Gadret, vincitore con dedica

Nel giorno dei funerali di Wouter Weylandt, John Gadret corridore francese dell’Ag2r-La Mondiale, vince l’undicesima tappa del Giro d’Italia. Contador conserva la maglia rosa
gadret ciclismo

Da Tortoreto Lido a Castelfidardo. Sono stati centosessanta chilometri senza tregua, funestati da un profilo altimetrico fittamente segmentato, che ha ricalcato l’immagine del campo di battaglia scavato dalle trincee.

 

La storia di questo lembo di terra marchigiano profuma infatti di antiche battaglie: proprio a Castelfidardo, il 18 settembre 1860, si scontrarono le truppe del Regno di Sardegna e l’esercito dello Stato Pontificio. La vittoria delle milizie sabaude sancì la gloriosa fine del Risorgimento italiano, spalancando così le porte all’unità d’Italia.

 

Centocinquant’anni dopo questi fatti, sempre a Castelfidardo, la strana coincidenza del destino, ha riportato sull’altare della cronaca del Giro d’Italia un altro episodio di unità.

 

A meno di ottocento metri dal traguardo i due superstiti della fuga di giornata, Daniel Moreno Fernandez (Katyusha) e Ignatas Konovalovas (team Movistar), tentano il tutto per tutto. Subito dietro di loro, il gruppo della maglia rosa, lanciato a tutta velocità, divora vorace i pochi metri che lo separano dalla coppia al comando.

 

Konovalovas, getta subito la spugna a causa della fatica, mentre Daniel Moreno resiste tutto solo al comando, fino a quando dal gruppo parte John Gadret, che fulmineo e determinato si invola tutto solo verso la vittoria, lasciando agli avversari solo l’onore del podio. Lo sguardo rivolto verso il cielo e le braccia alzate con gli indiciin alto a indicare la memoria di Wouter Weylandt, corridore belga scomparso durante la terza tappa, sono l’emblema dell’esultanza del corridore francese, un mix di gioia e commozione.

 

«Ho pensato tutto il giorno al funerale di Wouter – ha dichiarato Gadret a caldo ai microfoni Rai – anche se io non sono belga, questa vittoria la dedico a lui perché il ciclismo è una grande famiglia. Questo è stato il vero motivo che mi ha spinto a scattare quando mancavano quattrocento metri al traguardo. Volevo fare qualcosa di grande per rendere omaggio a Wouter ed essere più vicino a lui».

 

Essere parte di una sola famiglia, dare sportivamente l’esempio di cosa significhi veramente la parola unità. Eppure è “solo” una corsa in bicicletta…

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