Genitori e figli. Agitare bene prima dell’uso.
In uscita il 26 febbraio il nuovo film di Giovanni Veronesi. La famiglia e il confronto-scontro tra giovani e adulti visti con gli occhi di una quindicenne.
Ancora e sempre la famiglia, vista con gli occhi di una quindicenne, nel cinema nostrano. Giovanni Veronesi racconta il confronto-scontro tra giovani e adulti nel suo nuovo film. Di nuovo non c’è molto, se non lo stratagemma del compito in classe in cui l’adolescente Nina (Chiara Passatelli) racconta, sorvegliata dall’ex sessantottino professore Alberto (Michele Placido) le storie che le stanno capitando. Dal perenne confronto tra il padre svanito e separato (Silvio Orlando) e la madre nervosa (Luciana Littizetto), alle simpatie naziste e al razzismo del fratellino Ettore; dalle avventure di Gigio (Andrea Facchinetti), svogliato figlio del professore, tifoso del Grande fratello, alla figura della nonna strampalata ma buona (Piera Degli Esposti). Come è strano il mondo degli adulti, complicato. Il tema della quindicenne aprirà gli occhi al professore Alberto e lo dovrebbe pure agli spettatori: questo è il mondo in cui viviamo.
Veronesi, come tanto cinema italiano, osa e non osa. Dice e non dice. Da una parte sembra elogiare la famiglia tradizionale contro la “famiglia aperta”, dall’altra presenta tradimenti e menzogne come una normalità; si parla di sesso fra adolescenti, mentre gli adulti lo vivono male, e così via. Volano frasi fatte e situazioni scontate. Peccato.
Gli attori sono tutti un po’ sopra le righe, Orlando e la Buy riciclano sé stessi. La migliore è la ragazzina Passatelli, la cui purezza di fondo rende assai bene la fase ancora incantata dell’adolescenza. Per il resto il film si perde in situazioni già viste, e sembra più bozzettistico che scavato. Ma è il nostro limite, lo si diceva, non solo di Veronesi. Paura di perdere una fetta di pubblico se finalmente si esce dalla superficialità?