo – mi accoglie con l’amabilità di un gentiluomo d’altri tempi che la vince sempre su una natura piuttosto timida e schiva. Gli acciacchi di questi ultimi anni lo costringono ad una vita più ritirata; sono lontane le scorribande in mezzo alla natura con i due figli, ora sposati, alla scoperta di tritoni ed altri animaletti. Ma il sorriso è quello di sempre. Il discorso con lui spazia dalle singolari proprietà della glutammina e del magnesio alla coltivazione in terrazzo delle ninfee, all’allevamento – questa è curiosa! – di “farfalle per sponsali” (ve l’immaginate, i novelli sposi, avvolti, invece che da prosaico riso all’uscita da chiesa, da una nuvola variopinta di questi leggiadri insetti?). Sì, la natura è da sempre il grande amore di Geppe, un vero scrigno di bellezze in cui ammirare l’opera del Creatore. Non per niente è stato funzionario dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura, esperto in malattie delle piante e membro – fra l’altro – del team che ha curato l’introduzione in Campania della coltura del kiwi. Insieme rievochiamo amici comuni, ma soprattutto Teresa, la sua amata compagna di una vita: una donna forte, entusiasta, generosa, che ti coinvolgeva sempre con la sua cordialità partenopea. Geppe l’aveva conosciuta andando da giovane a far visita ai bambini della Clinica pediatrica del Secondo Policlinico. Entrambi facevano parte della Congregazione mariana del Gesù Nuovo, la famosa chiesa dei gesuiti in pieno centro storico, frequentata a suo tempo dal “medico santo” Giuseppe Moscati, che proprio lì è sepolto. In entrambi l’ esperienza di fede aveva l’esigenza di tradursi in opere al servizio dei più bisognosi. Poi il matrimonio, e soltanto dopo anni di attesa e il dolore di due aborti, le nascite, in successione, di Mariano e Francesco. L’impatto successivo con la spiritualità dei Focolari aveva rivoluzionato il loro modo tradizionale di concepire la vita cristiana e Dio stesso, i cui tratti – fino a quel momento – avevano più del giudice che del Padre. Quel seme, caduto in un terreno già preparato, fruttificò allargando gli orizzonti e dando ai due coniugi una carica apostolica tutta nuova: con Teresa, infatti, Geppe si attivò per propagare nella loro cerchia ed anche oltre, mantenendo i contatti con diverse famiglie del salernitano, quanto scoperto. “Lei era rimasta subito presa dall’ideale dell’unità, coinvolgendo anche me… Era piena di iniziative, riusciva a comunicare gli effetti di questa vita molto meglio di me; e poi aveva un feeling speciale con i giovani! “Ci siamo aiutati reciprocamente, il nostro è stato un rapporto bellissimo, senza mai incrinature – confida ancora Geppe -. Sì, Dio mi ha fatto un dono meraviglioso con Teresa. Anche ora che non è più su questa terra, lei continua ad essere per me uno stimolo ad amare. E comunque spesso ne avverto la presenza spirituale accanto a me”. Una volta in pensione, dotato di maggiore disponibilità di tempo, Geppe cominciò a prestare assistenza settimanale ai malati di cancro di un ospedale cittadino, quale membro dell’Avo (Associazione volontari ospedalieri). Questo contatto col mondo della sofferenza, proseguito anche per le successive vicissitudini di salute di Teresa e proprie, alimentarono in lui l’ interesse per la medicina preventiva, che da allora va approfondendo come autodidatta. Ma ancora gli restava del tempo per gli altri. Di qui l’idea di mettere a disposizione la propria cultura e competenza scrivendo per Città nuova: “cosette senza alcuna pretesa – si schermisce Geppe -, per le quali tuttavia cerco di documentarmi scrupolosamente “. Ed ecco le sue rubriche divulgative, ricche di preziosi suggerimenti. Per stendere ed inviare gli articoli ha imparato – cosa notevole alla sua età – ad usare il personal computer, strumento che gli serve anche per comunicare – è la sua tensione costante – e mantener viva la sua rete di amicizie: “Effettivamente la posta elettronica è un valido aiuto per superare il senso di frustrazione che potrebbe invadermi, ora che i postumi di una grave malattia mi impediscono di muovermi come una volta”. Ma Geppe non si rassegna al ruolo di anziano e di malato, dotato com’è di forza di volontà e di una capacità di stupirsi grazie alla quale sa far breccia immediata anche nei più piccoli. Un nonno come lui, che sa coinvolgere e divertire facendo scoprire i segreti della natura, tutti bambini lo vorrebbero. “Questa è la mia vita – conclude con semplicità -. Il tempo che ancora il Signore mi dà spero di viverlo nella sua volontà”. A questo proposito, dopo aver frugato fra i cumuli di carte della sua scrivania, Geppe mi porge un foglio: “Agli inizi di quest’anno, ho avvertito il bisogno di darmi questo “codice di comportamento”, che cerco di aver presente ogni mattina…”. È in quindici punti e la dice lunga su ciò che veramente sta più a cuore all’amico. Eccolo: – Cercherò di vivere, meglio possibile, ogni istante della mia vita, l’attimo presente: così non avrò rimpianti. – La mia vita avrà sempre bellissimi e nobili scopi da raggiungere. – Amerò tutti, per primo, uno alla volta, con tutto il mio cuore. – Non mi aspetterò niente da nessuno. – Cercherò sempre di capire e di giustificare ogni atteggiamento che non condivido. – Subito perdonerò e dimenticherò ogni torto ricevuto. – Mai dimenticherò ogni bene ricevuto. – Coltiverò sempre e cercherò di allargare le amicizie. – Più felicità si darà agli altri più ne ritornerà a noi. – Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata. – Un problema condiviso è un problema dimezzato. – Ammirerò le bellezze della natura. – Leggerò sempre un buon libro ascolterò bella musica. – In ogni circostanza cercherò un aspetto positivo. – Sempre troverò un aiuto dalla fede. Non è attraente, questo programma di vita, e tale da poter essere condiviso?