Gala Rachmaninoff
Ne ha scritti quattro di concerti per pianoforte e orchestra. La gente conosce soprattutto il possente terzo. Ma l’Accademia di Santa Cecilia li presenta tutti – gli ultimi due stasera –, con l’orchestra diretta da un brillante, focoso Alexander Sladovsky e un pugno di giovani pianisti, tutti eccellenti.
Perché piace così tanto Rachmaninoff? Certo, la sua è musica ancora”tonale”, quindi comprensibile ai più, venata di melodiosità, amante degli effetti, orchestrata con colori fulgenti e bellissimi.
Il primo concerto è ancora discontinuo, sicuramente, in bilico fra sperimentalismo orchestrale e virtuosismo pianistico.
Dmitry Mayboroda, ventenne dai lunghi capelli romantici, ci sta bene. E’ ardente, veloce, misurato, un poco timido. E ciò fa bene ad una partitura accattivante, eterea in qualche momento (Andante), ma pure vigorosa, prorompente. E’ una vitalità si direbbe adolescenziale, che piace. Dmitry è più che una promessa, è un virtuoso che crescerà come anima, sicuramente.
E a proposito di anima, ecco il secondo concerto con l’affermato Giuseppe Albanese, irruento, spettacolare. Nessuno immaginerebbe che questo lavoro sia costato dolori formidabili all’autore, che lo scrisse dopo mesi di depressione. E’ musica potente, d’effetto, espansa in una cantabilità (Adagio sostenuto) dove gli archi si abbandonano con passionalità tipicamente russa al sentimento, mentre nell’ultimo movimento (Allegro scherzando), dopo i ritmi barbari di percussioni ed ottoni, c’è la melodia romanticissima dell’oboe, così accattivante da venire ripresa da Frank Sinatra (Full moon and empty arms) quarant’anni dopo!.
Questo mondo di fuochi artificiali orchestrali, di esplosione del cuore con un sentimento ancora più acceso di un Tchaikovsky e il pianoforte come principe sonoro di un cosmo abbagliante, resta indimenticabile.
E fa capire, grazie al funambolismo del pianista e dell’orchestra perchè Rachmaninoff piaccia così tanto: è vita sanguigna, tenera, struggente. Ma nasce dal dolore. Solo che non si vede: come i grandi artisti egli lo sublima in un affresco che semina solo una gran voglia di stare al mondo. Da non perdere.