Fratellanza da vivere

Jorge Mario Bergoglio nel suo primo saluto da vescovo di Roma ha già indicato alcune di quelle che saranno le priorità del suo pontificato
Papa Francesco benedice dalla loggia vaticana

L’elezione di papa Francesco è un grande segno in continuità con ciò che ha lasciato alla Chiesa Benedetto XVI, rinunciando al ministero di vescovo di Roma. In continuità, perché con la scelta del nome di Francesco, per la prima volta nella storia della Chiesa, il nuovo pap, evidentemente, ha voluto mettere il suo ministero nella luce profetica della testimonianza evangelica di Francesco d’Assisi.

Il fatto che il papa si sia riferito alla fratellanza, fratellanza da vivere, è un segno forte di questa volontà di seguire lo spirito più autentico del Vangelo nel nostro tempo.

Mi pare anche molto significativo il fatto che egli abbia voluto rivolgersi innanzitutto alla Chiesa di Roma come suo vescovo e pastore, e da qui estendere il suo saluto a tutte le Chiese e a tutte le persone di buona volontà.

Anche il gesto di voler chiedere al popolo di Roma l’intercessione della sua preghiera per ricevere la benedizione da Dio, prima di impartire lui stesso la benedizione, ha un significato profondamente evangelico e ci richiama allo spirito del Vaticano II, che ha messo al centro della visione della Chiesa il “popolo di Dio”, la comunità dei credenti.

Sottolineerei inoltre lo stile se così posso dire laico, per nulla clericale, con cui si è rivolto alla gente raccolta in piazza San Pietro con un semplice “buonasera” e poi con un “buonanotte e buon riposo”. Anche il richiamo alla fiducia reciproca è importante, perché dice un metodo di servizio pastorale e un annuncio: papa Bergoglio sembra cioè voler affrontare le grandi sfide che attendono il vescovo di Roma, per una riforma della curia e per un rilancio dell’evangelizzazione, come egli stesso ha detto, a partire da Roma e poi in tutto il mondo.

Ha colpito altresì la sua promessa di volersi recare domani a pregare Maria per mettere il pontificato sotto il manto della madre del Bell’amore e della misericordia.

Papa Bergoglio è un gesuita, e quindi ha esperienza diretta di un grande carisma che ha illuminato la vita della chiesa nella modernità. E si è voluto chiamare Francesco, che è il carismatico per eccellenza. Sembra voler così unificare il ministero di Pietro con l’amore e la profezia che la Chiesa sperimenta nella sua storia attraverso i carismi.

Questo primo incontro con la sua Chiesa e la Chiesa universale è certamente un segno grande di speranza per i cattolici, ma anche per i cristiani e per tutta l’umanità. Come ci ha chiesto, ci uniamo anche noi nella preghiera per vivere nell’unità questo passo nuovo di speranza e di impegno che oggi ci è chiesto, perché il Vangelo possa essere lievito e sale nel nostro tempo.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons