Genova: come ripartire
L’obiettivo immediato è la ricostruzione, ma è anche la sorte dei senza tetto, o meglio, di coloro che un tetto ce l’hanno ancora, ma sanno già che dovrà essere abbattuto. Insieme a ciò che resta del ponte. Quei monconi sospesi in alto, incombono sulle loro vite e sul loro futuro.
Autostrade per l’Italia si è detta pronta alla ricostruzione, ma ci sono anche altre ipotesi in campo. Il governo sceglie la linea dura: il vicepremier Luigi Di Maio non vuole che sia Autostrade a ricostruire il ponte: il compito potrebbe spettare ad altri. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, vuole rivedere tutto il sistema delle concessioni, valutando l’interesse pubblico e non escludendo la nazionalizzazione. E intanto, si guarda alla necessità di demolire il ponte, delineando l’agenda delle priorità.
Per il ministro delle Infrastrutture, è necessario individuare, fin da subito, un quadro di riferimento ed un percorso preciso. Ma soprattutto gli obiettivi e i passi per realizzarli. «Dobbiamo fare in modo – afferma Toninelli –, che il tessuto urbanistico della città venga ricucito nel più breve tempo possibile. Si stanno studiando le soluzioni migliori per l’abbattimento dei monconi del Ponte e un rapido sgombero delle macerie. Quindi bisognerà ricostruire con modalità diverse nel più breve tempo possibile. Nel frattempo, si stanno prendendo provvedimenti sia agevolare la mobilità locale, sia per il traffico merci da e verso l’importante porto».
Dal ministero fanno sapere, in modo più dettagliato, che si sono già individuate le priorità. In una prima fase, si dovranno mettere a punto alcune strade alternative. Si dovrebbe utilizzare il corridoio che passa dall’Ilva di Cornigliano, a nord di Genova: un percorso che è possibile completare in poco tempo, eliminando alcuni cantieri ancora aperti. Questa strada permetterebbe di collegare agevolmente la zona portuale, che è la vera emergenza immediata.
C’è la necessità di non fermare l’attività portuale, vero motore dell’economia genovese e asse portante del sistema navale italiano. Poi bisognerebbe rafforzare la “strada del mare” attraverso un collegamento con Genova Voltri (da est a ovest). Inoltre, si sta valutando un progetto di Fincantieri che sarebbe pronta realizzare, nell’immediato, un ponte provvisorio sul Polcevera. Sarebbe un segnale importante, che tanti attendono. La velocità di realizzazione potrebbe fare la differenza rispetto a molte altre emergenze che si sono verificate in Italia.
Dopo la prima fase, si dovrà pensare alla programmazione a lungo termine. Autostrade per l’Italia si dice pronta a ricostruire e a giorni dovrebbe presentare il nuovo progetto. Ma dal Governo fanno capire che la ricostruzione potrebbe essere affidata a soggetti terzi, anche se i costi dovrebbero comunque ricadere su “Autostrade”. Toninelli non entra nei dettagli, ma precisa che «il ponte va rifatto nel più breve tempo possibile e con criteri chiaramente nuovi. Autostrade comunque ha un obbligo in tal senso, in veste di concessionario».
Il ministero, in questi giorni, sta affrontando più nodi. Bisogna individuare chi deve ricostruire il ponte e come. Autostrade si è detta disponibile a realizzarlo, ma dal Ministero fanno sapere che questa non può essere considerata una mera “disponibilità”: sulla base di quanto previsto dalla concessione questo è piuttosto un obbligo. Ma le recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio sembrebbero allontanare la possibilità che la ricostruzione venga affidata ad Autostrade e farebbe avanzare l’ipotesi di un ruolo forte di Fincantieri.
Intanto, proseguono le procedure di caducazione, per la rescissione della convenzione. «Attendiamo le contro-deduzioni che Autostrade ci invierà – fanno sapere dal ministero –, poi si andrà avanti. Agiremo sulla base di quanto previsto dall’articolo 9 della convenzione. Autostrade per l’Italia ha avuto incassi enormi dalla gestione delle autostrade, pare con una margine operativo lordo del 62 per cento. Con questi profitti devono assumersi delle responsabilità. Ma c’è anche qualcosa da rivedere: non è possibile prevedere profitti così alti». E si parla già di riduzione del pedaggio e di maggiori fondi da destinare alle manutenzioni e alla sicurezza.
Altra priorità, le procedure di demolizione, vero “nodo” da risolvere. «C’è la necessità di demolire al più presto per evitare i pericoli dei crolli – spiegano dal ministero –, ma queste esigenze devono tener conto anche delle esigenze della magistratura di mantenere, il più possibile, le fonti di prova, importanti nel caso in cui si avvieranno le contestazioni nei confronti di eventuali responsabili. Bisogna contemperare le due esigenze». E c’è da decidere anche come demolire. Le cariche esplosive sarebbero la modalità più veloce, ma probabilmente più devastante. Ed eliminerebbero del tutto strutture e pezzi di esse la cui conservazione sarebbe invece necessaria per produrre prove e dati tecnici in un’aula di tribunale. Impedirebbero anche nuove indagini tecniche, che il prosieguo dell’inchiesta potrebbe richiedere. Lo smontaggio, invece, è più lento, ma anche più complesso. Il rischio di crolli durante i lavori è un’ipotesi incombente.
Di certo, le case sotto il ponte dovranno essere abbattute. Qualcuno ha già cominciato a portar via tutto, man mano che le forze di controllo che cinturano la zona permettono ai residenti di tornare, sia pure per un tempo limitato, a casa. E l’abbattimento di alcune case potrebbe anche precedere quello dei piloni del ponte e dei suoi monconi.