Galantino su lavoro, fine vita, populismi e migranti

A conclusione del Consiglio permanete, Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, affronta, in conferenza stampa, alcuni temi di attualità rispondendo alle domande dei giornalisti  
ANSA/CLAUDIO ONORATI

Uno sguardo a 360 gradi su: lavoro, giovani, famiglia, fine vita, adozioni, criminalità organizzata, migranti, Unione europea.

È l’impegno della Chiesa italiana calata nella storia, del nostro Paese e del Continente. Sono i temi di attualità che hanno animato il confronto nel Consiglio permanente della Cei conclusosi questa settimana. La chiave di lettura l’ha fornita Nunzio Galantino, segretario generale della Cei nella conferenza stampa conclusiva: «Siamo passati da un clero che aveva nel culto il massimo della sua espressione ad un clero che dal culto deve trarre energia per immischiarsi nella storia».

Con la specificazione che “senza culto”, cioè senza radici, spiritualità, unione con Dio, “faccio solo confusione nella storia”. Non preti manager, insomma, ma gente equilibrata che abbia una vita interiore per poter entrare nelle piaghe della società, della famiglia, delle persone con il giusto approccio antropologico.

«Un approccio laico, non confessionale, attento a sviluppare un’antropologia integrale, che valorizzi alcuni punti essenziali: la natura relazionale della persona, la cui libertà ‘chiama’ all’incontro; la sua unicità, che non diventa però mai possibilità incondizionata di disporre di sé; la fragilità intrinseca dell’uomo, destinata a rivelarsi la condizione che interpella prossimità, cura, condivisione dei momenti della malattia come di quelli della festa».

Tra i temi trattati il lavoro, tema centrale della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (Cagliari, 26-29 ottobre 2017).

«Il cammino verso Cagliari – ha detto Galantino – si articola su quattro registri comunicativi: la denuncia delle troppe zone di discriminazione, disagio e sfruttamento; l’ascolto e la narrazione dell’esperienza lavorativa contemporanea; la raccolta e la condivisione di buone pratiche, che già oggi creano nuove occasioni occupazionali; la formulazione di proposte capaci di incidere sui contesti giuridici, istituzionali e organizzativi, tanto a livello locale che nazionale».

Altro tema il testo unico sul fine vita. Per Galantino “è importante superare il principio di autodeterminazione presente nel testo unico per favorire l’alleanza terapeutica e la proporzionalità delle cure ed evitare sia l’accanimento che l’abbandono terapeutico”. La Chiesa, insomma, non vuole appiattirsi sulla cultura dominante sul fine vita e “fa male sentirci dire che siamo considerati arretrati perché si pretende l’appiattimento al pensiero dominante”, anche se “l’Italia sul tema del dolore e delle cure palliative non investa ancora tanto”. Il suo è anche un invito ai media a mettere in luce anche le testimonianze di chi in situazioni difficili adotta soluzioni diverse dall’eutanasia. “E’ una questione di cultura, di impegno educativo e di conoscenza di buone pratiche”.

Nessun arretramento neanche sul Fattore famiglia. “Su questo non molleremo mai” – ha specificato Galantino – finché non si riscopra la centralità della famiglia per la società contemporanea. Solo ripartendo dalla famiglia possiamo ritrovare l’orgoglio di dirci nazione

civile”. E ha ricordato il caso positivo della provincia autonoma di Bolzano, dove cresce la natalità per l’applicazione del Fattore famiglia che incoraggia a fare figli perché attua una seria politica familiare non basata su bonus occasionali e non strutturali.

Sull’attenzione ai migranti la Chiesa non fa passi indietro, anzi rilancia, con una nuova iniziativa straordinaria chiamata Liberi di partire, liberi di restare, che prevede un

investimento di 30 milioni di euro dai fondi dell’8 per mille. Il senso dell’iniziativa è che accogliere i migranti non è più sufficiente, ma occorrono nuove strategie e nuovi progetti nei Paesi di origine che si aggiungano a quanto si sta già facendo: cooperazione solidale, corridoi umanitari. L’iniziativa sarà presentata pubblicamente a maggio.

Continuano ad allarmare i populismi che cavalcano le paure e non risolvono i problemi. Dalla preoccupazione per questo fenomeno si è passati all’allarme, all’escalation e ora alla constatazione di un fenomeno dannoso.

«Con il megafono si dicono cose che non rispondono al vero, – ha osservato Galantino – e spesso i populismi si nutrono di mancanza di memoria, ma l’acqua che li alimenta e li fa crescere è l’inefficienza di risposte ai problemi della gente. Se continuiamo ad avere il 60% dei giovani per strada, senza lavoro, penso al mio Sud, e finché ci saranno famiglie che devono accalcarsi nelle Caritas c’è da allarmarsi veramente perché i motivi che alimentano i populismi stessi restano tutti lì irrisolti».

Nell’Assemblea generale (Roma, 22-25 maggio 2017), sarà eletto con l’indicazione di tre nomi possibili, il nuovo presidente della Cei, al posto del cardinale Angelo Bagnasco.Galantino non è eleggibile perché non più vescovo titolare di una diocesi.

Il papa sarà libero di scegliere tra i vescovi nominati nella terna o al di fuori di essa.

 

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