Per Genova (e per l’Italia) un amore più grande
La città di Genova nel giorno dei funerali di Stato per le vittime del ponte Morandi è listata a lutto e avvolta in un grande silenzio. La percorro in scooter, i suoi abitanti sono scomparsi, il traffico è ridotto all’essenziale. L’aria che si respira è quella di una mestizia che avvolge, che ti penetra. Ti senti coinvolto, tutto coinvolto in questo sabato d’agosto che dovrebbe essere giorno di festa di vacanza. Di feria. Alle 11:30 le campane di tutte le chiese hanno iniziato a suonare a morto in concomitanza con la celebrazione nel padiglione della Fiera. E tutta la città partecipa alle esequie e al dolore con la chiusura degli esercizi commerciali per la durata dei funerali. Anche al porto ogni attività s’arresta. Gremito il padiglione della fiera dai parenti delle vittime, è arrivato anche il Presidente della Repubblica, il primo ministro con i due vice, altri ministri e parlamentari oltre al governatore della Liguria, il sindaco e altre autorità locali. Delegazioni dei Vigili del Fuoco, applauditi al loro ingresso, della Polizia di Stato, della Protezione Civile. E poi ci sono tantissimi genovesi. Famiglie intere sono qui a testimoniare il loro dolore quasi una conferma – come dice il cardinale Bagnasco nell’omelia – che Genova «non si arrende: l’anima del suo popolo in questi giorni è attraversata da mille pensieri e sentimenti, ma continuerà a lottare. Come altre volte, noi genovesi sapremo trarre dal nostro cuore il meglio, sapremo spremere quanto di buono e generoso vive in noi e che spesso resta riservato, quasi nascosto, schivo».
Oggi è il giorno del ricordo. Ogni bara ha un qualcosa di personale appartenuto alla vittima, ci sono i peluche, le bandire delle squadre di calcio. Ma soprattutto ci sono le fotografie dei loro volti. Le fotografie che raccontano un vissuto, che parlano da sole e dicono in tutti il desiderio di vivere ancora. Ma quel desiderio è stato interrotto, strozzato dal destino tragico. E poi ci sono i volti dei parenti con le lacrime che scendono abbondanti. Gli sguardi ancora pieni di domande di tanti perché che forse non troveranno mai una risposta. Sguardi che cercano comprensione, affetto, che confortino l’improvvisa debolezza. E risposte arrivano della semplice presenza degli altri che sono venuti qui per condividere gioie e dolori. Come quel ponte crollato che ha permesso per oltre cinquant’anni di varcare il vuoto, così la fiducia negli altri consente di attraversare questa pagina triste.
Al termine dei funerali un’amica mi confida: «Nella sobrietà e nella partecipazione profondissima dei genovesi e non solo, ho sentito forte un richiamo a farci ponti di comunione, a farci costruttori di una nuova umanità che agisca e dia risposte concrete, che sia motore di una nuova Italia. Solo insieme si può fare questo cambio di passo. E ci dobbiamo essere davvero tutti».
Intanto sono stati trovati gli ultimi quattro corpi e rintracciato un “disperso”. Il numero definitivo delle persone morte sarebbe di 42, tre sarebbero i componenti di una famiglia: papà, mamma e una bimba di 9 anni. Recuperato infine anche il corpo dell’ultima persona che risultava dispersa. Sul fronte delle indagini si sta lavorando ininterrottamente per accertare ogni responsabilità . «E’ una tragedia che ha coinvolto tanti, tutto il nostro Paese. E’ una tragedia inaccettabile». Così il Presidente della Repubblica Mattarella, subito dopo i funerali, ha chiesto «un accertamento rigoroso delle responsabilità» e ricordato che sono momenti di dolore condiviso da tutta l’Italia che dimostra unità.
Il procuratore della Repubblica facendo il punto sulle indagini ha ribadito: «Di fronte a una tragedia del genere non voglio sentir parlare di limiti di spesa o di norma». La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo a carico di ignoti. Tra le ipotesi di reato ci potrebbe essere anche quella di attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel frattempo gli investigatori hanno acquisito tutti i video disponibili sul crollo e la Procura ha già acquisito tutti gli atti che riguardano la progettazione, la realizzazione e la manutenzione del viadotto. L’ultimo capitolo è stato il sequestro dei due monconi rimasti in piedi dopo il crollo della campata centrale del viadotto. Le macerie del ponte, come confermato dal procuratore capo, sono state trasferite in un’area individuata dal Comune dove verranno sequestrate e analizzate dai periti nominati dalla Procura. «Siamo certi – ha detto Bagnasco – che nel cuore di ognuno stia crescendo per Genova un amore ancora più grande, convinto che essa lo merita, che non può essere dimenticata da nessuno, e che la sua vocazione è scritta nella sua storia di laboriosità e di tenacia, oltre che nella sua posizione di porta fra il mare e il continente».
Rialzati Genova, torna te stessa presto. Te lo auguriamo tutti noi, fieri ed orgogliosi di essere tuoi cittadini.