Garbatella: da san Filippo Neri al rione pop
In questo 2020 compie cento anni uno dei quartieri più tipici e famosi di Roma, uno dei più “romani” insieme a Testaccio, Trastevere e San Lorenzo. Stiamo parlando della Garbatella, simpatica, pittoresca, vivace, caratteristica, “ruspante”, popolare, familiare. L’origine del nome non è sicura. Tre le ipotesi in campo. “Garbatella” sarebbe il soprannome di un’ostessa locale famosa nel primo ’900 per la sua gentilezza. Oppure deriverebbe dall’aria fine e dalla luce della contrada. Terza ipotesi, il nome risalirebbe al tipo di vite un tempo coltivata in loco, detto “a garbata”, vite che cresce poggiata a olmi o aceri.
Ma, a parte il nome e l’origine, questo quartiere a mezzo tra periferia storica e centro città, è noto e gradevole un po’ a tutti perché si è visto tante volte come location di film e fiction memorabili tipo Caro diario e Bianca di Nanni Moretti, I Cesaroni con Claudio Amendola, Una vita violenta dal libro di Pasolini, Le ragazze di Piazza di Spagna di Luciano Emmer e molti altri. Pure il “palazzo Fantozzi”, dove il ragioniere pena ogni giorno, non è che la sede della Regione Lazio, tra Garbatella e via delle Sette Chiese, la più nobile del rione, che attraversa da cima a fondo.
In (appena) un secolo, Garbatella si è caricata di una mole incredibile di memorie, segno che a Roma la storia è di casa. In occasione di questo centenario “casareccio”, gli abitanti del quartiere vanno rievocando gli eventi più significativi di un irripetibile “pezzo” di Roma, incentrando incontri e manifestazioni al teatro Palladium, datato 1927, il cuore del rione, fucina e vetrina delle attività artistico-culturali. È in stile déco per i poveri, un “liberty pop”: lo stile del quartiere, di tante sue villette e palazzine, con i decori e le modanature non in marmo ma in stucco o calce bianca. Lo stile barocchetto, come è stato chiamato. Quello della povertà unita alla dignità, e al buon gusto non di rado.
Non è vero che Garbatella sia sorta per i “profughi” degli sventramenti fascisti (via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, corso Rinascimento, via della Conciliazione). Già esisteva, c’è una data precisa, il 18 febbraio 1920, quando Vittorio Emanuele III pose la prima pietra, a piazza Brin. Lì la classe dirigente, ancora giolittiana, aveva deciso di far nascere il nuovo quartiere. Perché questa scelta? Anzitutto la zona era sulla strada del mare, dove Roma si sarebbe espansa; ma soprattutto lì sarebbe scorso nientemeno che… il quarto fiume di Roma (!), dopo Tevere, Aniene e Almone.
L’ingegner Paolo Orlando e altri urbanisti umbertini avevano progettato un canale navigabile che, partendo dal nuovo rione, avrebbe fiancheggiato il Tevere fino al mare, alleggerendolo dal traffico commerciale e pesante, già allora però ridotto dopo il sorgere dei muraglioni voluti da Garibaldi. L’opera non si fece, ma tante vie del lato est del quartiere sono ancora intitolate a “gente di mare”. Malinconiche memorie di un’impresa audace rimasta un sogno.
Il nuovo quartiere si fece sul modello delle city-garden inglesi, cioè non solo verde pubblico (e privato), ma come un paesetto tra il rurale e l’urbano, dove i contadini immigrati, ce n’erano allora, vivessero bene. E tale è rimasto il nucleo storico di Garbatella, che di lì a poco sarebbe stato imitato da Città Giardino a Monte Sacro. Col fascismo e l’arrivo degli “sfollati” dai Fori il progetto non fu sconvolto, ma sorsero più palazzoni, accanto agli originari palazzini e villette, che sono sempre lì per essere ammirate come vecchiette ancora carine.
In quegli anni ’30, fu edificata la prima chiesa, S. Filippo Neri in Eurosia, 1933. Ma c’era già dal 1836 la “Chiesoletta”, dedicata ai ss. Isidoro ed Eurosia. Nel ’52 sorse la parrocchia della Garbatella, S. Francesco Saverio, in piazza Damiano Sauli, dove Woytjla iniziò le sue visite pastorali alle parrocchie romane il 3 dicembre 1978. Ma il sacro, il cristiano alla Garbatella splende soprattutto lungo via delle Sette Chiese, insigne memoria storica dove il sacerdote Filippo Neri, dopo la visita a S. Paolo fuori le Mura, iniziava il pellegrinaggio alle altre 6 delle Sette Chiese previste da questa devota pratica. Attraversando la Garbatella lungo questa Via Sacra di Roma postridentina, il gaio corteo degli Oratoriani guidati dal Santo raggiungeva la via Ardeatina e proseguiva verso la basilica di S. Sebastiano sull’Appia.