Genova accoglie i migranti
Lo striscione di benvenuto da sabato salutava l’arrivo della nave dei migranti nel porto di Genova, l’avevano collocato i portuali genovesi quasi in cima alla Lanterna, una tra le tante iniziative intraprese dai camalli e dagli operai Cigl che si battono a favore dell’accoglienza dei migranti.
Sono poi giunti davanti ai cancelli di Calata Bettolo, per chiedere l’apertura dei porti e, dare il benvenuto ai profughi salvati dalla Marina Militare quasi 300 manifestanti che hanno legato lo striscione di benvenuto che la compagnia dei portuali Culmv aveva issato sulla Lanterna.
C’era anche un grappolo di giornalisti per seguire le operazioni. Tra di loro don Giacomo Martino, il responsabile dell’ufficio diocesano Migrantes, che ha raccontato di cosa farà quando li potrà avvicinare «credo che abbiano bisogno come prima cosa di un abbraccio e io glielo darò, sarà la prima cosa che farò: abbracciarli, è il linguaggio universale, e di questo hanno bisogno queste persone. Non ho paura di malattie di contaminazioni, ma di far sentire loro il calore dell’accoglienza. Le nostre strutture hanno dato piena disponibilità ad accoglierli. Cento persone per Genova non sono niente. Le polemiche sono basate sul nulla, ognuno dice quello che vuole. Ma la gente di Genova ha dimostrato più volte di essere intelligente quindi a parte qualche momento di sbilanciamento, non ha mai respinto nessuno. La città non si spaventa di fronte a l’accoglienza di 100 persone. Noi genovesi siamo uomini di mare, i naufraghi li accogliamo non li lasciamo morire in mare».
Attraccato poco prima delle 9 del 2 giugno il pattugliatore della Marina Militare Cigala Fulgosi. A bordo un centinaio di profughi che sono stati soccorsi al largo delle coste della Libia, tra questi anche 23 minori e 17 donne di cui alcune incinte.
«Non ci sono particolari emergenze sanitarie a bordo – racconta il consigliere delegato alla Protezione Civile Sergio Gambino. Risultano almeno 6 o 7 casi di scabbia. Poi c’è una bimba con una ustione di primo grado per elevata esposizione al sole». Raccontano di una traversata da incubo. Di essere stati due giorni in mare e di aver patito sofferenze infinite, e che ci sono stati morti tra i compagni di viaggio».
Lo hanno riferito alcuni migranti al medico dell’ospedale Galliera Paolo Cremonesi che li visitati a bordo. Li abbiamo visti scendere a gruppi di venti. Nella struttura allestita per l’occasione è stata effettuata l’identificazione e il successivo trasferimento in una tenda dove hanno trovato un pasto caldo e dei giochi per i bambini. Vi sono rimasti fino all’arrivo dei pullman che li ha accompagnati nelle strutture della Cei, in attesa di essere definitivamente trasferiti in altri Paesi europei.
«Ringraziamo la Cei e gli altri Paesi Europei che ci hanno aiutato a risolvere il problema: grazie al nostro lavoro, l’Italia finalmente non è più sola», ha dichiarato il ministro dell’Interno. Per quanto riguarda i minori non accompagnati, potrebbero rimanere un paio di notti a Genova prima di essere indirizzati verso apposite strutture.