G7: cultura strumento di dialogo
L’Italia, che dal 1 gennaio 2017 ha assunto la Presidenza di turno del G7, consesso che riunisce i 7 Paesi più industrializzati del mondo, ha ospitato il primo G7 dei Ministri della Cultura sul tema “Cultura come strumento di dialogo fra i popoli”. Ai lavori, che si sono svolti a Firenze il 30 ed il 31 marzo, hanno partecipato anche il Commissario europeo alla Cultura ed il Segretario Generale dell’Unesco.
Il vertice è stato un’occasione per condividere idee e proposte sul problema dei conflitti armati e della conservazione dell’identità nazionale, presentando la cultura come uno strumento di dialogo tra i popoli. Obiettivo dell’incontro è stato proprio quello di adottare un documento comune sul tema della cultura come strumento di dialogo, la cosiddetta Dichiarazione di Firenze e, secondo quanto dichiarato da Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, è «un onore che questo sia avvenuto su impulso italiano». I rappresentanti dei Paesi del G7 hanno ribadito il proprio impegno nel recuperare e preservare il patrimonio dell’umanità danneggiato dalle calamità naturali o durante i conflitti o attaccato dal terrorismo, chiedendo di contrastare il traffico illecito dei beni culturali.
Nella Dichiarazione di Firenze viene espressa «profonda preoccupazione per i sempre maggiori rischi – derivanti non solo da attacchi terroristici, conflitti armati e calamità naturali, ma anche da razzie, saccheggi e altri crimini perpetrati su scala globale – per il patrimonio culturale e le istituzioni e i beni che ne sono espressione, quali musei, monumenti, siti archeologici, archivi e biblioteche».
Infatti, negli ultimi anni, la Comunità internazionale ha assistito alla distruzione di molti siti culturali, fatto drammatico «perché tali azioni cancellano un patrimonio insostituibile, sopprimono l’identità delle comunità e rimuovono ogni traccia di diversità del passato e di pluralismo religioso».
Pertanto, si ritiene necessario «promuovere una efficace attuazione degli strumenti di diritto internazionale esistenti per la tutela del patrimonio culturale mondiale», facendo appello «alle Nazioni Unite, in particolare all’Unesco e alle altre organizzazioni internazionali di settore», ma soprattutto agli Stati «affinché adottino misure robuste ed efficaci per contrastare il saccheggio e il traffico di beni culturali dal loro luogo di origine, in particolare dai Paesi in situazione di conflitto o di lotte intestine, identifichino e vietino il commercio di beni trafugati che siano stati illecitamente portati oltre i confini e, laddove appropriato, rafforzino il monitoraggio dei porti franchi e delle zone di libero scambio».
D’altronde, si riconosce quanto sia fondamentale la collaborazione più intensa tra le autorità giudiziarie e di polizia per contrastare i fenomeni illeciti. Inoltre, la Dichiarazione di Firenze richiama la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2347 (2017) sulla distruzione del Patrimonio Culturale nei conflitti armati, chiedendo che nelle missioni di sicurezza e di mantenimento della pace stabilite dal Consiglio di Sicurezza venga prevista «una componente dedicata alla tutela del patrimonio culturale». Infine, i Ministri della Cultura auspicano che il G7 Cultura venga ripetuto nei prossimi vertici.
Il G7 Cultura rappresenta la conclusione di un lungo percorso che ha visto l’Italia impegnata in prima linea per promuovere la protezione del patrimonio culturale da parte della Comunità internazionale, patrimonio minacciato e distrutto dagli uomini, come nel caso dello Stato Islamico, e da sempre più frequenti catastrofi naturali. Infatti, i beni culturali non rappresentano semplicemente l’eredità del Paese e del popolo che li possiede, ma l’eredità dell’umanità intera, mentre il fenomeno del traffico di beni archeologici è una fonte di finanziamento per il terrorismo.
Dunque, l’1 agosto 2015, in occasione di Expo Milano 2015, 83 Paesi hanno firmato la Carta di Milano che condannava la violenza contro il patrimonio culturale. Successivamente, il 13 novembre 2015, l’Unesco ha approvato una risoluzione che impegnava ogni Paese membro a costituire una task force nazionale Unite4Heritage da dispiegare in difesa del patrimonio culturale mondiale e sollecitava le Nazioni Unite a discutere l’opportunità di una componente culturale nelle missioni di peacekeeping.
L’Italia è il primo Stato membro delle Nazioni Unite che, il 16 febbraio 2016, ha costituito la propria task force Unite4Heritage (costituita da storici dell’arte, studiosi, restauratori e Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale), pronta ad intervenire sotto l’egida dell’UNESCO nelle aree di crisi per la tutela del patrimonio culturale mondiale, con un accordo siglato alle Terme di Diocleziano di Roma tra l’allora Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, ed il Direttore Generale dell’Unesco, Irina Bokova, alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dell’allora Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette. Infine, su iniziativa italo-francese, il 24 marzo 2017 il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione 2347 (2017).
La mattina del 30 marzo la riunione dei Ministri della Cultura è stata anticipata da un incontro tecnico sul tema “La tutela del patrimonio culturale: regole, pratiche e modelli formativi”, al quale hanno partecipato esperti in rappresentanza dei sette Paesi del G7, dell’Unione Europea, dell’UNESCO, del Consiglio d’Europa, dell’ICCROM, dell’UNoDC, di Unidroit, dell’Interpol, dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale e dell’ICOM.
Gli esperti hanno discusso delle migliori pratiche internazionali di investigazione e di intelligence nonché dell’elaborazione di soluzioni che permettano di condividere in un database unico tutti i beni culturali, le migliori esperienze di cooperazione internazionale e le attività educative e formative che possano sensibilizzare l’opinione pubblica.