Il Friuli Venezia Giulia rimedia alle “false vaccinazioni”
Toccare il tema vaccinazioni in Friuli Venezia Giulia significa, in questi mesi, toccare un tasto sensibile; e non solo per i dibattiti tra favorevoli e contrari all’obbligatorietà, che sono sostanzialmente analoghi a quelli che tengono banco nel resto d’Italia. Ancor prima del decreto Lorenzin, infatti, aveva suscitato clamore – ancor più che in Veneto, altra Regione toccata dallo stesso fatto di cronaca – l’indagine a carico dell’infermiera Emanuela Petrillo, che nel suo periodo di lavoro tra Treviso e Codroipo avrebbe – secondo l’accusa formulata dai magistrati – semplicemente “finto” di vaccinare i bambini a lei affidati – stimati in 5.400 nel periodo 2009-2015.
A sostegno dell’ipotesi accusatoria c’è il fatto che, stando alle analisi effettuati dall’azienda sanitaria (che ha richiamato i ragazzini coinvolti), l’80 per cento di questi soggetti risulta non immunizzato: e se l’indagine è ancora in corso, e la colpevolezza della donna non provata, le famiglie coinvolte hanno intanto risposto in massa (pur dopo un’iniziale diffidenza) all’invito a recarsi in ambulatorio per un nuovo vaccino – al 19 luglio risulta che lo abbia fatto il 90 per cento.
Intanto anche la Regione si è mobilitata, sia sotto il profilo economico che normativo. Nell’assestamento di bilancio recentemente approvato sono stati stanziati ulteriori 5 milioni di euro per l’acquisto dei vaccini e l’assunzione di personale in vista dell’accresciuta mole di lavoro; le vaccinazioni sono state rese obbligatorie (ancor prima dell’entrata in vigore del decreto) per l’iscrizione agli asili nido comunali e convenzionati; e la presidente Serracchiani, in sede di Conferenza delle Regioni, è stata una convinta sostenitrice dell’introduzione dell’obbligo a livello nazionale.
Il tutto però mentre, sul fronte opposto, la mobilitazione pare essere altrettanto convinta. Il 3 giugno sì è infatti tenuta a Udine una manifestazione organizzata dal Codacons e da alcune associazioni di genitori contrari al decreto, a cui si stima abbiano partecipato circa 1.500 persone. I promotori, pur assicurando di non essere contrari per principio alle vaccinazioni, rifiutano il concetto di obbligatorietà, e chiedono «maggiore informazioni e verità da parte delle autorità scientifiche».
Non è mancata nemmeno l’esposizione di dati sui bambini danneggiati dai vaccini – 500 nella sola Regione Fvg, secondo quanto affermato da Mauro Ottogalli, presidente regionale del Comilva, il Comitato del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni – e sui rischi che sarebbero legati ai sieri. Il 15 luglio è invece stata la volta di Pordenone – 2 mila i partecipanti, secondo gli organizzatori – con il corteo “Disobbedienti per amore” – anche qui promosso dal Comilva e altre associazioni. «Un grazie sentito alla nostra ministra Beatrice Lorenzin – hanno affermato gli organizzatori –, che dopo anni di battaglie per la consapevolezza sui rischi dei vaccini, con una mossa magistrale è riuscita a riunirci tutti. Siamo diventati una comunità bellissima fatta di mamma, papà e bambini che hanno spento la tv, sono passati dai social alle piazze. Hai risvegliato l’Italia, Bea, grazie ancora».
Anche qui insomma il dibattito è acceso su entrambi i fronti, complice la paura da un lato di chi pensava di essere vaccinato e non lo è, e dall’altro quella di chi ritiene invece che siano proprio i vaccini a costituire un pericolo per la salute.
Per approfondire:
“Vaccini sì, vaccini no” sulla rivista Città Nuova di agosto
Intervista al presidente della Fimp, Chiamenti: Un errore ridurre i vaccini obbligatori
«Vaccinazioni, bisogna educare le famiglie»
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