A Genova per il controesodo dei cervelli in fuga
«Il talento è in continuo movimento e bisogna essere in grado di coglierlo. Pensare che basti l’esperienza dei più anziani è un grave errore: è necessario guardare ai giovani per non perdere il contatto con la realtà che sta cambiando», ha detto il regista Gabriele Muccino a centinaia di ragazzi radunati ai Magazzini del cotone di Genova per l’ annuale evento sulla fuga dei cervelli We’re Back, organizzato dall’associazione di soli under 30 NewGen. «L’attenzione al merito che si ha negli Stati Uniti mi ha stranito, abituato all’Italia dove non ne viene dato il giusto peso», ha concluso Muccino.
Vincenzo Novari, CEO Comitato olimpico Milano-Cortina 2026
Alla kermesse, condotta da Victoria Cabello, erano presenti altri personaggi di successo, del mondo della cultura, dell’imprenditoria e della finanza, che hanno fatto esperienze professionali all’estero e sono rientrati in Italia o che comunque hanno mantenuto un forte legame con il Belpaese, come Vincenzo Novari, CEO del Comitato organizzativo olimpico di Milano-Cortina 2026, che vede nella fuga dei nostri cervelli la necessità di una diversa formazione: «In Italia ci sono molte opportunità, ma servono delle competenze specifiche, soprattutto tecniche che nel nostro Paese si fanno fatica a trovare. Si tratta solo di far incrociare la domanda con l’offerta».
I riferimenti alla pandemia sono scontati, considerando che secondo una ricerca di Pwc, dopo l’arrivo del coronavirus, per un giovane talento residente all’estero su cinque è aumentata la propensione a tornare in Italia. E che, sempre per lo stesso studio, i giovani credono che da questa tragedia si potrebbero aprire nuovi scenari sia a livello di opportunità lavorative sia a livello di sistema Paese. «Io penso che la pandemia abbia riguardato sicuramente i giovani, ma un po’ tutte le generazioni. I ragazzi hanno un vantaggio anagrafico, mentre ci sono molti uomini e donne di mezz’età che hanno perso il lavoro e fanno molta fatica a reinserirsi nel mercato». Secondo Novari per avere successo nel mondo del lavoro servono due fattori: determinazione e umiltà. «È molto difficile che queste due caratteristiche coesistano nella stessa persona».
Le giovani leve all’interno delle realtà aziendali sono utili in un’ottica di contaminazione con le fasce di età più anziane. «I media italiani hanno bisogno dei giovani, con le loro competenze e i loro talenti, anche se ancora non lo sanno – ha detto il vicedirettore del Sole 24 ore Roberto Bernabò –. O comunque resistono perché le aziende editoriali sono in ritardo nella loro visione strategica». Ci sono anche questioni burocratiche che non permettono una crescita in questo senso: «Le regole del mercato del lavoro non aiutano il ricambio generazionale: le aziende che usano ammortizzatori non possono assumere ma neanche fare stage. Si blocca così il travaso di conoscenze tra professionisti di età diverse», ha concluso Bernabò.
Benedetta Arese Lucini, co-founder Oval Money
Su una cosa tutti gli speaker presenti in sala erano d’accordo: l’importanza di uscire fuori dalla propria comfort zone. «Non bisogna pensare che l’Italia sia il mondo – ha detto Benedetta Arese Lucini, cofondatrice dell’app di gestione finanziaria Oval Money –. Fuori dai confini nazionali ci sono possibilità di arricchimento culturale e professionale, conoscendo nuove persone e trovandosi in situazioni diverse. L’importante è rimanere in contatto con chi si è incontrato nel corso delle proprie esperienze fuori porta, ma grazie alla nuove tecnologie questo è facilissimo».
In Mapei, azienda operativa nel settore delle produzione di materiali chimici per l’edilizia, sono attivi dei progetti di global mobility per favorire le esperienze di interscambio e confronto culturale, come ha testimoniato dal palco Veronica Squinzi, CEO e global development director: «I giovani che lavorano in Italia vengono mandati all’estero per alcuni anni. L’idea è che facciano ritorno con un bagaglio di esperienze, utile per lo sviluppo della Società. L’internazionalizzazione è stata essenziale per la crescita del nostro brand». Una filosofia, quella della contaminazione dall’incontro di culture diverse, sposata certamente da Margherita Pagani, anche lei sul palco, ex pallavolista e ora fondatrice di Impacton, un’azienda che prende progetti nel sociale che già esistono per “esportarli” nelle altre latitudini del mondo.
Ma c’è anche una voce fuori dal coro, quella del fondatore di Samitha Investments Paolo Basilico: «Il mondo ci appare deterministico e spesso spinge i giovani a una standardizzazione delle strade da seguire che si riflettono nei loro curriculum. Andare all’estero diventa qualcosa di codificato. L’importante è buttarsi con coraggio e azzardare qualche ‘fuori pista’»