Galantino: La comunione è una risposta alla crisi
«Non dobbiamo arrenderci a questa crisi. Per fortuna, almeno per noi credenti, ma spero anche per tutti quanti gli uomini, ci sono sempre delle luci e siamo qui proprio per fare questo, stasera: per trovare ispirazione, visto che al centro dell'incontro c'è la figura di Rosmini. Lui ha creduto tanto in Dio e negli uomini e ha attivato meccanismi di riflessione e di impegno seri, che hanno permesso e permettono tuttora di trovare una via di uscita dalla crisi». Nella serata di apertura dell'edizione 2015 di Loppianolab, il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, sottolinea che per uscire dalla crisi noi tutti «dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo farla, altrimenti siamo dei parolai soltanto».
A margine del convegno dal titolo "Un'idea di persona, di società, un'idea di economia, l'umanesimo di Antonio Rosmini", nel quale è stata trattata l'importanza dell'opera di questo filosofo, di cui Città Nuova sta pubblicando l'Opera omnia, Galantino ha spiegato che «La nostra non è una crisi economica, ma una crisi prima di tutto – permettetemi di dirlo – morale, perché soltanto persone che hanno una dirittura morale di fronte ad eventuali, inevitabili, difficoltà economiche sanno trovare delle vie di uscita. Quando invece non si è moralmente retti, non si è moralmente bene orientati, le crisi ci sono, ma le soluzioni che si adottano sono sempre parziali, sono – ahimè – soluzioni interessate».
In questo contesto sociale, ma anche economico e politico difficile, i focolarini cosa insegnano? «Penso che l'economia di comunione – afferma monsignor Galantino – sia una delle risposte più intelligenti, meno eclatanti, ma piu efficaci» alla crisi.
Parlando invece a proposito di quanto detto negli Stati Uniti da papa Francesco, per il quale ogni uomo dovrebbe avere un minimo materiale costituito da terra, casa lavoro e la libertà di spirito, Galantino commenta: «Papa Francesco ci stia dicendo delle cose così ovvie, che mi sembra strano che noi ci continuiamo ancora a meravigliare. Se ancora ci meravigliamo siamo messi proprio male. Ben venga allora una figura come papa Francesco che in maniera chiara, senza infingimenti, ci ricorda che abbiamo degli obblighi forti, degli obblighi morali nei confronti di coloro che questo minimo ancora non ce l'hanno».