Genialità e sofferenza
Alda Merini, voce poetica e forza visionaria. da poco scomparsa.
«I poeti lavorano di notte/ quando il tempo non urge su di loro,/ quando tace il rumore della folla/ e termina il linciaggio delle ore./ I poeti lavorano nel buio/ come falchi notturni od usignoli/ dal dolcissimo canto/ e temono di offendere Iddio./ Ma i poeti nel loro silenzio/ fanno ben più rumore/ di una dorata cupola di stelle» (Testamento). Chi meglio di Alda Merini può parlarci della poesia che ha fedelmente albergato in lei e con la quale ha subito un graduale processo di immedesimazione?
Il pubblico italiano la conosce ancora poco, nonostante la vasta bibliografia, i premi per la poesia – Montale (1993), Viareggio (1996), Dessì (2002) – , la proposta per il premio Nobel della letteratura, e la conoscenza a livello non solo italiano, tanto da essere già tradotta in spagnolo.
D’altra parte l’originalità della sua voce poetica e la forza visionaria del suo linguaggio non sono riducibili ad alcuna corrente poetica italiana o dell’attuale quadro culturale europeo.
Il suo ricco tessuto linguistico, in un originale intarsio di generi letterari, spazia dal mitico al mistico, dal sublime al quotidiano, dal sacro al sensuale. Inoltrarsi nella poetica di Alda Merini è come immergersi in un mondo complesso, geniale eppure sofferente, significa trovarsi tra le mani frasi maleodoranti di cruda sofferenza e tuttavia meravigliosamente nette e lucide di significato.
Per assurdo, i dolori cupi e le tristezze esaltate dalla Merini lasciano germogliare una voglia di vivere, una ricerca del bello, una soave fragranza di vita anche quando la luce si smorza e quasi si spegne sotto i colpi del vento degli eventi e l’incedere delle avversità di ogni foggia e colore.
Nata il 21 marzo 1931, già all’età di dieci anni riceve il primo riconoscimento pubblico. Da allora, la sua poesia, pervasa da viva originalità e popolarità (nel senso che esprime le aspirazioni della gente), è un chiaro e foriero esempio di novità di poesia religiosa, quando venga peró inserita e contestualizzata nel postmodernismo e facendo riferimento agli elementi fondanti della poesia religiosa italiana del XII secolo
Alda è partita. Lasciamoci salutare da una lirica che esprime il suo cammino: «Io son poeta/ e poeta rimasi tra le sbarre;/ solo che fuori, senza casa e persa/ ho continuato mio malgrado il canto/ della tristezza, e dentro ad ogni fiore/ della mia voce è ancora la speranza/ che nulla sia accaduto a devastare/ il mio solco di luce ed abbia perso/ la vera chiave che mi chiude al vero» (Canto di risposta). Alda ci ha lasciati. Restano i suoi versi, resta lei fatta ora completamente, solamente, poesia.
______________________________
Per conoscerla
Alda Merini – La presenza di Orfeo –Scheiwiller. Reato di vita – Melusine. Fiore di poesia – Einaudi.
Vedi anche: www.fgdibe.net