Fraternità vissuta e negata
Il linguaggio dell'arte è quello che unisce e consente di creare rapporti veri, nonostante difficoltà e sofferenze
Come approfondire la fraternità, questo tema centrale dell'esperienza comune e non soltanto oggetto di studio? Una possibile pista è quella di avvalersi del linguaggio universale della letteratura e della musica: è stata questa l'idea ispiratrice della serata culturale di venerdì 21, svoltasi presso l'Auditorium di Loppiano, col titolo "Mito e fraternità. Ospiti d'onore la poesia e la musica", serata promossa dall'Istituto universitario Sophia e dal gruppo editoriale Città Nuova.
Coordinati da Donato Falmi, della direzione editoriale, si sono susseguiti i contributi di Adonella Monaco (attrice), Marie-Thérèse Henderson (musicista e musicologa), Adriana Cosseddu (docente di diritto penale) e Antonio Maria Baggio (docente di economia politica a Sophia). L'alternarsi di brani letterari di Maria Zambrano, dell'abate Raynal, di Pablo Neruda e Dostoevskij, il racconto della creazione, in un lager della Slesia, del "Quartetto per la fine dei tempi" di Olivier Messiaen e l'esperienza della Cosseddu a contatto con l'umanità carceraria, ha dato vita ad una intensa riflessione sulle sfide della fraternità e sui vari aspetti di essa, non escluso quello tragico: la fraternità negata.