Genova, allarme petrolio rientrato

Il mare del capoluogo ligure è salvo dall'inquinamento, a quanto fa sapere l'Autorità portuale. I proprietari degli stabilimenti balneari ringraziano quanti hanno circoscritto il danno. Meno positive sono le notizie sul fronte delle indagini riguardo alle responsabilità della raffineria Iplom, che aveva rassicurato sullo stato delle condutture
Controllo aereo della zona Pegli Aeroporto

Sei settimane per ripulire i torrenti, è questo il tempo necessario calcolato per gli interventi di pulizia degli alvei dei rii Fegino e Pianego e del torrente Polcevera per rimuovere i residui di greggio, poi si inizierà la bonifica definitiva. L'Autorità portuale di Genova fa sapere che le ricognizioni sull'inquinamento in mare hanno dato esito negativo. L'allarme è rientrato molto prima del previsto e le spiagge del ponente ligure interessate all’eventuale inquinamento sono state tutte bonificate dalle tracce di catrame che in minima parte erano state trattenute dagli scogli.

 

Per quanto riguarda le chiazze di greggio portate al largo dalla corrente, anche questo è stato recuperato. Passato quindi lo spavento per una stagione estiva a rischio, i proprietari degli stabilimenti balneari ringraziano quanti hanno circoscritto il danno che poteva compromettere il flusso turistico tanto atteso per far quadrare i conti sempre troppo in rosso.

 

Meno positive sono le notizie sul fronte delle indagini riguardo alle responsabilità della Iplom, la raffineria dalle cui tubature attraverso una falla sono fuoriusciti i 700 metri cubi di greggio la sera del 17 aprile a Genova. La magistratura è impegnata nelle indagini, lo stabilimento è sotto sequestro e dall’esame delle carte pare non sia tutto chiaro. Secondo la magistratura, infatti, pare che la società avesse rassicurato la Capitaneria di porto e i vigili del fuoco sul buono stato delle condutture e dei serbatoi. Mentre dalle carte di un'indagine interna, compiuta nel 2013, si risconterebbero oltre una ventina di punti critici proprio su quella tubazione che collega il porto passando per i depositi di Fegino dove si è creata la falla, fino a raggiungere la raffineria vera e propria a Busalla.

 

È inquietante, secondo la Procura, che siano state fornite informazioni false riguardo lo stato di manutenzione dell’oleodotto: «Stiamo parlando – precisa il procuratore capo Francesco Cozzi – di una fabbrica che ha il suo cuore pulsante nel centro di un paese – Busalla appunto, poco meno di seimila abitanti – e di oltre 20 km di oleodotto che collegano il mare all’entroterra. È evidente che per la magistratura, al di là dei rilievi sulle cause dell’incidente, sono altamente prioritarie la sicurezza e la salute di lavoratori e abitanti».

 

L’impianto è sotto sequestro e 240 lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria per 13 settimane. «Almeno 500 famiglie sono coinvolte in questa vicenda – spiega il sindaco Loris Maieron –. Oltre ai dipendenti coperti dagli ammortizzatori sociali, ci sono decine di aziende che gravitano nell’indotto. Centinaia di persone che rischiano di perdere il lavoro. Dopo lo spegnimento degli impianti, la fabbrica resterà operativa ancora un mese e solo a fine maggio capiremo quali saranno gli effetti economici e sociali sulla vallata. Quel delicato equilibrio tra ambiente e industria rischia di saltare. Siamo tutti preoccupati, in attesa che la magistratura faccia chiarezza su quanto avvenuto. Chi ha sbagliato deve pagare». Di Iplom si è discusso anche in consiglio comunale, inoltre è stato messo in programma un incontro tra il sindaco e i lavoratori per capire come affrontare l’emergenza.

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