Genova riparte con il ponte di Renzo Piano

Il sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci ha presentato il progetto che sarà realizzato da Salini, Impregilo, Fincantieri e Italferr e costerà 202 milioni di euro.

La soddisfazione si è letta chiaramente sul volto del sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci, quando alle 17 di ieri pomeriggio si è presentato nella sala stampa gremita di operatori dell’informazione. All’incontro ha annunciato che c’è il decreto che assegna i lavori per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera, che sono stati affidati alla cordata composta da Salini, Impregilo, Fincantieri e Italferr.

Il costo del nuovo viadotto sarà di 202 milioni di euro (al netto dell’Iva) e il gruppo di imprese è «disponibile a costituire un’unica struttura giuridica». Brusio tra i presenti, soddisfazione, mugugni, poi subito Bucci ha ripreso la parola per dire che il nuovo viadotto «non si chiamerà più ponte Morandi» e per spiegare che «Italferr si occuperà della “ingegnerizzazione”». E ancora, ha affermato che alla gara per l’assegnazione dei lavori di ricostruzione «ha partecipato l’eccellenza italiana e straniera con progetti di altissimo livello, e che Renzo Piano si affiancherà al team come supervisore per garantire la massima qualità».

La ricostruzione dovrebbe partire il 31 marzo, con la demolizione ancora in corso. Il cantiere per gli abbattimenti è stato ufficialmente aperto sabato scorso con il lavoro di cinque ditte impegnate: Fagioli, Omini, Vernazza, Ipeprogetti e Ireos – e la commessa ha un valore di 19 milioni.

Il moncone di ponte Morandi visto dal limite della Zona Rossa, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci.

Alla conferenza stampa le domande sono arrivate a raffica e Bucci ha risposto con precisione ribadendo per l’ennesima volta che «il ponte lo avremo in 12 mesi. Ci sarà alla fine del 2019, anche se non sarà accessibile per quella data». Salini, Impregilo e Fincantieri hanno spiegato che per la costruzione  hanno costituito la società “PerGenova”,  che il progetto parte da quello dell’architetto Piano e «sarà costituito da un impalcato d’acciaio, con una travata continua di lunghezza totale pari a 1100 metri, costituita da 20 campate. Il progetto prevede 19 “pile” di cemento armato di sezione ellittica posizionate con un passo costante di 50 metri, a eccezione della campata sul torrente Polcevera e di quella sulle linee ferroviarie, dove l’interasse passa da 50 a 100 metri».

Così Renzo Piano ancora una volta firma un’opera per la sua città. Genova gli è grata e Bucci ricorda che tra i motivi che l’hanno portato a scegliere l’idea di Piano, vi è anche il fatto che «estetica e progettualità sono derivate dalla storia e dall’immagine di Genova, città di mare, in ragione della forma delle “pile” e dell’impalcato, che richiamano prua e sezione di una nave».

La soddisfazione è espressa anche dal governatore della Liguria, Toti, che riguardo alle aziende costruttrici dice: «Sono 3 aziende che danno un grande sentimento di affidabilità, hanno grande esperienza, hanno fatto tanti lavori, crediamo siano in grado di rispettare i tempi auspicati al di là delle polemiche». Mentre l’Ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, ricorda come: «Sin dal primo momento, Fincantieri si è resa disponibile, lo dovevamo a Genova e alla Liguria». Ancora: «Sono convinto che la nuova infrastruttura sarà il migliore esempio di un’Italia che, se unisce le proprie eccellenze, può “fare sistema” e compiere grandi opere al servizio del paese».

Bono ha poi sottolineato la competenza di Fincantieri «nella gestione di processi e prodotti complessi», che pone il gruppo «nelle condizioni di realizzare il migliore lavoro possibile per dare alla città, nei tempi previsti, un’opera bella, funzionale e che duri nel tempo».

Ora si parte, ora si può ritornare a sperare che Genova con un ultimo sforzo possa ripartire. Per troppo tempo, troppe chiacchiere, troppe promesse l’hanno schiacciata. Oggi è un giorno che può segnare la ripartenza, e tutti vogliono davvero crederci.

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