L’impegno civico di Generazione Lucana

Le idee, i metodi e le strategie dell’associazione che vuole creare una nuova stagione di politiche giovanili in Basilicata. Pubblichiamo l'intervista completa relativa alla storia apparsa sul numero di giugno della rivista Città Nuova

«Non cerchiamo consensi, non vogliamo compassione e non vogliamo che nessuno si senta in colpa per l’eredità che ci viene lasciata. Vogliamo invece costruire un passo alla volta il nostro futuro, che sia migliore per noi e per i nostri ­ gli, senza attendere o sperare che lo facciano altri». Così apre il dossier di Generazione Lucana (GL), realtà nata in Basilicata per costruire proposte concrete per rendere questa regione un paese per giovani.

Margherita Dilucca, di Pomarico, 27 anni, project manager e dottoressa in Psicologia del lavoro, ci ha raccontato il percorso di GL e la sua esperienza personale in questa realtà.

Com’è nata Generazione Lucana e quali sono i vostri obiettivi?
Generazione lucana nasce formalmente nel 2018 come associazione, ma le nostre attività sono iniziate anni prima. Apparteniamo a paesini diversi della Basilicata e tutti eravamo impegnati nell’attivismo civico, quindi a un certo punto ci siamo detti: perché non metterci insieme se lavoriamo per lo stesso fine nella stessa regione? L’obiettivo è quello di creare una nuova stagione di politiche giovanili in Basilicata. Siamo nati con il caffè tour che ha toccato circa 80 comuni della Basilicata durante il quale abbiamo incontrato giovani e meno giovani della nostra regione per chiedere se la Basilicata è o meno una regione per giovani. Ci siamo chiesti allora: come può diventarlo? Abbiamo raccolto idee, pensieri, metodi, strategie già applicate sui territori e abbiamo costruito il Dossier delle politiche giovanili e l’Impegno per la Basilicata, un manifesto che chiunque può firmare per esprimere il proprio impegno nel processo di rinnovamento della Basilicata.

In alcuni comuni si è riuscito ad applicare ciò che avevamo proposto. Il dossier ha fatto il giro di diversi tavoli istituzionali, nazionali e anche internazionali, siamo arrivati all’Agenzia Nazionale Giovani e al Parlamento europeo, dove siamo stati riconosciuti tra le realtà più influenti di Europa per le politiche giovanili.

Sono nate poi diverse tesi di ricerca su progetti che avessero basi scientifiche e fossero applicabili. Alcune si sono focalizzate sulla Zona Economica Giovanile, una misura che prevede sgravi fiscali per dare la possibilità di fare impresa sul territorio. Spesso diciamo che la Basilicata è un deserto e quindi è più facile crearvi qualcosa, ma lo è per chi ha il privilegio di poterlo fare. La Zeg mira ad abbattere questo privilegio, dando la possibilità a tutti e a tutte di poter fare impresa e poter avviare qualcosa in proprio.

Ci sono stati studi anche sui Neet che hanno visto l’applicazione in progetti come Neetflix, scritto insieme ad Anci e al Comune di Matera, che mira a costruire un ecosistema sostenibile basato sulle persone, su come queste possono essere autrici di cambiamenti dal micro al macrosistema.

Un’altra iniziativa è la Rete dei talenti che ha consentito di mettere in contatto professionalità molto diverse tra loro provenienti da tutta Italia. Per esempio, una biblioteca in provincia di Potenza, che stava per chiudere, grazie alla Rete è riuscita a incontrare un progettista e ingegnere gestionale che nello stesso periodo stava scrivendo progetti riguardanti la letteratura per l’infanzia. L’incontro tra queste realtà ha consentito di salvare la biblioteca dandole un nuovo asset.

Chlaydoscope è uno dei nostri ultimi progetti che mira a far crescere leader giovanili in un’ottica di organizzazione di una comunità, dando gli strumenti per essere autonomi nella generazione di impatto sulla società. Abbiamo messo in atto laboratori pratici di questo tipo nella nostra regione a Viggiano e Rotondella.

Nel periodo delle elezioni regionali abbiamo invece dato vita a Pnrl (Politiche Non convenzionali per le Regionali Lucane) un dibattito live su 4 macrotemi selezionati, da cui è nata una lettera con proposte concrete per arrivare ad una realtà diversa, in quanto crediamo che non sia impossibile, ma “eutopico”.

Un progetto iniziato ad aprile è Giovani in biblioteca, un processo di attivazione culturale che ha l’obiettivo di offrire attività ai giovani che vivono la provincia. Più aumenta la distanza da un centro che offre servizi, maggiore è la percentuale di spopolamento. Il centro polivalente di Miglionico “D’Amoroso Foco” inizierà a offrire servizi in modo da creare possibilità accessibili a chi vive le aree interne.

Con che mezzi generazione lucana ha potuto attivare questi progetti?
Molte delle nostre attività sono autofinanziate, ma in alcuni casi abbiamo scritto e vinto progetti. Inoltre ci sono cittadini privati, imprese e aziende che hanno deciso di sostenerci con donazioni spontanee, quando qualcosa inizia a muoversi è bello vedere che qualcuno insieme a te vuole farlo.

Noi offriamo servizi di coprogettazione partecipata, di scrittura di dossier, di attivazione di politiche giovanili per i comuni e per le organizzazioni pubbliche o private. Ci stiamo indirizzando ora verso la costituzione di una vera e propria impresa sociale, naturalmente nata dal basso, perché tutto è iniziato proprio come “quattro amici al bar”.

Invece siete riusciti a dialogare con le amministrazioni regionali?
Con la Regione abbiamo avuto diversi dialoghi, ma come impatto delle attività siamo riusciti meglio nei comuni delle piccole aree o come quelle un po’ più grandi come Matera, e abbiamo ad esempio sostenuto la candidatura di Potenza come capitale dei giovani.

Siamo più specializzati nelle aree interne perché sono quelle che tendenzialmente vedono meno fondi, vedono meno possibilità, sono più ai margini rispetto ai grandi capoluoghi.

Qual è stata la tua esperienza che ti ha portato anche a scegliere di rimanere in Basilicata?
Io ho sempre fatto attivismo con realtà territoriali che erano qui. Successivamente mi sono avvicinata ad un impegno più politico di giustizia sociale, quindi ho trovato in Generazione Lucana quel motore in cui io potessi indirizzare le mie energie. Casualmente GL è nata quando io stavo finendo la triennale in Psicologia e quindi dovevo decidere se rimanere e fare la magistrale qui oppure andare via. In questo GL mi ha dato una grossa spinta a voler restare perché vedevo che con me c’erano anche altre ragazze e altri ragazzi che avrebbero voluto investire in un futuro qui. Penso che si tratti anche di privilegio, io ho potuto scegliere di fare la magistrale qui perché ho passato il test all’Università di Bari, ma se non ci fossi riuscita e avessi passato il test altrove? Quando parliamo di scelta io sono contraria al mantra “se vuoi puoi”, perché quando si parla di volere e potere il grande assente è il privilegio, non tutti abbiamo le stesse condizioni sociali ed economiche per rimanere in un posto. Su questo io sono molto grata di aver avuto il tempismo e le condizioni per poter rimanere qui. GL è stato per me anche un momento di orientamento formativo e lavorativo, perché in realtà quando ho iniziato Psicologia avevo il sogno di lavorare nell’ambito clinico, mentre quello che ho fatto è totalmente diverso.

E tu adesso lavori sul territorio?
Lavoro come freelance, sono project manager per GL e altre organizzazioni che si occupano degli stessi temi, ma GL è stato un grande trampolino che mi ha consentito di conoscere tante persone, di conoscere le realtà che sono sul territorio, perché questo è un altro grosso problema della Basilicata. Spesso si dice che non c’è niente, però non c’è la conoscenza dell’offerta formativa e lavorativa locale, quindi molto spesso non conosciamo più nel dettaglio di cosa ha bisogno il territorio, che cosa potrebbe offrire il territorio a chi esce dall’Università.

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