Genova ospita, assiste, accoglie
Sono sbarcati oltre cento profughi dall’Alpine Royalty, la petroliera turca che li ha salvati dal mare. La città, la Croce Rossa, la Caritas e le associazioni hanno approntato nella Fiera un centro di primo soccorso, dimostrando efficienza e prontezza
Anche il porto della città di Genova entra nel circolo dei porti “salva immigrati”. Finora per un giorno intero è stato attrezzato un padiglione della fiera del mare come centro di accoglienza e primo soccorso per gli oltre cento profughi che l’Alpine Royalty, una petroliera turca, ha salvato in mare davanti a Capo Passero, in Sicilia, e trasportato fino sotto la lanterna.
E qui, grazie alla collaborazione dei profughi stessi, sono stati identificati e arrestati i presunti scafisti. Si tratterebbe di due siriani di 25 e 26 anni e di un diciasettenne egiziano. Secondo le accuse avrebbero incassato per ogni persona trasportata fino a mille dollari ciascuno e ora sono accusati per "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina”.
Il gruppo dei profughi, 106 persone, 40 bambini di cui 30 minori non accompagnati e dieci arrivati invece con la famiglia. Di questi solo 40 potranno fermarsi in città, mentre gli altri saranno smistati in altre città liguri. Presto però, si potrà aumentare il numero degli ospitati con la nuova convenzione stipulata con la Prefettura. Si tratta di un accordo che prevede 350 posti tra Genova e provincia. Gli immigrati sono stati accompagnati a terra a bordo di una motovedetta della Capitaneria di Porto che ha fatto la spola con l’area della Fiera, dove è stato allestito un centro di accoglienza.
Sotto quattro tende bianche della Croce Rossa, allestite dentro il Padiglione B della fiera, i migranti sono stati sottoposti a visita medica, poi accompagnati al piano superiore, dove la Polizia scientifica ha proceduto all'identificazione di base: nome, cognome e data di nascita. Niente impronte, niente braccialetti.
E poi l'altro passo è quello con le associazioni. Terminata questa fase burocratica, operatori delle associazioni con Caritas in testahanno fornito la cena a base di riso, tonno e fagioli, frutta, biscotti e marmellata. E poi le magliette, i pantaloni e le scarpe di ricambio. Poi poche monete 5,50 euro al giorno, tre serviranno per mangiare. Anche la consegna di un set di mutande, una scheda telefonica, per chiamare casa.
«È stata come una vera e propria esercitazione, qualora in caso di necessità, poter avviare velocemente le procedure burocratiche per accogliere e identificare chi sbarca in condizioni non proprio favorevoli. Mi sembra che abbiamo dimostrato efficienza e prontezza». È il commento di uno dei tanti uomini presenti all’accoglienza. «La città di Genova ospita, assiste, accoglie. Ma se si verifica quanto sta succedendo tra Lampedusa e la Sicilia, addio. Saremo impreparati, sia per un’emergenza di così ampia portata e sia poi per la sistemazione. Qui caserme, istituti, centri che possano ospitare numeri troppo altri non ci sono proprio. Ma intanto oggi siamo soddisfatti, perché queste persone hanno avuto soccorso e accoglienza».