Gatta ci cova
Ma non era il cane il miglior amico dell’uomo? E i gatti non erano amati solo dai bambini e dalle signore? Indipendenti, solitari, poco addomesticabili i gatti non sono mai stati popolari al cinema. Così si dice (o si diceva). Davvero? Eppure, c’è stato il successo mondiale nel 1970 del cartone disneyano gli Aristogatti, dove il randagio Romeo salva i rampolli (si fa per dire) felini di una ricca signora gatta. Senza contare il cattivissimo dispettoso e grasso felino sempre nel cartone disneyano Cenerentola del 1950. Si dirà che i gatti entrano nei cartoni oppure nella pubblicità televisiva, oggi in questo senso onnipresente con le razze feline pregiate, ovviamente.
Insomma, il gatto va prendendo il posto del cane – anche per gli uomini ‒ o almeno pareggiando con lui. Pure al cinema, e da un pezzo.
Per esempio.
Nel ’58 il gatto Cagliostro ‒ un nome che è un programma ‒ è con Kim Novak in “Una strega in paradiso” di Richard Quine: infatti, il siamese ha capacità stregonesche.
Nel ’61 è il confidente di Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” di Blake Edwards: è un gatto senza nome, ma i due fidanzati ne sono innamorati tanto da cercarlo sotto la pioggia.
Nel ‘99 Fiocco di neve è un gatto persiano bianco a dar la caccia al topolino Stuart, però poi si pente. Siamo nel film “Stuart Little” di Rob Minkoff. Un successo, visto che avrà due sequel.
Nel 2000 Sfigatto è coprotagonista con Robert De Niro in “Ti presento i miei” di Jay Roach.
E arriviamo a Catwoman nel 2004 con la donna-gatto tratta dall’omonimo fumetto e passata al grande schermo: furba, ma dolce. Regia di Pitof.
Finalmente ecco nel 2014 Ulisse, il soriano rosso nel film dei fratelli Coen (addirittura!) “A proposito di Davis”. Il gatto è simpatico, amico del giovane chitarrista sfortunato di New York, ma da compagno inseparabile di vita lo aiuta a trovare la sua strada.
Succede lo stesso nel film che vedremo il 9 novembre, cioè “A spasso con Bob” di Roger Spottiswoode. Tratto dal besteller mondiale del 2012, racconta la vera storia di James, giovane tossico chitarrista per le piazze di Londra. Si prende cura di un rosso felino che gli arriva in casa, a cui una vicina dà il nome di Bob. Bob non se ne vuole andare, vuol stare col giovane. È un gatto “umano”. Diventano inseparabili, lottano per stare insieme, finché il duo attira l’attenzione dei media. Bob è l’alter ego di James, lo aiuta a disintossicarsi, è il suo cuore, la parte migliore di sé. Non è una favola, ma una realtà.
Recitazione perfetta dei due attori, il felino e l’umano, tempi giusti e tante altre sorprese che non si dicono, ovvio.
È il tempo dei gatti, al cinema. Attenzione, perché a dicembre ne arriva un altro…