Fu così che si prese in mano il Vangelo
Si era nel 1944, in piena guerra, e già le prime focolarine, sullo sfondo della vanità di tutte le cose, che le distruzioni operate dalle bombe ampiamente testimoniavano, avevano sentito la chiamata dall’Alto a fare la grande scelta, a porre cioè Dio come ideale della propria vita. Anzi Dio Amore, che si era manifestato loro in mezzo agli orrori della guerra, mentre l’odio imperversava fra gli uomini e le nazioni.
Già, nel desiderio di essere coerenti al loro ideale, esse avevano formulato con forza il proposito di rispondere all’Amore con il loro amore adempiendo la sua volontà e in particolare quella che tanto stava a cuore a Gesù: il comandamento dell’amore reciproco che egli chiama «nuovo» e «mio», e porta come frutto l’unità.
Già Gesù abbandonato si era manifestato loro come chiave per l’attuazione perfetta di quel comando, ed esse cominciavano ad applicare nella loro vita quel mistero come via per mantenere l’unità voluta da Gesù. Si suppone dunque che in quel momento, anche se a loro insaputa, Gesù vivesse spiritualmente fra loro riunite nel primo focolare in questa maniera, e cioè nel suo nome.
È stato proprio a questo punto, a quanto ricordiamo, che si è preso in mano ogni giorno il Vangelo. […]
La guerra infuriava e occorreva portarsi nei rifugi molte volte al giorno. Nulla si poteva prendere con sé, e […] unico oggetto che non impacciava era il piccolo libro del Vangelo.
Nel rifugio noi lo aprivamo e leggevamo quelle parole tante volte sentite ripetere. Eppure per noi, in quei momenti, tutte straordinariamente nuove! Che una luce nuovissima illuminava. Scritte con divina scultorietà, ci sono apparse uniche. Le abbiamo scoperte parole eterne e quindi attuali per ogni tempo ed anche per il nostro.
Erano parole universali, che tutti potevano vivere. […] Si provò e nacque una rivoluzione: la rivoluzione evangelica.
Cambiarono tutti i rapporti con Dio e con i fratelli, e fiorì con la Parola e per la Parola una comunità cristiana: era il neonato Movimento dei focolari, sgorgato – così è stato detto autorevolmente – come polla d’acqua dal Vangelo (1).
Persone che prima nemmeno si conoscevano divennero fratelli, fino ad attuare tra loro la comunione dei beni materiali e spirituali.
Si capì che il Vangelo offriva la possibilità di un cristianesimo diverso: dinamico, positivo, che spingeva fortemente verso i fratelli, verso tutti gli uomini del mondo. […]
Pubblicato su Nuova Umanità XXX(2008/1) 175, pp. 15-26.
1) Si tratta di un’affermazione del canonico della Chiesa anglicana Bernard Pawley, che Chiara Lubich incontrò già nel 1961.