Genova, il nuovo viadotto

Grande commozione, presente il premier Conte, molti genovesi e alcuni parenti delle vittime del crollo per il primo impalcato del nuovo ponte sul Polcevera, tra le pile 5 e 6.

Il primo impalcato del nuovo ponte sul Polcevera, tra le pile 5 e 6  è stato installato, come promesso dal commissario per la costruzione e sindaco di Genova, Bucci, nella mattinata di martedì primo ottobre. A dare inizio alle operazioni di  sollevamento alle 10.11 è stato il suono di una sirena e a “gioire” per questo primo evento di ricostruzione tra le tante persone col naso all’insù v’erano anche tante autorità, tra le quali il premier Conte e il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli.

C’era commozione, visibile commozione per un evento che dovrebbe andare a concludersi ad aprile del prossimo anno quando tutto sarà pronto. E il nuovo ponte ritornerà a costituire un nodo fondamentale per le connessioni stradali e i trasporti di Genova, della Liguria e del territorio italiano. Questa prima campata è lunga 50 metri, costruita in acciaio dal peso di 500 tonnellate posizionata a quasi 50 metri di altezza È la prima di 19 campate che costituiranno il nuovo viadotto: saranno 16 da 50 metri e 3 da 100, quelle che sovrasteranno il torrente Polcevera. Commozione e grande soddisfazione insieme. C’erano tra i presenti anche parenti delle vittime del crollo del Morandi. E soddisfazione perché in tempi relativamente brevi Genova sta costruendo un’opera fondamentale per la città, per il porto, per l’Italia. Gratitudine al progettista del ponte l’architetto genovese Renzo Piano che nelle sue dichiarazioni ai media ha raccontato che «il ponte è un gesto di pace e una grande impresa perché unisce. Costruire è un lavoro di gruppo e nel costruire nasce la solidarietà. In Giappone per tradizione gli architetti dicono agli operai solo una cosa: state attenti a non farvi male. Un ponte si vara come una nave, ma in aria e allora solo questo voglio dire: state attenti». E poi ha rimarcato che «questo ponte è figlio dei mille operai che lavorano in questo cantiere e ha una storia importante, nasce da una tragedia. Ma oggi è una bella giornata è un riscatto e può suonare un po’ consolatorio. Ma non è così perché qui c’è stata una grande tragedia che non si può dimenticare».

Un ponte urbano che con i suoi 1067 metri di lunghezza, della travata continua che costituisce l’impalcato in acciaio, 18 pile in cemento armato a forma ellittica e 19 campate, attraversa la zona antropizzata della Val Polcevera. Una condizione che ha caratterizzato la progettazione rendendola attenta non solo all’infrastruttura in sé, ma anche  alla forte relazione con il contesto circostante. Renzo Piano ha definito questo suo disegno di ponte un progetto «semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembra una nave ormeggiata nella valle. Un ponte di acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Un ponte sobrio nel rispetto del carattere dei genovesi».

 

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