Galantino: «L’immigrazione non è merce elettorale».

Nell’ambito della presentazione della 104° Giornata mondiale del migrante il segretario della Cei ribadisce che l’unico motivo di accogliere, proteggere, promuovere e integrare il migrante è il Vangelo senza curarsi del politico di turno e di imminenti elezioni elettorali

Un dettaglio è rivelatore. 16 citazioni tratte dai discorsi di 5 pontefici diversi. Sono contenute nel breve messaggio, 1620 parole, di papa Francesco per la Giornata del migrante e del rifugiato del 2018 del prossimo 14 gennaio declinata in 4 verbi paradigmatici: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. «I contenuti di papa Francesco ‒ spiega monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, nella conferenza stampa di presentazione ‒ non nascono dall’angusta quotidianità che trasforma, in maniera indecente, il tema dei migranti in merce elettorale. Le citazioni confermano che è pretestuoso il tentativo diffuso in politica e in una certa frangia del cattolicesimo di affermare un’attenzione solo dell’ultima ora su questi argomenti da parte di papa Francesco». Secondo Galantino «gli elettori italiani sapranno distinguere i venditori di fumo. E valuteranno sui criteri dell’onestà, del realismo e dell’umiltà». Il problema ‒ ha rilevato, dopo una domanda rivoltagli da un giornalista ‒ «è che alcune forze non fanno proprio ciò che è il loro dovere, la politica intesa come servizio alla polis. Il problema non è se la Chiesa fa o non fa servizio di supplenza». «Il mio referente ‒ ha tenuto a dire monsignor Galantino ‒ non è il politico tizio o caio, ma è il Vangelo, la mia guida è il papa, oggi Francesco, ma attenzione che Benedetto XVI diceva le stesse cose, pronunciava le stesse parole dure nei confronti di chi ignorava le esigenze dei migranti». Il fenomeno, è certo epocale, strutturale e non emergenziale. Durerà a lungo, ancora alcuni decenni, circa 30 anni secondo gli esperti.

Nel mondo sono 1 miliardo le persone in movimento – quasi un essere umano su sette – contando anche i 700 milioni di migranti interni, oltre i 250 milioni di migranti esteri e gli oltre 68 milioni di migranti forzati a causa di guerre, persecuzioni, disastri ambientali: una cifra mai raggiunta neanche durante la Seconda guerra mondiale.

In Italia i migranti arrivati attraverso la rotta mediterranea nel 2017 sono stati 119 mila, il 34% in meno rispetto allo scorso anno. Sono oltre 400 i bambini morti in mare da inizio anno mentre tentavano la traversata da soli o con parenti, mentre in migliaia sono stati vittime di abuso, sfruttamento e schiavitù nel loro viaggio attraverso la Libia. Solo nel 2017 circa 15 mila bambini non accompagnati hanno raggiunto l’Italia via mare ed i loro viaggi sono stati generalmente gestiti da responsabili di traffico e tratta.

Di fronte alla cosiddetta “invasione straniera” in Italia basta fare un semplice confronto con il Libano dove vivono un milione e 750 mila stranieri, che di fronte alla popolazione del Paese (4,4 milioni) rappresentano più del 28% degli abitanti. In proporzione è come se in Italia ci fossero 23 milioni di profughi.

E il nostro è un Paese che accoglie e un Paese che emigra. «Dal 2006 al 2017 la mobilità italiana ‒ interviene don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes ‒ è aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni di iscritti all’Aire. Al 1 gennaio 2017, infatti, gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) erano 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data». Una cifra praticamente pari con gli stranieri, 5 milioni di persone, che si sono inseriti stabilmente nel nostro Paese.

Sono molti e complessi i problemi da affrontare in tutte le fasi delle migrazioni: dalla partenza alla destinazione di arrivo, fino all’integrazione. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale dei migranti papa Francesco specifica che la protezione comincia « in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale» e continua in terra d’immigrazione con «un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale». Accogliere significa «una prima sistemazione adeguata e decorosa», la concessione di visti umanitari per il ricongiungimento familiare e programmi che aprano corridoi umanitari che la Cei porta avanti con la Caritas e i valdesi insieme ad un’altra iniziativa Liberi di restare, liberi di partire in cui la Cei investe 30 milioni di euro. Altro grande tema la promozione dell’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, «garantendo ‒ dice il papa ‒ a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali». L’ultimo verbo, integrare passa per «l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel Paese».

Unica motivazione, non la politica o le imminenti elezioni elettorali, ma il Vangelo: «Ero forestiero e mi avete ospitato».

 

 

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