Friuli Venezia Giulia, vince il centrodestra
Se i friulani hanno spesso di che ironizzare – più o meno amaramente – su come la loro Regione si trovi ai margini nazionali sia dal punto di vista geografico che da quello dell’attenzione che viene riservata, questa volta pare non essere andata così: le elezioni regionali del 29 aprile sono infatti state sotto i riflettori come mai in passato, guadagnandosi anche la visita di tutti i principali leader politici durante la campagna elettorale, in quanto considerate determinanti per gli equilibri di quel governo ancora in via di formazione.
Il responso delle elezioni del 4 marzo ha infatti pesantemente condizionato la campagna elettorale da quella data in poi: da chi, come il candidato leghista del centrodestra Massimiliano Fedriga, ha fatto leva sulla posizione di forza del suo partito a livello nazionale e sulla vicinanza ai governatori di Veneto e Lombardia – sulla linea di quella macroregione del Nord più volte proposta; a chi, come il candidato del Patto per l’Autonomia Sergio Cecotti, ha invece colto l’occasione per invitare i friulani a prendere le distanze con il proprio voto da quello che a molti appare sempre più come un “teatrino romano” della politica – tanto che un gruppo vicino al suo partito, Manovali per l’autonomia, ha provocatoriamente invitato i candidati a strappare le proprie tessere di partito per manifestare la propria indipendenza da interessi “di bottega”.
Più lineare la campagna del candidato di centrosinistra, Sergio Bolzonello, che ha puntato piuttosto sulla continuità per portare a termine quanto avviato dalla precedente giunta Serracchiani – di cui è stato vicepresidente; e anche il candidato M5S, Alessandro Fraleoni Morgera, ha scelto di evitare toni particolarmente coloriti.
I risultati del voto hanno confermato le previsioni sul vincitore, ma riservato qualche sorpresa in quanto a percentuali. Massimiliano Fedriga ha infatti raggiunto il 57,1%, oltre le stime che lo davano poco sopra il 50; ma anche Sergio Bolzonello con il 26,8% ha superato i sondaggi di qualche punto – con una caduta comunque di 13 punti rispetto a quanto ottenuto da Debora Serracchiani cinque anni fa, trovandosi peraltro a scontare il fatto di essere visto come erede di una governatrice le cui misure “interventiste” hanno suscitato non pochi malumori. Notevolmente sotto le attese invece il risultato del M5S con l’11,7%, contro il 19 delle precedenti Regionali e il 25 delle ultime politiche: performance che molti hanno imputato allo spostamento del voto “di protesta” verso la Lega – cresciuta fino a diventare primo partito con il 34% – che verso gli autonomisti, che pur con un residuale 4,4% praticamente raddoppiano i consensi rispetto alla precedente tornata e ottengono 2 seggi in Consiglio regionale – contro i 4 del M5S.
A colpire è però soprattutto il dato dell’affluenza, al 49,7%: e se è vero che anche alle precedenti Regionali era stata poco sopra il 50, il fatto che sia scesa sotto la soglia fisiologica della metà degli aventi diritto ha comunque fatto gridare alla disaffezione alla politica da parte dei cittadini.
Ora il neopresidente Fedriga, accolto trionfalmente in Consiglio il giorno dopo il voto, dovrà mettersi al lavoro: in particolare, ha dichiarato, sulla riforma di sanità ed enti locali, già affrontate dalla precedente amministrazione, ma in una maniera che aveva suscitato critiche vivaci. Da non dimenticare infine, per quanto riguarda i rapporti di forza tra partiti all’interno della Regione, il ballottaggio per le Comunali a Udine tra il candidato leghista del centrodestra Pietro Fontanini e quello democratico del centrosinistra Vincenzo Martines: storica roccaforte del centrosinistra, il capoluogo friulano rischia di passare di mano – avendo Fontanini raggiunto il 41%, contro il 36 di Martines. Tenendo conto che Udine è rimasto l’unico capoluogo amministrato dal centrosinistra, dopo la conferma di Gorizia al centrodestra e il passaggio a quel fronte di Trieste e Pordenone nel 2016, il valore sia simbolico che pratico dai questa sfida non è indifferente. L’appuntamento elettorale è per il 13 maggio: e c’è già chi scherza sulla concomitanza con l’annuale adunata degli Alpini a Trento, dato l’alto tasso di penne nere in città, prevedendo una scarsa affluenza. Staremo a vedere…