Il G20 delle religioni per sanare le comunità ferite dal Covid

I leader religiosi lanciano un appello ai leader del G20 per risolvere conflitti e disuguaglianze che affliggono il mondo.

Si è concluso a Bologna il cosiddetto G20 delle religioni, un forum interreligioso che ha riunito 370 leader religiosi, politici, parlamentari, scienziati ed esponenti del mondo della cultura, provenienti da 70 Paesi, all’insegna del tema “È tempo di guarire – Pace tra le culture, comprensione tra le religioni”. Con il termine guarigione si intende sanare le fratture sanitarie, sociali ed economiche derivanti dalla pandemia di Covid-19, nonché sanare i conflitti e le disuguaglianze che contribuiscono e accentuano queste fratture. I gruppi religiosi e le comunità interreligiose hanno lanciato delle proposte da inserire nelle agende dei leader del G20, auspicando il sostegno ai più vulnerabili, che rischiano di essere lasciati indietro soprattutto in questo momento incerto.

Infatti, proprio le emergenze generate dalla pandemia di Covid-19 rappresentano una priorità a cui i leader e le nazioni del G20 dovrebbero dare risposta coinvolgendo le comunità religiose, ad esempio per sostenere campagne di vaccinazione che raggiungano le comunità di tutto il mondo entro la fine del 2021, ma anche per identificare le comunità più vulnerabili e garantire loro un’attenzione particolare, trasmettere messaggi positivi e affrontare le esitazioni nei confronti dei vaccini.

Inoltre, i rappresentanti religiosi dovrebbero essere impegnati nella pianificazione a tutti i livelli della risposta alla pandemia di Covid-19 e, per questo, le nazioni del G20 dovrebbero includere le comunità religiose nei piani di aiuto, rafforzare i partenariati e collaborare per sanare le tensioni intorno alle restrizioni sulla salute pubblica e alle fratture nella coesione sociale legate alla crisi globale.

Le disuguaglianze all’interno e tra le nazioni sono aggravate dalle emergenze legate alla crisi del Covid-19, mentre la povertà estrema è aumentata e si è perso slancio nelle iniziative umanitarie e di sviluppo globali. Le iniziative del G20 per alleviare le pressioni finanziarie relative alla crisi di Covid-19 sui governi e sulle comunità devono continuare ed espandersi.

Al G20 delle religioni è giunto il messaggio di papa Francesco, che sottolinea l’intento di promuovere «l’accesso a diritti fondamentali, anzitutto alla libertà religiosa, e per coltivare fermenti di unità e di riconciliazione laddove guerra e odi hanno seminato morte e menzogne». Ancora, il pontefice ricorda che «negli ultimi 40 anni si sono registrati quasi 3 mila attentati e circa 5 mila uccisioni in vari luoghi di culto, in quegli spazi, cioè, che dovrebbero essere tutelati come oasi di sacralità e di fraternità».

D’altronde, Francesco sottolinea che di tratta di «un’ignoranza diffusa, che riduce l’esperienza credente a dimensioni rudimentali dell’umano e seduce anime vulnerabili ad aderire a slogan fondamentalisti». Per questo, «occorre soprattutto educare, promuovendo uno sviluppo equo, solidale e integrale che accresca le opportunità di scolarizzazione e di istruzione, perché laddove regnano incontrastate povertà e ignoranza attecchisce più facilmente la violenza fondamentalista».

Richiamando il tema del vertice G20 sotto la presidenza italiana Persone, Pianeta, Prosperità, papa Francesco propone una quarta “P”, quella di Pace, anche guardando alle urgenze del clima e delle migrazioni, contrastando le guerre e il commercio di armamenti, «perché la strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia».

Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, sostiene che «l’idea di riunire, in coincidenza con il G20, studiosi, rappresentanti delle diverse fedi ed esponenti della società civile in uno specifico momento dedicato alla dimensione spirituale, costituisce una scelta lungimirante, particolarmente in una congiuntura in cui si ripresentano tentazioni di utilizzare le espressioni religiose come elemento di scontro anziché di dialogo». Tale evento mostra «la consapevolezza di come il fattore religioso sia un elemento importante nella costruzione di una società internazionale più giusta, rispettosa della dignità di ogni donna e di ogni uomo» e si va sempre più radicando.

Secondo quanto suggerito da Paolo Naso, coordinatore della commissione studi dialogo e integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il G20 delle religioni mostra che il dialogo interreligioso dovrebbe oltrepassare i confini delle religioni, diventando «un prerequisito essenziale per costruire politiche di inclusione, di integrazione, di tutela dei diritti umani. In questo senso un nuovo impegno è chiesto anche alle comunità di fede, chiamate a uscire dai loro particolarismi per dare vita a progetti concreti di accoglienza e integrazione, come quello, ad esempio, dei corridoi umanitari». Eppure, egli riconosce che «in tante parti del mondo sono violati i diritti fondamentali e vengono perseguitati interi gruppi per ragioni di ordine politico, religioso o di genere» e, pertanto, «sarebbe davvero importante un impegno condiviso delle varie comunità di fede per affermare invece l’importanza di una piattaforma comune a difesa dei diritti di ogni uomo e ogni donna».

 

 

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