Genova a rischio idrogeologico

Dopo i morti per le recenti alluvioni e i tantissimi danni, uno studio completo analizza la fitta rete di canali sotterranei che rende il capoluogo ligure una potenziale bomba d'acqua. La serie di interventi urgenti da fare è contenuta in un fascicolo di 30mila pagine, con fotografie, filmati, carte topografiche e tracciati
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Genova è una delle città a più alto rischio idrogeologico: a dirlo sono un gruppo di esperti nominati dalla Procura della Repubblica. Lo studio si è reso indispensabile dopo i morti per le recenti alluvioni e i tantissimi danni. I quattro consulenti nominati dalla Procura della Repubblica, hanno firmato un studio importante e completo, avviato nell'ambito dell'inchiesta sull'alluvione del 4 novembre 2011.

Genova è percorsa da una fitta rete di canali sotterranei. Un labirinto di corsi d'acqua, infinito che rende il capoluogo ligure una potenziale bomba d'acqua. Il geologo professore Alfonso Bellini, l'ingegnere idraulico Marco Masetti, l'ingegnere ambientale Annunziato Siviglia e il geologo Marco Tubino in un anno e mezzo di indagine hanno visionato uno ad uno la fitta rete dei corsi d'acqua che attraversa sotto la città. Lo hanno fatto loro stessi fin dove ciò era reso possibile e con poi si sono avvalsi della collaborazione del Nucleo Speleo Alpino-Fluviale e Nucleo Sommozzatori e Soccorso Acquatico dei vigili del fuoco, che avvalendosi anche dell’ausilio di telecamere, dove non era possibile ispezionare personalmente, hanno dato un quadro drammatico ma completo dello stato delle cose.

Maggiore attenzione, è stata posta dai consulenti della magistratura ai rivi Fereggiano (Marassi), San Martino, Rovare e Noce che scendono da San Fruttuoso. «Ma anche corsi d'acqua completamente tombinati, di cui prima del 4 novembre non si conosceva l'esistenza o non si aveva notizia delle condizioni di manutenzione – precisa il procuratore capo della Repubblica del capoluogo ligure Di Lecce – tanto che dopo questa indagine conoscitiva consegneremo alle autorità competenti i risultati, perché quantomeno si facciano gli opportuni interventi».

E ha continuato: «Noi finora ci siamo concentrati sui motivi che hanno determinato la morte di sei persone, non le ragioni per cui i torrenti sono esondati». Ma secondo il procuratore ci sono cause pregresse da ricercare nel passato remoto. L’indagine ha evidenziato quello che si poteva fare nelle ore immediatamente precedenti al disastro, come chiudere o deviare il traffico, avvisare la popolazione, tenere gli studenti dentro le scuole o sospendere le lezioni dal giorno prima.

Ora è a disposizione di ogni tratta di torrente un filmato, che è stato allegato all'inchiesta. E una serie di interventi da fare contenute in un fascicolo di 30mila pagine, con fotografie, filmati, carte topografiche e tracciati. Per il Fereggiano, ad esempio i consulenti dicono che : "appare ragionevole ritenere che le dimensioni delle sezioni tipiche che caratterizzano la condotta risultano insufficienti per un deflusso in condizioni di piena».

Che il Rio Rovare è in « pessimo stato di conservazione di alcuni tratti di manufatto murario… fenomeni di erosione e di scalzamento dei piedritti e del fondo, con evidenti situazioni che richiedono risanamento strutturale e consolidamento».

Che il Rio Noce, «presenta criticità nella tratta finale di esplorazione: pessimo stato dei manufatti, una successione di repentine deviazioni di sezioni con restringimenti».

In conclusione l’indagine, vista la situazione apparsa, permette di individuare situazioni che richiedono interventi manutentivi di tipo ordinario e situazioni in cui sono necessari interventi manutentivi straordinari. Lavori che devono essere fatti per evitare altre esondazioni, altri morti, altri danni

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